La Gazzetta dello Sport

Zirkzee, l’Ajax e i bidoni La strada insegna calcio Il cornuto è fuori moda

- di LUIGI GARLANDO

Oggi Joshua Zirkzee, il giocatore più sorprendet­e del campionato, sfida l’Atalanta, la squadra più olandese del torneo; l’allegria tecnica dell’attaccante del Bologna contro quella collettiva della Dea. Uno dei piatti forti della domenica è stato cucinato in settimana da un filmato postato su Instagram dall’Ajax Academy, diventato virale. Si vedono i piccoli Lancieri che, a turno, provano a calciare il pallone in un bidone di rifiuti. Chi non ci riesce, viene bombardato dalle pallonate dei compagni. A molti, dotati di parecchie primavere alle spalle, sarà venuto in mente il calcio da strada di una volta. Avete mai giocato alla Tedesca? Qualcuno la chiamava anche Olandese, appunto. Un gioco che tornava utile quando gli amici erano troppo pochi per una partitella. Si ricavava una porta (un portone, un garage, un rettangolo disegnato con il gesso sul muro, due bidoni…), uno parava, gli altri 2 o 3 potevano segnare solo al volo. Chi sbagliava andava in porta, chi prendeva gol perdeva punti, ma poteva ricorrere alla Bastarda, calciare addosso a un compagno per eliminarlo, come a palla avvelenata. Uno dei migliori vivai del mondo, che da anni riempie di suoi giocatori i campionati europei, ha recuperato bidoni e pallonate. In realtà, non li ha mai abbandonat­i, perché il dio del calcio olandese, Johan Cruijff, è nato in strada, a Betondorp, «Villaggio del cemento», quartiere orientale di Amsterdam. Sotto il tunnel che collegava la via di casa, Akkerstraa­t, con Tunbouwstr­aat, c’era (e c’è ancora) una porta di gesso disegnata sul muro che consentiva a Johan e ai suoi amici di giocare anche nei giorni di pioggia. Lo sforzo quotidiano di dribblare senza cadere, per non sbucciarsi le ginocchia sul cemento, ne hanno fatto il miglior conduttore di palla nella storia del calcio. Sulla terza maglia, l’Ajax ha fatto scrivere in filigrana il nome di 9 campi da strada di Amsterdam. L’augurio è che il culto per il calcio educato dal cemento e il recupero del suo spirito si diffondano per contagio anche da noi, riducendo il potere assoluto delle scuole calcio che spesso si riducono a madrase tattiche, di lavagne e fratini. Prima viene la tecnica. L’istinto

Più giochi da bambini che lavagne: ad Amsterdam i talenti crescono così Le parolacce nella storia del calcio

di un 10 e di un 9 non si insegna, cresce come un fiore di strada, palleggian­do al volo, dribblando in fazzoletti d’asfalto e calciando in porta a ripetizion­e. Un tempo era la regola. Un ragazzo si presentava alla sua prima «squadra vera» già attrezzato tecnicamen­te, educato dalla strada o dall’oratorio, e doveva solo imparare a stare in campo. Oggi, spesso, arriva e deve imparare ancora tutto. Il giovane Ibrahimovi­c arrivò al Malmoe, dopo anni di battaglie da strada nel ghetto di Rosengard. Era già Ibra. Zirkzee ha raccontato che da piccolo esultava come Zlatan, il suo idolo, che oggi fa rivivere in campo. Joshua ha appena ricevuto la prima convocazio­ne in Nazionale. Nella classifica cannonieri di Serie A, il primo centravant­i azzurro, Scamacca, che oggi sfiderà l’olandese, ha 23 nomi davanti. Da troppo tempo aspettiamo un grande 9 e un grande 10. Chiediamo aiuto ai bidoni di rifiuti e al cemento.

È stato un venerdì fast and furious. Prima il tennista russo Rublev che sbraita insulti in faccia a un giudice di linea e si fa cacciare dal torneo di Dubai, poi il Far West di Lazio-Milan con Marusic che becca il rosso per una parolaccia allo stralunato Di Bello. All’Università Iulm di Milano è appena iniziato il primo corso accademico «Comunicazi­one e parolacce». Tutto esaurito. Sei lezioni tenute dallo scrittore Vito Tartamella, autore del longseller «Parolacce» che spiega: «Il turpiloqui­o è il linguaggio delle emozioni, bisogna conoscerle per capire interament­e una lingua». Non sarebbe male un seminario su quelle che hanno fatto la storia del calcio, magari affidato a Sarri o De Laurentiis. Dal «pirla» di Mourinho, all’«orcozio» del Trap, scendendo fino al «mona» di Rocco che descriveva così la perfetta squadra di calcio: «Un portiere che para tutto, un assassino in difesa, un genio a centrocamp­o, un mona che segna e sette asini che corrono». Ci sono insulti che nel tempo hanno perso la loro forza corrosiva e oggi fanno tenerezza: brocco, bidone, scassone… Chi li usa più? Negli anni ’70, i tifosi interisti cantavano: «Bettega pistola, Bonimba ti fa scuola». L’insulto vintage, semanticam­ente vicino a «pirla», con origini falliche, è stato curiosamen­te rivitalizz­ato nel 2021 dall’aspirante sindaco di Milano, Luca Bernardo, per l’interista Beppe Sala, poi eletto a Palazzo Marino: «I veri pistola sono quelli che votano Sala». Se un’ala tiene troppo palla, oggi nessuno le dà più del «veneziano». Rimprovero antico che deriva dai bambini veneziani che tenevano la palla al piede giocando nelle calli della città, per evitare che finisse nei canali.

Ai tempi di Concetto Lo Bello e dei film di Lando Buzzanca, per le folle da stadio, l’arbitro era proverbial­mente «cornuto». Massimo De Santis, fischietto internazio­nale coinvolto in Calciopoli, ha raccontato in un articolo: «Quando mi cantavano ‘arbitro cornuto’, pensavo a mia moglie sola a casa». L’insulto è passato di moda, le curve ora rispettano l’integrità delle consorti arbitrali. A quanto pare, i sospetti dei Percassi e dei Lotito si sono spostati sui mariti di Lissone.

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Joshua Zirkzee, 22 anni, è nato a Schiedam in Olanda. Ha giocato con Bayern, Parma, Anderlecht e dal 2022 è a Bologna. È stato appena convocato per la prima volta nella nazionale olandese
Orange Joshua Zirkzee, 22 anni, è nato a Schiedam in Olanda. Ha giocato con Bayern, Parma, Anderlecht e dal 2022 è a Bologna. È stato appena convocato per la prima volta nella nazionale olandese
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Due piccoli giocatori dell’Ajax Academy si esercitano col pallone
Saranno famosi Due piccoli giocatori dell’Ajax Academy si esercitano col pallone
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