Il Pirata salite delle
CUORE PANTANI CI MANCA DA 20 ANNI LO SCALATORE PURO PIÙ FORTE DI SEMPRE
Domani saranno 20 anni! Vent’anni senza Marco Pantani, che è andato in fuga per sempre il giorno di San Valentino del 2004 in un anonimo residence di Rimini. Aveva soltanto 34 anni e non aveva ancora detto ufficialmente addio al suo, al nostro mondo a pedali. Sono passati 20 anni e Pantani manca terribilmente al ciclismo italiano che annaspa alla ricerca di un nuovo punto di riferimento, perché il suo passaggio ha lasciato un solco sui sentieri della leggenda.
Per chi non l’ha visto correre, ma anche oggi ne avverte la grandezza, sarà bene ricordare che stiamo parlando di un fuoriclasse in bicicletta e di un uomo unico. Non c’è stato nella storia dello sport italiano contemporaneo un campione così carismatico. Sarà bene ricordare che resta l’ultimo capace di vincere Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno. È successo nel 1998. In quel momento Marco era l’amico, il figlio, il nipote, il fidanzato di tutti... I ragazzini saltavano sulle biciclettine per imitarlo, mamme e papà, nonni e nonne non si perdevano una tappa di Giro e Tour e non è in caso che tutti i record di ascolti del ciclismo in tv sono legati agli anni di Pantani.
Record in Tv Marco ha vinto, numericamente poco, ma ogni suo successo era un’impresa, era l’unità di un romanzo popolare che ancora adesso abbiamo voglia di leggere e rileggere. Ha cominciato 30 anni fa al Giro d’Italia del 1994 conquistando le tappe di montagna di Merano e dell’Aprica (col Mortirolo). E ha finito nel 2000 al Tour de France battendo Armstrong sul Mont Ventoux e poi strapazzandolo in salita, come nessun altro è riuscito a fare in quegli anni, a Courchevel (quello è il giorno del record d’ascolto con 7 milioni di spettatori su Rai 3). Pantani, per il ricordo che ne abbiamo, era il ciclismo così come lo immagina un bambino. Era l’uomo che ad un certo punto della salita gettava via il cappellino e poi la bandana per alzarsi sui pedali e staccare tutti. Te lo aspettavi... Ti mettevi davanti alla tv e aspettavi quel momento. E lui lo faceva! Marco veniva dal mare, da Cesenatico, ma nessuno ha avuto un rapporto più ancestrale con la montagna. Fin da ragazzino poteva giocare in bici con il suo devastante talento. Da allievo si faceva sfilare in fondo al gruppo per provare il piacere di rimontare tutti, uno dopo l’altro, e vincere a braccia alzate sul traguardo posto in cima. E al Giro d’Italia del 1999 lo ha rifatto! Vi ricordate quando all’attacco della salita di Oropa gli saltò la catena e gli andò in fuga il gruppo? Pantani ne rimontò 49, uno dopo l’altro, per arrivare da solo con le braccia larghe, davanti al Santuario. Come quando era ragazzino.
La fatica Per Marco ogni volta era una sfida con se stesso e con la “morte” in senso figurato. Dopo il capolavoro della tappa col Galibier al Tour, quando guadagnò quasi 9’ minuti a Ullrich e gli sfilò la maglia gialla, disse la frase che in qualche modo lo descrive meglio. A Gianni Mura che gli chiedeva semplicemente perché andasse così forte in montagna, Marco rispose: «Per abbreviare la mia agonia…». Alfredo Martini, che correva con Coppi e Bar
Mi piaceva moltissimo Pantani per il suo modo di inventarsi azioni inaspettate. Rompeva gli schemi
Ricordo tutto di Oropa 1999, una tappa mitica, e mi dissi “Un giorno voglio farlo anch’io”
Alberto Contador L’ultimo a vincere Giro e Tour di fila ci ha lasciato il 14 febbraio del 2004 a Rimini