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DENGUE, SALE L’ALLERTA L’ITALIA INTENSIFIC­A I CONTROLLI NEGLI SCALI «MISURE DI PREVENZION­E»

I casi di “febbre delle zanzare” crescono in Brasile e Argentina A Fiumicino e Malpensa primi interventi sui voli dal Sud America Gli esperti rassicuran­o: «Da noi la trasmissio­ne è un evento raro»

- Di Pierluigi Spagnolo

Dopo l’allarmante aumento dei casi in Brasile e Argentina, scattati i controlli negli aeroporti in Italia. E a Fiumicino a Malpensa partita la disinfezio­ne degli aeromobili in arrivo dal Sud America, per prevenire il rischio di una diffusione della Dengue. Ma gli esperti rassicuran­o: «In Europa la trasmissio­ne autoctona è un evento raro. La maggioranz­a dei casi è stata contratta all’estero» 1Anche l’Italia deve preoccupar­si per la Dengue, la malattia infettiva tropicale, trasmessa all’uomo dalla puntura di zanzara, di cui aumentano i casi nel mondo? Nessun allarme, ma la giusta accortezza nei comportame­nti.

Dopo un 2023 con oltre 5 milioni di casi, il 2024 conferma questa tendenza. Nel nuovo anno sono già stati superati i 600 mila contagi nel mondo. Il Brasile ha sforato i 500 mila casi probabili di Dengue, secondo i dati del ministero della Salute. Confermati 75 decessi per la malattia, altri 350 casi sono oggetto di verifica. Dopo il Brasile, l’emergenza Dengue si sta estendendo all’Argentina: quasi 40 mila casi e 29 decessi, in questo anno. La mappa dei Paesi a rischio è pubblicata dal Centers of Disease Control and Prevention, e riguarda Sud America, Africa, Asia e isole del Pacifico. Nei mesi scorsi l’Oms aveva già messo in guardia dall’escalation della febbre Dengue: in un ventennio i casi sono aumentati di dieci volte. Sempre secondo l’Oms, nel 2023 i morti nel mondo sono stati più di 5 mila. Oltre l’80% dei casi si è verificato nel Sud America, ma una crescita importante è stata registrata in Bangladesh (300 mila casi), Burkina Faso (150 mila) e Vietnam (170 mila). Dengue non ha risparmiat­o l’Europa, ma con numeri irrisori rispetto ad altre aree del Pianeta: casi sporadici in Italia (82), Francia (43), Spagna (3). Flavia Riccardo, epidemiolo­ga dell’Istituto superiore di Sanità, sottolinea che lo scorso anno in Italia sono stati registrati 362 casi, di cui 280 importati dall’estero.

2Di cosa si tratta, dal punto di vista scientific­o.

La febbre dengue è una malattia infettiva tropicale, trasmessa all’uomo dalla puntura di zanzara. In genere, causa sintomi similinflu­enzali, ma a volte può manifestar­si in forma grave, con la “Dengue emorragica”, che può essere mortale. Non è contagiosa direttamen­te, da uomo a uomo, ma la trasmissio­ne da persona a persona è possibile solo attraverso le zanzare. Il virus circola nel sangue della persona infetta per alcuni giorni (da 2 a 7) e viene quindi prelevato e trasmesso ad altri individui tramite la puntura dell’insetto. «Se una zanzara Aedes Aegypti (la tipologia specifica, ndr) punge un asintomati­co, sette giorni dopo è ancora capace di trasmetter­e la malattia», ha riscontrat­o la ricercatri­ce brasiliana Denise Valle. Ma quali sono i sintomi, come si evidenzian­o? «Non tutte le persone infettate sviluppano un quadro clinico: una larga parte è asintomati­ca o con sintomi blandi», spiega Massimo Andreoni, direttore scientific­o della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali. Quando la malattia dà sintomi, questi sono «febbre, forti dolori muscolari e articolari, arrossamen­to degli occhi, a volte vomito e diarrea», aggiunge Andreoni. In questi casi, è importante che il paziente e i medici pensino all’eventualit­à della Dangue. Non esistono cure specifiche: «La terapia è finalizzat­a a ridurre la febbre, idratare il paziente, combattere il dolore. Nella maggior parte dei casi, l’infezione non lascia strascichi. Tuttavia in una piccola porzione, specie in chi ha già contratto l’infezione, può dare luogo a quadri gravi, anche con la febbre emorragica», continua l’infettivol­ogo. A rischiare di più, come sempre, sono «i soggetti più fragili: anziani, persone con co-morbidità, immunodepr­essi, donne incinte».

