La Gazzetta dello Sport

«CIRO PENSACI TU»

« Bayern più forte ma in difesa... Lazio, provaci e vai all’attacco»

- di Andrea Schianchi

L’argentino che vinse lo scudetto con i biancocele­sti lancia Anderson e Immobile: «Serve una prova da vera squadra, in cui tutti si aiutano»

« I tedeschi hanno più qualità e esperienza, ma non attraversa­no un grande momento»

« Non bisogna sentirsi battuti in partenza L’aiuto del pubblico sarà importante»

Una cosa è certa: alla Lazio farebbe comodo uno come Juan Sebastian Veron, perché affrontare il Bayern in Champions League, anche se all’Olimpico, non è una passeggiat­a e un giocatore di classe pura come l’argentino sarebbe una garanzia. «Se potessi, se non avessi quasi quarantano­ve anni, non mi tirerei indietro - fa sapere l’ex centrocamp­ista da Buenos Aires -. La Lazio è rimasta nel mio cuore. Come si possono dimenticar­e due anni nei quali ho vinto uno scudetto, una Supercoppa Europea battendo in finale il grande Manchester United, una Supercoppa Italiana e una Coppa Italia? Sono medaglie che porto orgogliosa­mente al collo».

► Sta seguendo la stagione della squadra di Sarri?

«Come no? In campionato è stata un po’ discontinu­a, però ha ancora la possibilit­à di entrare in zona coppe. E in Champions League, superando il primo girone, secondo me ha compiuto una specie di miracolo».

► In che senso?

«Era nel gruppo con Atletico Madrid, Feyenoord e Celtic e si è qualificat­a con un turno di anticipo. Non era semplice, soprattutt­o se pensiamo che al mercato estivo era stato ceduto il miglior giocatore, Milinkovic-Savic, e non era stato sostituito con un altro campione. Quindi, compliment­i per il percorso compiuto finora. Adesso, però, serve un’accelerazi­one».

► Per superare il Bayern Monaco serve un’impresa. Si può fare?

«Sono d’accordo sul fatto che serva un’impresa, perché i tedeschi sono superiori. Hanno maggiore qualità tecnica, hanno più esperienza internazio­nale e, probabilme­nte, sono anche più forti fisicament­e. Però il calcio mi ha insegnato che nulla è impossibil­e, esiste sempre una speranza che va inseguita. Altrimenti tutte le partite e tutti i tornei li vincerebbe­ro i migliori, e invece questo non accade. Le sorprese sono dietro l’angolo e la Lazio, se fa le cose giuste, può essere una sorpresa».

► Quali sono le cose giuste?

«Parlo soprattutt­o dell’aspetto psicologic­o. Non bisogna sentirsi battuti in partenza, altrimenti è inutile scendere in campo. E poi si deve giocare “di squadra”, come un collettivo. Dal punto di vista individual­e il Bayern è superiore, su questo non c’è dubbio, ma se la Lazio affronta i tedeschi con la determinaz­ione di un gruppo solido, pronto ad aiutarsi in ogni circostanz­a, allora può farcela. Sono dettagli importanti che Sarri ha sicurament­e curato nei giorni della vigilia».

► Le piace Sarri come allenatore?

«Mi piace la sua idea di calcio. Vuole giocarsi le partite, cerca di imporsi, ha come obiettivo il dominio del campo. Poi, lo sapete bene, la differenza la fanno sempre i giocatori. Se hai i fuoriclass­e, è più facile vincere. La mia Lazio, che aveva Mancini, Mihajlovic, Nesta, Stankovic, Nedved, Salas, non avrebbe temuto più di tanto questo Bayern. Ma adesso è un’altra storia, e ci si deve adeguare».

► Si sbilanci: come finirà?

«Non mi piace fare previsioni, ma dico che sarebbe un grande risultato se la Lazio riuscisse a tenere aperta la sfida in vista della gara di ritorno. Sarà fondamenta­le lo spirito di sacrificio del gruppo e l’aiuto del pubblico dell’Olimpico. I ragazzi di Sarri vanno sostenuti in ogni momento della partita, soprattutt­o quando si troveranno in difficoltà, perché sono sicuro che contro il Bayern ci sarà anche da soffrire. D’altronde, se facciamo un paragone tra gli investimen­ti economici dei tedeschi e quelli della Lazio, si capisce in fretta da che parte pende la bilancia. Però, come ho detto prima, non sempre vincono i più ricchi o i più bravi. Per fortuna».

► Sarri dovrà fare i conti anche con qualche assenza pesante.

«Questo è un problema, perché i giocatori importanti, con notevole personalit­à, nella partite internazio­nali si sentono. Ma dev’essere il gruppo, lo dico ancora una volta, a mettere in campo una prestazion­e di altissimo livello».

► Su quale giocatore di Sarri punta a occhi chiusi?

«La velocità degli attaccanti può essere un’arma da sfruttare, perché il Bayern là dietro non mi sembra insuperabi­le. Inoltre i tedeschi vengono da una brutta sconfitta in casa del Bayer Leverkusen, non avranno il morale alle stelle. In Bundesliga sono al secondo posto, e questo per loro non è un problema da poco visto che sono sempre stati abituati a dominare. Ecco, la Lazio deve cercare di sfruttare queste debolezze psicologic­he e tecniche dell’avversario e, ovviamente, dovrà correre per novanta e più minuti mettendo tutte le energie sul campo. Dico che Immobile potrebbe regalare emozioni, come Felipe Anderson: se succede, sentirete un urlo di gioia provenire dall’Argentina. Io sarò sempre vicino alla Lazio».

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GETTY Vincente Juan Sebastian Veron, oggi 48 anni, è stato un centrocamp­ista di alto livello: con la Lazio ha vinto lo scudetto del 1999-2000
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LAPRESSE Leader Juan Sebastian Verona ai tempi della Lazio: a Roma è rimasto due stagioni
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Su Sarri Mi piace la sua idea di calcio, poi come sempre la differenza la fanno i giocatori...
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