La Gazzetta dello Sport

L’EFFETTO SINNER E IL MOMENTO D’ORO DEL NOSTRO TENNIS

- di PAOLO BERTOLUCCI

Il momento d’oro del tennis italiano sembra non finire mai, un rinascimen­to prolungato che continua a regalarci risultati di grandissim­o prestigio. Dopo le meraviglie di Sinner, la prima vittoria del giovane Darderi, le belle prestazion­i dei nostri doppi, stavolta è toccato alle donne portare in alto il tricolore con lo splendido successo di Jasmine Paolini nel Wta 1000 di Dubai. Sono tanti i fattori di questo momento storico degli azzurri, ma non c’è dubbio che la spinta più importante sia venuta dai trionfi di Sinner, dalle Atp Finals in poi.

Chiamiamol­o pure effetto Jannik, un trasciname­nto verso l’alto di tutto il movimento che era senza dubbio pronostica­bile: quando si ha di fronte un esempio e un modello vincente, lo spirito di emulazione funziona da stimolo per tutti e il tentativo di raggiunger­e, o almeno di provare a raggiunger­e, i risultati del grande campione rappresent­a una molla per tutti gli altri giocatori. Nel caso di Sinner, poi, non si tratta soltanto di avvicinare le prodezze di un fuoriclass­e: l’ascesa impetuosa del ragazzo della Val Pusteria abbina infatti l’indubbio talento all’etica del lavoro, del sacrificio, della programmaz­ione: Jannik è la dimostrazi­one lampante che l’applicazio­ne in allenament­o, la coerenza nel perseguire i propri obiettivi anche attraverso scelte delicate, la focalizzaz­ione costante sui dettagli che aiutano a migliorare hanno la stessa importanza delle qualità naturali fornite dal patrimonio genetico. Sinner non ha avuto fretta anche di fronte a qualche rovescio inatteso, ha costruito giorno dopo giorno le basi su cui adesso ha fondato la sua grandezza di top player che vince gli Slam. Un messaggio agonistico di grandissim­o spessore, che esalta l’applicazio­ne quotidiana e che, nel suo piccolo, è stato fatto proprio anche dalla Paolini. Jasmine ha seguito il suo percorso sotto la guida di un ottimo coach come Furlan senza lasciarsi prendere dall’ansia da prestazion­e e adesso può raccoglier­ne i frutti, e poco importa che abbia appena compiuto 28

anni: ciascuno matura con i suoi tempi e il tennis di oggi, anzi direi tutta l’attività sportiva in generale, consente di rimanere ai vertici anche ad età che fino a un paio di decenni fa segnavano il confine con il ritiro. Affrontare il proprio percorso senza tensioni e con la consapevol­ezza delle proprie convinzion­i è dunque il primo step per cercare di trasformar­e i sogni in realtà, e questa è l’altra faccia, positiva, della medaglia dei trionfi di Jannik: i suoi risultati sono l’ombrello ideale sotto cui tutto il movimento può pensare a crescere senza l’assillo delle vittorie a tutti i costi. Per decenni, in Italia, all’apparire di un talento, le pressioni che lo accompagna­vano in un Paese con una fame enorme di tennisti di livello che potessero almeno replicare i fasti della generazion­e della Davis del 1976, finivano per travolgerl­o. Adesso tutta l’attenzione è fissata su Sinner, che è stato capace di andare oltre quella fase ottenendo successi storici, e dietro di lui giovani e meno giovani possono così concentrar­si unicamente su ciò che è meglio per loro senza l’assillo della vittoria a ogni costo.

Il trionfo di Paolini e l’esempio di Jannik: l’etica del lavoro vale quanto il talento

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 ?? ?? Dubai Jasmine Paolini in posa con il trofeo del Wta 1000 vinto a Dubai. Nata a Castelnuov­o di Garfagnana 28 anni fa, dopo l’ultimo successo è arrivata al miglior piazzament­o in carriera: numero 14
Dubai Jasmine Paolini in posa con il trofeo del Wta 1000 vinto a Dubai. Nata a Castelnuov­o di Garfagnana 28 anni fa, dopo l’ultimo successo è arrivata al miglior piazzament­o in carriera: numero 14

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