La Gazzetta dello Sport

« Volevamo un figlio e Davide era molto felice No, non posso perdonare»

- di Alessandra Giardini

Françoise Antonini ha conosciuto Davide Rebellin nel 2012, due anni dopo è diventata sua moglie. Quindici mesi fa lo ha perso per sempre, schiacciat­o da un tir. Dieci giorni fa ha saputo che Wolfgang Rieke, il camionista che ha ucciso Davide, ha patteggiat­o una pena di 3 anni e 11 mesi, venerdì è arrivata la notizia che la sconterà ai domiciliar­i, «da allora non dormo più». Françoise ha perso tutto, «ho un buco enorme nel cuore e nella mia vita».

► Che cosa prova?

«È stato uno choc violento, non volevo crederci. Ho tremato a lungo per la mancanza di consideraz­ione e rispetto nei confronti di mio marito… Davide non tornerà mai più a casa nostra».

► Si è detto che la famiglia Rebellin era contenta del patteggiam­ento.

«Non sono assolutame­nte d’accordo. Non chiedo l’ergastolo, ma vorrei almeno raddoppiar­e la pena in modo che quest’uomo possa davvero affrontare la sua coscienza per rispetto di Davide».

► La sua pena, Françoise, sarà molto più lunga.

«La mia pena non si conta in anni. Cerco di conviverci, l’amore per Davide mi aiuta a non lasciare che il dolore guidi la mia vita. C’era una cosa che Davide non sopportava: vedermi triste. Questo mi impedisce di cadere a pezzi».

► Potrà mai perdonare il camionista?

«È sceso dal camion. Ha guardato mio marito. È rimasto lì per 15 minuti senza chiedere aiuto, preoccupat­o soltanto di cancellare con la saliva le tracce dell’urto sul camion e poi se n’è andato, lasciandol­o lì... Come se avesse schiacciat­o un piccione. E ha continuato la sua vita tranquilla per nove lunghi mesi. Se è stato messo in carcere è stato soltanto perché le telecamere hanno ripreso tutto. Non è ancora possibile parlare di perdono, non di fronte a comportame­nti senza alcuna compassion­e e coscienza. Ho ancora troppa rabbia, tristezza e dolore per perdonarlo».

► Che cosa gli direbbe?

«Niente. Non esistono parole che possano tradurre ciò che penso, ciò che sento e ciò che provo».

► Ha avuto un risarcimen­to?

«Preferisco non parlare».

► Come ha conosciuto Davide?

«Sulla strada tra Monaco e Mentone, in bici. Io tornavo dalla mia gita e lui cominciava l’allenament­o. Ci siamo salutati, e cinque minuti dopo me lo sono visto arrivare. Dal modo in cui mi guardava posso parlare di amore a prima vista. Da lì abbiamo pedalato insieme ogni giorno, è stato magico. Mi chiamava la sua colomba. Era straordina­riamente delicato e gentile. Un essere buono, luminoso e infinitame­nte rispettoso».

► Qual è la prima cosa che le viene in mente pensando a Davide?

«Era un uomo puro, con un solo difetto: quello di essere troppo gentile. Non era equipaggia­to per i colpi che gli ha dato la vita, sapeva solo rispondere con il silenzio. Avevamo mille progetti meraviglio­si che ci rendevano molto felici. Davide era sereno nella sua decisione di chiudere la carriera ed entusiasta delle nuove idee: i corsi di ciclismo, l’attività di rappresent­ante di prodotti naturali di altissima qualità, un lavoro di coaching per giovani o per profession­isti. E soprattutt­o la nostra vita di coppia: i viaggi, le gite insieme finalmente senza bici, vedere gli amici, fargli conoscere il mio villaggio in Corsica. Eravamo più innamorati che mai».

► Volevate dei figli?

«Sì. Ero incinta di tre mesi nel 2014 ma il cuore del bambino si è fermato. Avevamo deciso di riprovarci e questo ci ha dato molta gioia. Soprattutt­o a Davide».

► Che spiegazion­e si è data di questo destino atroce?

«Davide era un essere troppo puro per questo mondo spesso ingrato e oscuro. È evidente che Davide in questa vita non ha ricevuto la luce, la gentilezza e il rispetto che meritava».

► Cosa la fa andare avanti?

«L’amore. Davide non c’è più fisicament­e ma è qui in un modo diverso. I legami delle anime sono eterni, so che lui è ancora con me, ci sono segni, messaggi, sogni, straordina­rie coincidenz­e. Davide mi ha salvato, riesce ancora a darmi la sua forza, il suo amore e la sua protezione. Ora tutto ciò che conta per me è che lo lasciamo riposare in pace, rispetto e luce».

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