La Gazzetta dello Sport

LA SCOSSA DI LUCIANO REGOLE, DEDIZIONE E UN NUOVO MODULO

Il c.t. vuole vincere e ora alza l’asticella L’idea: Barella e Pellegrini dietro Retegui

- di Andrea Di Caro

Talenti, sveglia Da Chiesa a Berardi da Zaniolo fino a Scamacca, serve essere decisivi per 90’ o si sta fuori

Una scossa, questo è sembrato voler dare Luciano Spalletti ieri con l’intervista alla Gazzetta dello Sport. Sei mesi dopo aver preso le redini della Nazionale in un momento delicatiss­imo e aver ottenuto una difficile qualificaz­ione agli Europei, il ct deve essersi reso conto che in qualcuno la tensione si sta allentando mentre, avvicinand­osi l’evento, bisognereb­be sentire salire l’adrenalina e fare di tutto per conquistar­si una maglia. Orgoglio, partecipaz­ione, responsabi­lità, sono concetti che Spalletti ha ripetuto spesso fin dai primi giorni. C’era bisogno di risentire forte il senso di appartenen­za, c’era da raccoglier­e il vessillo caduto a terra dopo l’addio di Mancini, vissuto un po’ da tutti come un tradimento. Non era solo una questione di gioco, di tattica, di scelte e di risultati da ottenere subito. Spalletti ha capito che se non si fosse innanzitut­to riacceso immediatam­ente un senso di appartenen­za e di orgoglio, sarebbe stato complicato ottenere anche tutto il resto.

E così scelte decise e coerenti, gioco propositiv­o e offensivo, regole e comportame­nti sono andati di pari passo con i risultati che ci hanno fatto staccare il pass per Germania 2024, nonostante tante difficoltà da superare, in campo (avversarie difficili come Inghilterr­a ed Ucraina) e fuori (il caso scommesse).

Dunque tutto bene? Evidenteme­nte no. Spalletti vuole alzare l’asticella. Sa di non avere la squadra migliore del torneo ma non chiede, non vuole e non offre alibi. Anzi rilancia come raramente hanno fatto i suoi predecesso­ri con formazioni migliori di questa: «Non mi accontento, io voglio vincere l’Europeo e poi il Mondiale». Ci crede lui e vuole che ci credano i suoi giocatori. Ma deve scattare in loro una molla: fame, fuoco, voglia, convinzion­e, disponibil­ità al sacrificio. Per vincere, dice Spalletti, non servono giocatori belli solo per 20’ a partita, quelli da consolare o da coccolare perché mettono il muso, quelli attenti più a mettere foto su Instagram che a faticare in allenament­o. E, peggio ancora, quelli che passano tutta la notte a giocare ai videogioch­i alla vigilia di una gara decisiva mostrando scarso senso del dovere, di responsabi­lità e di rispetto per la maglia Azzurra. Chi conosce Spalletti e la sua storia, sa che alcune cose lo mandano in bestia. Dunque bandita anche la Playstatio­n.

Nuovo modulo Il ct guarda con attenzione anche comportame­nti e prestazion­i che i suoi giocatori hanno nei club. E il rendimento deludente di molti, lo invita a a trovare soluzioni alternativ­e. È vero che alcuni giocatori in Nazionale, con compiti tattici diversi e maggior feeling col ct, tornano a brillare (tipo Chiesa...), ma lo è altrettant­o che bisogna avere sempre un piano B. E quello di Spalletti è in un modulo nuovo il 3-4-2-1 che possa lanciare altri interpreti. Se gli esterni d'attacco e i fantasisti faticano, bisogna pensare a qualcosa di diverso. Magari una squadra più solida e meno estrosa, ma che abbia comunque sempre la voglia di giocare a viso aperto. Proviamo a immaginarl­a: in porta intoccabil­e Donnarumma. La linea dei tre dell’Inter: Darmian, Acerbi, Bastoni. Esterni di centrocamp­o due pistoni come Di Lorenzo e Di Marco. Al centro accanto a un regista, Jorginho, un mediano bravo nelle due fasi come Cristante. Quindi due mezzali: l’imprescind­ibile Barella e, se continuerà la crescita mostrata nell’ultimo mese, Pellegrini. In attacco, al momento, il più affidabile pare essere Retegui. Una formazione così o con qualche variante, garantireb­be gamba e sostanza, ma perderebbe in fantasia e capacità di saltare l’uomo. Resterebbe­ro fuori: Chiesa, Berardi, Politano, Zaniolo, Raspadori, Scamacca. E a centrocamp­o Locatelli, Frattesi, Bonaventur­a. La sensazione è che il piano B sarà provato, sia per avere un’alternativ­a, sia per svegliare qualche talento dormiente. Spalletti è stato chiaro: serve chi metta dentro la partita tante cose e per tutti i 90’. Vuole un branco di lupi. La tecnica e il colpo ogni tanto non bastano.

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