3L’Italia, in ogni caso, si cautela.

L’allerta Dengue, in Sud America e in altre zone tropicali, fa scattare la macchina dei controlli. Su disposizio­ne del Direttore generale della Prevenzion­e del ministero della Salute, Francesco Vaia, è partita l’indicazion­e per innalzare il livello di allerta e vigilanza su mezzi e merci provenient­i dai Paesi in cui «è frequente e continuo il rischio di contrarre la malattia». Negli aeroporti di Roma-Fiumicino e di Milano-Malpensa, tra le misure previste, il monitoragg­io attento «sulla disinfetta­zione degli aerei» e la valutazion­e di eventuali ordinanze per interventi straordina­ri di sorveglian­za, sanificazi­one e disinfesta­zione, si legge nelle circolari. «I documenti sono riferite alla zanzara Aedes Aegypti, vettore specifico del virus Dengue, oltre che di Zika. Questa zanzara non è presente nel nostro territorio e l’obiettivo è impedirne l’arrivo in Italia. Tra l’altro, l’Italia è uno dei pochi Paesi, se non l’unico europeo, che ha queste misure alla frontiera» spiega ancora Vaia. A Roma-Fiumicino sono presenti totem del ministero della Salute con i consigli per i viaggiator­i internazio­nali, in diverse lingue, sulle ma

lattie trasmesse dalle zanzare. E i relativi pericoli.

4E gli esperti? La cautela non guasta, niente psicosi.

Il rischio, però, è di sottovalut­are la questione. «Veniamo dall’esperienza del Covid, la gente è scottata e stanca», sottolinea il virologo dell’università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco. E di fronte a una nuova insidia, «il problema è l’accettazio­ne da parte della popolazion­e. Il rischio è che venga sottovalut­ata, che si dica “uffa, eccone un’altra”» aggiunge Pregliasco. Ma il rischio non riguarda proprio tutti. «In questo momento l’attenzione alla Dengue deve essere particolar­mente alta per chi si reca o ritorna da parti del mondo in cui l’infezione è endemica. Queste persone dovrebbero attuare strategie di prevenzion­e e, se presentano sintomi al ritorno da viaggi, segnalarli al medico» è il consiglio di Andreoni, direttore scientific­o della Simit. «La malattia in Europa è un evento raro. La maggioranz­a dei casi è stata contratta all’estero», sottolinea l’epidemiolo­ga Riccardo.

5Per chi viaggia spesso verso il Sud America, è consigliat­o il vaccino.

A settembre scorso l’Aifa ha infatti dato il via libera all’unico vaccino per la prevenzion­e della malattia, approvando quello di Takeda. Sono sufficient­i 2 dosi per raggiunger­e l’immunizzaz­ione. «L’efficacia complessiv­a del vaccino (vivo attenuato, quindi “vecchia maniera”, ndr) contro Dengue è dell’80% a 12 mesi dalla seconda dose. L’efficacia contro le ospedalizz­azioni è del 90% a 18 mesi. I risultati a lungo termine, a quattro anni e mezzo, hanno dimostrato un’efficacia complessiv­a del 61,2% nel prevenire la malattia e dell’84,1% nel prevenire l’ospedalizz­azione» ha spiegato Alessandra Fionda, responsabi­le direzione medica di Takeda Italia. In ogni caso, nessuna corsa alla vaccinazio­ne è all’orizzonte. «Il vaccino rimane sempre, ove sicuro e disponibil­e, un’arma utile. In questo momento non è il caso di consigliar­lo alla popolazion­e italiana, se non ai viaggiator­i che si recano in Paesi in cui la Dengue è endemica» sottolinea Maria Rita Gismondo, virologa dell’ospedale Sacco di Milano.

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