«Leao si eserciti al tiro A Ibra cambiai la postura E con Van Basten...»
Allo scoccare del venticinquesimo minuto del primo e del secondo tempo di Milan- Napoli, le due facce della luna di Rafa Leao si sono mostrate senza bisogno di telescopio, e Fabio Capello le ha viste chiaramente: «L’assist per il gol di Theo e quel destro sul secondo palo che finisce fuori. Il Leao di oggi è questo: un fantastico rifinitore e un attaccante bloccato psicologicamente quando deve calciare in porta». In Serie A, gli assist di Rafa doppiano i gol (7 a 3) e quasi pareggiano i tiri nello specchio (10 in tutto il campionato). L’augurio di Pioli e di tutti i milanisti è che la musica cambi giovedì: l’Europa ha applaudito una rovesciata da cinema di Rafa contro il Psg in Champions...
► Capello, lei parla di blocco psicologico. La crisi di gol di Leao è solo una questione di testa?
«Direi di sì, anche perché sulle capacità c’è poco da discutere. A me sembra che, in questa stagione, Leao abbia perso sicurezza quando va al tiro, un classico per l’attaccante che non è in fiducia. Cerca poco la porta perché pensa troppo prima di tirare e... sbaglia, come in quella azione che avrebbe potuto dare il 2-0 al Milan col Napoli. Attenzione però: certi passaggi, come quello per Hernandez, li fai solo se hai grande visione di gioco e Leao ce l’ha. In questo momento sembra quasi divertirsi di più a cercare il suggerimento per i compagni, e per il Milan può andare bene così: resta un giocatore risolutivo anche se non segna».
► Lei è l’allenatore che ha trasformato Ibrahimovic in un cannoniere: “Faceva allenare con me i ragazzi delle giovanili: loro crossavano, io dovevo fare gol. Ogni giorno per 30 minuti. Io volevo solo andare a casa perché ero stanco, ma tiravo e tiravo”. Un metodo “alla Ibra” può funzionare con Leao?
«Premesso che non mi permetto di giudicare il lavoro di Pioli e del suo staff e che non so come si allena Leao, posso senz’altro dire che gli esercizi specifici servono sempre. Anche Zico, Baggio, Del Piero si fermavano a fine allenamento a provare tiri, punizioni, rigori. Per i giocatori di talento, correggere i difetti è più semplice: i miglioramenti sono quasi immediati e loro sono i primi ad accorgersene. A Ibra cambiai la postura quando calciava: aveva il 46 di piede e un modo di appoggiarlo che non era funzionale al modo in cui tirava».
► Di Ibra lei ha raccontato che all’inizio faticava anche sui colpi di testa. Altro punto debole di Leao.
«A Zlatan i mezzi fisici non mancavano, come a Leao: ha tutto per migliorare di testa. A proposito, ricordo un gran lavoro anche con Boban: sulle palle alte staccava male. Zvone era intelligente, iniziò a fermarsi per esercitarsi e imparò».
► Altri esempi?
«Una volta, mentre Van Basten si allenava sulle punizioni, mi avvicinai e gli dissi: “Marco, hai un problema con la rincorsa”. Ci lavorammo, correggemmo, e la domenica successiva segnò su punizione. E poi Seedorf a Madrid: in allenamento è cresciuto tantissimo nelle conclusioni. Come vede parliamo di campioni, di grande talento: se la base è questa, il lavoro dà i suoi frutti. Leao appartiene a questa categoria, è un calciatore di livello internazionale».
► Dalla A all’Europa: il cambio di contesto può sbloccarlo?
«Dovrà essere bravo Pioli a toccare le corde giuste preparandolo alla partita. In ogni caso io non mi preoccuperei troppo: se Leao continuerà a dare palloni come quello dell’altra sera...».
Van Basten Aveva un problema con la rincorsa sulle punizioni
Boban Di testa faticava nello stacco: migliorò lavorandoci