Primo, la sicurezza
«I caschi devono proteggere» Il caso di Vingegaard e Evenepoel L’aerodinamica comanda troppo: la federciclo mondiale vuole norme più rigide. Quello di Remco sarà vietato dal 2 aprile: «Ridicolo, lo usiamo da due anni». Sotto esame il casco del re del Tour
Il casco che usa Vingegaard non mi piace: è troppo grande, sembra il paiolo per la polenta
Se ne parlerà a lungo. ‘Caschi spaziali’, ‘calze per la testa’, regole, conciliare lo sviluppo tecnologico con la priorità della sicurezza per gli atleti. Il vortice comincia lunedì mattina, quando prima del via della crono di Lido di Camaiore alla Tirreno-Adriatico la Visma di Vingegaard svela i nuovi caschi per la crono stile ‘Guerre Stellari’ prodotti dalla azienda Giro (Usa). Schiacciati sul dorso e ai lati con una visiera enorme che si applica alla struttura in modo magnetico, sono nati su applicazioni usate in F.1 dopo test in galleria del vento virtuali e reali. Il team olandese li usa pure nella cronosquadre alla Parigi-Nizza. «Ridevo un po’ quando li ho visti. Poi, se vedi quanti vantaggi ti dà, smetti di ridere», ha detto Vingegaard
Polemiche Il clamore è stato enorme e l’Uci si è espressa. Il casco Giro Aerohead 2.0 della Visma, ma anche quello Windgream HL 85 della Rudy Project (lo usa la Bahrain) e il modello Poc Tempor (vari team) sono sotto osservazione per un design «concentrato più sulle prestazioni rispetto alla funzione primaria di garantire la sicurezza». Non sono stati vietati: l’Uci revisionerà le sue regole su progettazione e utilizzo dei caschi in competizione per maggior sicurezza. Ha invece proibito – dal 2 aprile – la componente ‘calza per la testa’: riguarda il casco TT5 della Specialized, che ha un sottocasco nero, una specie di calza che secondo l’Uci non è essenziale e potrebbe invece avere una funzione aerodinamica per far scorrere meglio l’aria sul corpo. Remco Evenepoel (la sua squadra, la SoudalQuick Step usa Specialized) ha detto: «Ridicolo. L’avevano accettato due anni fa, ora no. Vogliono giocare con le nostre palle». Jorgenson (Visma): «Ho testato il casco a novembre ed era già approvato». La replica della Specialized al canale Gcn: «Una decisione che arriva dopo 18 mesi. Siamo delusi, impatta molto su atleti e squadre dopo tanto tempo speso su un equipaggiamento approvato».
Il pioniere Francesco Moser, che dai tempi del record dell’Ora del 1984 è stato un pioniere dell’evoluzione tecnologica, spiega così alla Gazzetta: «Lo sviluppo non si può fermare, ma la sicurezza è la prima cosa. Quanto al casco della Visma, non mi convince per niente. Se mi passa una battuta, sembra il paiolo per la polenta. Seriamente, è troppo grande. Il casco, più piccolo è, meglio è. Fanno le prove in galleria, ma sono ‘statiche’, il ciclista la testa la muove... L’intuizione più importante del mio record dell’Ora? Le ruote lenticolari». Idea del professor Anto
Francesco Moser, 72 anni con la bici del record dell’Ora 1984
nio Dal Monte, che aveva il brevetto da pilota e “rubò” la forma delle ruote alle antenne lenticolari degli aerei Awacs, quelli che sorvegliavano il mondo da altissima quota. Non dimentichiamo poi che il carbonio dei telai arriva nel mondo della bici negli Anni 80 dal rapporto tra Ernesto Colnago ed Enzo Ferrari, con investimenti miliardari (in lire) e il coinvolgimento del Politecnico di Milano.
Stop Ci sono anche state soluzioni che, pur amatissime dai corridori, l’Uci ha vietato: tutte nella metà degli Anni Novanta. Claudio Chiappucci amava molto gli “Spinaci”, appendici del manubrio che consentivano di “tirare” sul manubrio, e di dare più forza alla pedalata. Non consentivano però un uso immediato dei freni e, dopo tante cadute, l’Uci li vietò nel 1997. E che dire delle ruote, che hanno avuto un’evoluzione impetuosa? Quelle a lame in carbonio, tra cui le Spinergy, facevano volare la bici, ma erano pericolose in caso di rotture. Le lame erano fogli di carbonio accoppiati e sostituivano i raggi: incidenti come quello di Michele Bartoli nel 1999, con una lama che gli tagliò il tendine del ginocchio, furono decisivi per il divieto. Adesso le ruote in carbonio sono molto più rigide e costruite in modo diverso. E poi la posizione allungata, quella di Collinelli e della Bellutti olimpionici dell’inseguimento 1996 o di Boardman primatista dell’Ora. Penetrazione aerodinamica pazzesca ma su strada, anche nelle crono, era improponibile: come frenare in emergenza? Negli ultimi anni, poi, l’Uci ha vietato le posizioni allungate sul telaio “alla Froome” e quelle con le mani appoggiate a metà manubrio: bastava una buca per mandare a terra il gruppo.