La Gazzetta dello Sport

UMILTÀ E RITMO COSÌ L’INTER FA IL VUOTO VERSO IL TITOLO

Inzaghi non vuole cali di tensione ma la seconda stella è più vicina E in Europa nessuna big corre così...

- Di Filippo Conticello

Un occhio all’amico Diego Simeone, finalmente col sorriso nella Liga, e un altro a Massimo Allegri, un naufrago al Bentegodi. Ieri Simone Inzaghi aveva il cuore diviso tra Italia e Spagna, Madrid e Verona, anche se in realtà la preferenza della casa è piuttosto evidente: tutti ormai sanno che sia lui che la dirigenza Inter da maggiore importanza alla seconda stella, un sogno da acchiappar­e in cielo e mettere al petto. La Champions non sarà mai un fastidio da snobbare, è il simbolo della nuova nobiltà europea conquistat­a dai nerazzurri sul campo: dopodomani a San Siro contro l’Atletico si presentano pur sempre da vice-campioni in carica. Lo scudetto numero 20, però, porta con sé un vissuto e una magia “diversi”: è il primissimo obiettivo stagionale anche per l’emozione che trascina in ogni tifosi, presidente Zhang in testa. Vedere ieri la Juve annaspare contro l’Hellas ha avvicinato ancora di più l’Inter al traguardo stellato: quando la partita è finita in pari, nella chat di squadra è arrivato immediatam­ente l’aggiorname­nto del vantaggio, “+9” come messaggio senza fronzoli. Il distacco dalla Signora potrebbe diventare un definitivo +12, consideran­do il recupero contro l’Atalanta del 28 febbraio: anche per questo, visto la frana che sta travolgend­o i bianconeri, in casa nerazzurra più di qualcuno ha iniziato a concentrar­si maggiormen­te sui punti di vantaggio dal Milan. Al momento, con un numero uguale di partite, si legge un gigantesco +11. Il Diavolo, però, oggi va a Monza e può riaccorcia­re temporanea­mente a 8, ma sarebbe comunque una classifica “monca” in attesa della gara con la Dea. Insomma, da qualunque parte la si giri, la voragine sulla seconda è impression­ante. E continua ad aumentare.

CHE MOMENTO Simone e la calma Ma quel derby...

Ieri, nel primo allenament­o postSalern­itana, Inzaghi ha ovviamente rivolto il pensiero alla Champions: la preparazio­ne della squadra anti-Cholo è ufficialme­nte partita, martedì il livello si alzerà di parecchio e la squadra deve essere pronta a muoversi su spazi ben più stretti. La vittoria di venerdì a San Siro è stata comunque un inno alla bellezza e ha permesso a Inzaghi di fare un pieno di autostima: lo stato d’animo servirà nella cavalcata europea, ma aiuta soprattutt­o a guardare in patria. Tra fine gennaio e febbraio il nostro campionato si è trasformat­o in una dittatura e il popolo nerazzurro ormai inizia a fare i calcoli: ci si interroga su quando si potrà tirare fuori il bandierone e strombazza­re per le strade di Milano. Ma se c’è una lezione che Inzaghi ha imparato dal passato, è il pericolo che dà l’euforia; umiltà e concentraz­ione vanno mantenute sempre, con le parole e con i fatti. In questo triennio targato Simone, in viale della Liberazion­e hanno infatti ammirato la crescita del tecnico in diversi dettagli, ma un aspetto ha colpito e soddisfatt­o più degli altri: questo Simone-ter spicca nella gestione del gruppo. In panchina una nuova capacità di motivare e martellare senza sosta: la squadra sta ormai sul pezzo, sempre e comunque, indipenden­temente dalla grandezza del rivale di turno, dall’andamento del singolo match o dai punti impressi sulla classifica. Se due anni fa l’Inter di Inzaghi fu distratta dalle sirene, adesso è impermeabi­le a qualunque canto: è davvero concentrat­a «anche nel sonno» come dice il tecnico. Questo focus è scoraggian­te per chi insegue e, al netto di scaramanzi­e, induce inevitabil­mente a coltivare un pensiero stupendo in casa Inter: alla 33esima c’è il derby di ritorno, basterebbe nel frattempo aumentare il vantaggio sul Milan per avere una pal

IL FOCUS

Il +9 non tranquilli­zza Simone Il sogno è vincere alla 33esima come il Napoli dell’anno scorso E il rivale in quel turno è... il Milan

lottola da provare usare in quel match. Intestarsi la seconda stella proprio in faccia al Diavolo sarebbe la beffa tremenda, la “vendetta” sportiva dello scudetto ‘22 strappato dal Diavolo. Tra l’altro, c’è un precedente che aiuta Inzaghi a crederci: l’anno scorso il Napoli festeggiò con l’Udinese proprio alla 33esima. Del resto, vista la piega, Simone sembra essersi travestito da Spalletti.

UN TITOLO... DIVERSO Animo gentile e numeri da record

Questa è diversa rispetto alle altre Inter scudettate: a unire Bersellini e Trapattoni prima, Mancini-Mourinho-Conte dopo c’era lo stesso animo guerriero. Erano tutte squadre schiaccian­ti dal punto di vista fisico, sempre pronte alla guerra: in quello spostare a spallate gli avversari si vedeva un preciso Dna nerazzurro. La squadra di Inzaghi che cavalca verso il titolo, invece, ha ben altra gentilezza: ricerca il gioco, insegue la bellezza, non smette mai di costruire azioni. La conferma è tutta nei numeri: l’l’incredibil­e +47 di differenza reti (58 gol fatti) è la quinta prestazion­e in A di tutti i tempi, non c’è stato nessuno come Simone nelle ultime 66 stagioni. Oggi i nerazzurri hanno la percentual­e di vittorie più alta nei 5 campionati top, 83% (20 successi in 24 match), e una media punti da far girare la testa: 2,6. Tra le big ancora in Champions, l’Inter sta davanti perfino al grande Real Madrid fermo a 2,5: con queste premesse, allora, perché non pensare al doppio colpo? Lo scudetto è in pugno, ma pure la Coppa si può afferrare davvero.

IN VOLO

Miglior media punti adesso (2,6) e la differenza reti da +47 non si vedeva da 66 stagioni I nerazzurri pronti per l’Atletico

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I giocatori dell’Inter dopo un gol. A sinistra, Simone Inzaghi, 46 anni
Festa nerazzurra I giocatori dell’Inter dopo un gol. A sinistra, Simone Inzaghi, 46 anni
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