Gaffe e tensioni con team e F.1 Una gestione piena di scontri
L’inchiesta sui Wolff, i contrasti con Liberty, le frasi sessiste: tutte le ombre del n.1 Fia
Nel discorso d’insediamento aveva promesso discontinuità rispetto al passato e non si può certo dire che Mohammed Ben Sulayem non sia stato di parola. Dopo i 12 anni di guida Todt, il nuovo corso Fia rischia infatti di passare alla storia per la rottura con Liberty Media (la multinazionale che ha i diritti della F.1) e le polemiche con le scuderie. Le prime frizioni iniziano già nel 2022, quando la Federazione prima si oppone alla richiesta di raddoppiare il numero di gare sprint e poi comunica il calendario della stagione seguente in anticipo, all’insaputa di Liberty. È il preludio della spaccatura: nell’inverno 2023, l’imprenditore di Dubai commenta su Twitter l’indiscrezione dell’interessamento del fondo sovrano saudita ad acquistare la F.1, ritenendo però gonfiata (e quindi svantaggiosa per l’acquirente) la presunta valutazione di 20 miliardi di dollari. Pochi giorni dopo, la polemica si sposta sulle frasi sessiste presenti sul vecchio sito web di Ben Sulayem («Non mi piacciono le donne che credono di essere più intelligenti degli uomini») e alla fine il presidente annuncia un passo indietro dalla gestione della F.1. Delega gli affari correnti ai suoi collaboratori mantenendo solo una “supervisione strategica” sul Mondiale, ma dura poco: l’apertura del bando per l’ingresso del team Andretti-Cadillac è fonte di nuovi scontri con Liberty e i team, preoccupati dal dover dividere in fette più piccole la torta dei ricavi. Prima dell’ultimo caso sulla penalità di Alonso, c’è spazio anche per la bufera all’apertura in dicembre dell’inchiesta Fia nei confronti di Toto Wolff per il presunto conflitto d’interessi della moglie Susie, ingaggiata da Liberty per gestire il campionato per sole donne F1 Academy: un’indagine partita e conclusa nel giro di 48 ore, anche per le proteste congiunte di tutti e dieci i team di F.1.