Atalanta d’alto bordo
CENERENTOLA A CHI? SPESI 600 MILIONI DAL 2017 TRA ROSA E INFRASTRUTTURE
L’Atalanta tornata in zona Champions - quella Champions già frequentata per tre edizioni consecutive nell’era Percassi - è figlia di un progetto portato a un livello superiore. Ricordate la favola della fabbrica di talenti scovati dai manager e sgrezzati da Gasperini? Quella lettura appare oggi non sufficiente a spiegare il fenomeno. Se l’Atalanta si conferma ad alti livelli non è solo perché sa far crescere e valorizzare il capitale umano, ma anche perché è ormai in grado di mettere in circolo un capitale economico che non è più da provinciale. De Ketelaere è l’ultimo esempio: esploso a Bergamo, il belga verrà riscattato a fine stagione per 22 milioni.
La storia Il modello messo a punto dalla famiglia Percassi si è via via evoluto. Antonio rilevò il club da Ruggeri nel 2010: 12,5 milioni per il 70%, con successive ricapitalizzazioni per altri 12,5 milioni e un esborso complessivo di 25. Dopo i primi anni, l’Atalanta ha raggiunto l’autosufficienza inanellando bilanci in utile ininterrottamente dal 2016. Il resoconto dell’attività del calciomercato rende l’idea di una crescita aziendale avvenuta per step. Con una postilla. Abbiamo deciso di prendere come riferimenti, da un lato, i corrispettivi per i “cartellini” acquistati e, dall’altro, i proventi del player trading, sebbene l’accostamento - dal punto di vista bilancistico - sia improprio perché i primi fanno parte dello stato patrimoniale e i secondi del conto economico. Avremmo dovuto prendere in considerazione i corrispettivi delle cessioni ma abbiamo scelto i proventi del calciomercato che rendono meglio il senso delle operazioni bergamasche, visto che includono, oltre alle plusvalenze delle cessioni a titolo definitivo, anche i ricavi da prestiti, bonus, premi di valorizzazione, tutti elementi accessori a cui l’Atalanta fa costante ricorso nelle trattative di mercato. Detto questo, la svolta si rintraccia nel 2017. Fino ad allora le singole acquisizioni non avevano mai superato quota 10 milioni.
La svolta Nell’estate 2017 l’Atalanta acquista De Roon per 15,1 milioni. Non a caso, in quell’esercizio vengono registrati proventi da trading per 64,5 milioni. Si comincia a monetizzare la nidiata di promesse, da Caldara a Conti, da Bastoni a Gagliardini. Nel 2019, nell’esercizio in cui si finalizza la cessione di Kessie, viene acquistato Muriel per 20,1 milioni: 39,5 milioni di investimenti complessivi. L’anno dopo, quello della ricca plusvalenza di Kulusevski (34,3), i bergamaschi piazzano quattro colpi sopra i 10 milioni (Miranchuk 15, Pasalic 14, Zapata 12, Maehle 11,4) per acquisizioni totali di 78,7. Siamo al 2021: 71,8 milioni di investimenti, tra cui 20,6 per Musso, 16,2 per Romero e 14,5 per Koopmeiners, mentre escono Diallo e Barrow. Nel solo primo semestre del 2022 (passaggio dall’anno solare a quello sportivo) gli investimenti ammontano a 45,6 milioni con Boga a 23,7 e Demiral a 21,1 (l’uscita di Gosens dà una plusvalenza di 24,1). Nel 2022-23 l’Atalanta acquista Ederson a 22,9 milioni e Hojlund a 16,9 per un totale di 65,4 milioni; i proventi del trading toccano gli 83,5 milioni, con la cessione di Romero che genera una plusvalenza di 33. E arriviamo a quest’anno. In
Il presidente Antonio Percassi, 70 anni, Gian Piero Gasperini, 66 e l’a.d. Luca Percassi, 43 estate investimenti da 74,1 milioni, di cui 30,3 per Touré e 25 per Scamacca, grazie a proventi da player trading per 70 (la cessione di Hojlund da 73,9 genera una plusvalenza di 52,2). Siamo arrivati a colpi da 30 milioni.
Continuità In questo arco di tempo, dalla svolta del 2017, l’Atalanta ha mobilitato 478 milioni in acquisizioni di calciatori. Non ha solo venduto ma ha anche speso, e parecchio, in una logica di reinvestimento costante. Sempre dentro i confini dell’autarchia, anche con l’avvento della cordata Usa guidata da Pagliuca che ha rilevato il 55% della controllante La Dea in un’operazione che ha dato all’Atalanta una valutazione complessiva di 450 milioni. Antonio e Luca Percassi sono stati confermati presidente e a.d. Ed è stata confermata la linea d’azione: il club deve camminare sulle sue gambe. L’asticella si è man mano alzata grazie alle risorse autoprodotte. I proventi del player trading, ma anche i premi della Champions e i ricavi strutturali incrementali: in 5 anni l’area commerciale è quasi triplicata, fino a 27 milioni, mentre lo stadio è salito a quota 12 (da 5), in attesa di entrare pienamente a regime. Il Gewiss Stadium è il fiore all’occhiello delle infrastrutture di cui si è dotata l’Atalanta: investiti, con il supporto degli istituti di credito, 100 milioni per lo stadio e 20 per il centro sportivo. Da questa stagione, inoltre, i nerazzurri hanno iscritto la seconda squadra in Lega Pro: un onere attorno ai 5 milioni. In tutto, tra parco calciatori, infrastrutture e squadra B, l’Atalanta ha movimentato investimenti per circa 600 milioni, a partire dall’upgrade del 2017. Impegni finanziari resi possibili dai sette bilanci consecutivi (più una semestrale) in utile, da un patrimonio netto di 185 milioni e da debiti bancari (25 milioni) legati solo ai beni immobiliari. Un modello unico nel suo genere, in Italia.
Gli incassi delle ricche cessioni sono stati reinvestiti: ora il club fa colpi da 30 milioni