FURLANI CAPITANO SUPER SIMONELLI BABY MEDAGLIE E FUTURO D’ORO N
Mai così tanti podi (record eguagliato) e finalisti. Il d.t. La Torre: rre: «Non è più solo l’effetto tto dell’onda lunga di Tokyokyo»
on bastano le (mezze) delusioni di ieri, nell’ultima giornata di gare, per scalfire il bilancio tricolore di Glasgow 2024. Dopo le tre scintillanti medaglie di sabato - gli argenti di Lorenzo Simonelli nei 60 ostacoli e di Mattia Furlani nel lungo, più il bronzo di Zaynab Dosso nei 60, che si erano aggiunte al bronzo di capitan Leo Fabbri di venerdì nel peso - si sperava che Catalin Tecuceanu negli 800 e soprattutto Larissa Iapichino nel lungo potessero incrementare il bottino. Lui, con 1’46”39, finisce quarto: «I primi tre sono stati superiori» ammette. Lei, con 6.69, complice qualche problema di crampi e di rincorsa, chiude settima, comunque a nove centimetri dal podio: «Non posso essere contenta – commenta – le tensioni muscolari mi hanno condizionata».
Le cifre I finalisti azzurri, cioè coloro che hanno centrato un risultato tra il primo e l’ottavo posto, grazie a loro salgono a quota undici. E l’Italia, in una volta sola, eguaglia il massimo storico di medaglie, con quattro (furono altrettante a Parigi 1985, edizione numero zero della rassegna e a Siviglia 1991) e centra, appunto, quello dei finalisti (erano stati nove sempre a Parigi 1985 e a Budapest 1989). Con tanto di terzo posto nell’apposita classifica (50 punti), alle spalle degli Stati Uniti padroni (195) e della Gran Bretagna padrona di casa (51). La beffa? Con un millesimo di secondo in meno sarebbe stata seconda ex-equo (e con dodici finalisti): è quello che Eloisa Coiro negli 800, nona nella graduatoria complessiva degli 800 (2’00”125), ha concesso all’australiana Catriona Bisset (2’00”124), pur impegnata nell’altra semifinale...
Le prospettive Cambia poco: in Scozia, sono arrivati anche due record nazionali (dello stesso Simonelli e di Sveva Gerevini nel pentathlon) – sono così 24 quelli delle ultime cinque settimane, 21 nell’attività al coperto, 3 in quella su strada – e quattro personali (di Chituru Ali nei 60, di Francesco Pernici negli 800, della stessa Coiro e di Giada Carmassi nei 60 ostacoli). Poche le controprestazioni: la più preoccupante quella di Samuele Ceccarelli nei 60, la controfigura della freccia ammirata lo scorso anno, fino proprio al titolo europeo in sala. Ma resta che il movimento, nel complesso, è davvero tornato ai fasti degli Anni Ottanta. Anzi, che sta facendo meglio. Quel che in prospettiva più colpisce è l’età media dei protagonisti della squadra. I quattro medagliati non superano i 23. Vuol dire poter guardare al futuro con fiducia. Agli Europei di Roma, all’Olimpiade di Parigi, ma anche ben oltre. «Possiamo parlare di onda nuova - sottolinea il d.t. Antonio La Torre - non si tratta più solo della propagazione dell’effetto-Tokyo, visto che nessuno dei sette olimpionici era presente. Abbiamo conquistato medaglie, centrato piazzamenti e dimostrato che questi ragazzi, ai massimi livelli mondiali, sanno starci molto bene».
Dai Larissa Nel gruppo, è scontato, si continuerà a contare anche sulla Iapichino. Larissa, di fatto, non entra mai in gara. Litiga con la rincorsa, non riesce a dare del tu alla pedana, stacca quasi sempre lontana dall’asse di battuta. Soffre fisicamente. È terza nell’ordine di salto: debutta con un 6.51 (quarta), commette un nullo (di 2,9 cm) al secondo tentativo (quinta), fa 6.65 al terzo (quinta), 6.67 al quarto (sesta), 6.69 al quinto (settima) e 6.44 al sesto e ultima (settima). Sul podio vanno le statunitensi Tara Davis (7.07) e Monaè Nichols (6.85) e la spagnola Fatima Diame (6.78). Peccato: l’occasione era ghiotta. Anche perché, in extremis, era arrivata la rinuncia della nigeriana Ese Brume, argento uscente, una delle sole tre
atlete iscritte delle nove che precedevano l’azzurra nella lista mondiale stagionale, assente per problemi di visto di ingresso in Gran Bretagna.
Le stelle La rassegna ha regalato tanto. A partire da due record del mondo. Il terzo nei 400 femminili (49”17) della meravigliosa olandese Femke Bol da quando la scorsa stagione lo ha sottratto dopo 41 anni a Jarmila Kratochvilova. E il secondo della bahamense Devynne Charlton nei 60 ostacoli: 7”65. Sono fioccati pure 5 primati della rassegna, 10 continentali e 14 mondiali stagionali. Tra i personaggi più attesi - Bol a parte, capace anche di trascinare al titolo la 4x400 orange - importanti le conferme di Christian Coleman nei 60, di Grant Holloway nei 60 ostacoli, di Armand Duplantis nell’asta (pur con qualche inusuale patema) e di Ryan Crouser nel peso. Rumorose, invece, le sconfitte di Noah Lyles negli stessi 60, di Karsten Warholm nei 400 e di Yasoslava Mahuchikh nell’alto. Tra le novità il belga Alexander Doom, prima giustiziere proprio di Warholm nella gara individuale e poi, da ultimo frazionista del Belgio (44”88 lanciato), degli Stati Uniti nella 4x400 (per 6/100, con sorpasso vincente praticamente sul traguardo). Il quartetto a stelle e strisce, in terza, ha schierato a sorpresa un Lyles da 45”78: l’idea di far parte della staffetta ai Giochi di Parigi per inseguire un quarto possibile titolo deve continuare a frullagli in testa.