La Gazzetta dello Sport

L’attacco di Lotito «Superati tutti i limiti Ora ci faremo valere»

«Con gli arbitri non parlo. Di Bello non so chi sia. Ho visto soltanto come ha diretto la gara»

- di Nicola Berardino ROMA

Alla fine la Lazio diventa un vulcano di rabbia. La squadra di Sarri si è sentita fortemente danneggiat­a dalla direzione arbitrale di Di Bello. E nel dopo partita è intervenut­o il presidente Claudio Lotito — il solo a parlare — per far valere le ragioni della Lazio. «Quando il gioco assume questi connotati devono essere altri gli organismi preposti per fare certe valutazion­i. Quando manca la fiducia nel sistema servono situazioni terze, per difendere i valori dello sport. Oggi si è andati oltre un limite che non bisogna superare e parlo io. Ci faremo valere in altre sedi. Uno che fa l’arbitro dovrebbe sapere quando arrivare al punto di equilibrio e il punto di rottura. Ora non ci sono le condizioni per trovare un punto d’incontro». Lotito replica alla domanda se ha avuto modo di parlare con Di Bello nel dopo partita. «Non ho mai parlato con gli arbitri. Ho visto come ha arbitrato Di Bello e non è mio interesse avere rapporti di nessun tipo con gli arbitri. Il sistema non è più in grado di stabilire la terzietà di tutti i comportame­nti».

Squadra e tecnico Il presidente della Lazio si sofferma sulla prestazion­e del campo. «Non posso rimprovera­re nulla alla squadra, ha combattuto fino alla fine e ha avuto anche qualche occasione per coronare un risultato sportivo diverso dalle aspettativ­e di qualcuno. Parliamo di sport e i valori sono rispetto e merito, che oggi sono venuti meno». Lotito e Sarri: «Con l’allenatore non ho un rapporto dialettico o di contrasto, tutto è sempre volto a comporre e mai a dividere. Nel momento in cui i risultati dipendono da fattori esterni bisogna prenderne atto. Oggi è stata una sconfitta forzata. Ma bisogna guardare avanti e pensare al prossimo appuntamen­to perché le partite si vincono e si perdono. Il tema vero è che bisogna far rispettare le regole. Alla squadra ho detto di avere fiducia nei confronti della società, capisco che siano amareggiat­i perché chi ha visto la partita si è reso conto di come sono andate le cose».

Tensioni Il gol-vittoria del Milan arrivato nel finale ha reso ancor più beffarda la sconfitta dei biancocele­sti. Amarezza che si collega a una prestazion­e che aveva mostrato una Lazio rigenerata nel cuore e nei muscoli rispetto al ko subito lunedì a Firenze. Una serata di tensioni scattata già dall’avvio con l’atterramen­to in area di Castellano­s. Dall’Olimpico sono subito partiti i cori contro Di Bello. Poi è arrivata anche un’ammonizion­e per Sarri che protestava dopo altre valutazion­i arbitrali: il tecnico era diffidato e salterà per squalifica la prossima gara, in casa contro l’Udinese. Le espulsioni di Pellegrini, Marusic e Guendouzi hanno reso ancor più pesante il conto anche in prospettiv­a. Al fischio finale, clima velenoso tra i giocatori. Romagnoli urlava ripetutame­nte: «Scandalosi». Al termine, Sarri ha raggiunto Di Bello al centro del campo. Ha discusso usando toni fermi ma rispettosi con l’arbitro. Poi è rientrato negli spogliatoi scuotendo la testa. Così come aveva fatto dopo il gol del Milan quando era corso verso la panchina. Salvo poi protestare per la trattenuta a Immobile. Dopo i biancocele­sti guidati da capitan Immobile e da Romagnoli si sono recati sotto la curva Nord. Sono stati applauditi dai tifosi per la prova offerta. «Siamo sempre con voi», il coro. I giocatori hanno risposto con un applauso. La zoomata su Luis Alberto e Immobile che rientravan­o negli spogliatoi abbraccian­dosi lancia un segnale di grande fiducia verso la gara di martedì sera a Monaco contro il Bayern che può condurre la Lazio ai quarti di Champions dopo l’1-0 dell’Olimpico.

Il calcio vive di valori sportivi questa è stata una gara priva di valori sportivi

Una morte annunciata. So a quali istituzion­i bisogna rivolgersi e con quali mezzi intervenir­e

Claudio Lotito

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ANSA Venti anni Claudio Lotito, 66 anni, presidente della società sportiva Lazio dal 2004. È senatore della Repubblica

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