Regia e maratone per Guendouzi e Ferguson
Ci sono quelli che decidono le gare con i gol, c’è poi chi le illumina con i colpi di magia. Ma tutto questo non sarebbe possibile senza la corsa, il sacrificio, la «onnipresenza» di certi giocatori. Come Matteo Guendouzi e Lewis Ferguson. Polmoni e generosità al servizio di Lazio e Bologna.
In copertina L’Uefa lo ha nominato migliore in campo alla fine di Lazio-Bayern. Guendouzi, in effetti, mercoledì è stato semplicemente perfetto per come ha coperto il campo in lungo e in largo, aiutando sempre i compagni in difficoltà e rilanciando l’azione senza esitazioni. Ma non è certo una novità per lui. È dall’inizio della stagione che sta giocando così. Gli è toccato l’ingrato compito di sostituire un totem come Milinkovic. Lo sta facendo con le sue caratteristiche, che sono diverse da quelle del serbo. Ma lo sta facendo bene, al punto che è già diventato un idolo assoluto dei tifosi. Oltre che un punto fermo di Sarri, per cui incarna il prototipo del giocatore ideale.
Instancabile Prima o poi un «riposino» se lo farà: ogni gara é buona considerando che Motta non lo ha mai fatto accomodare fuori dagli undici di partenza. Sempre titolare. Perché Ferguson è ovunque e dappertutto, è centro di gravità e catapulta, «è quello che dovrei tenere nascosto» dice spesso il suo allenatore ben sapendo che gli occhi di mezza Europa verranno a bussare a Bologna per averlo. Anche la Lazio, forse. La sua crescita è il paradigma ideale di giocatore che ha moltiplicato il valore: acquistato a 3,5 milioni, oggi ne vale dai 25 in su. L’estate scorsa ha mostrato attaccamento al club: rinnovo del contratto fino al 2027 e affezione (e giococentrifuga) nel nome dello zio Barry (leggenda dei Rangers) e del papà Derek. Ferguson è lo scozzese volante, fa tre ruoli diversi in ogni gara (lo vedi trequartista, interno basso e sull’esterno) e finora ha realizzato 5 gol e servito 3 assist. Come si dice: una furia.