INZAGHI «DELUSI E ORGOGLIOSI»
Simone: «Fatti i complimenti ai miei ragazzi» Ma che rabbia Squadra snaturata nel finale Troppo difensiva: «Siamo fieri»
Furioso dopo la finale di Istanbul, Simone Inzaghi era comunque orgoglioso: i suoi soldati avevano spaventato il grande City, in pochi ci avrebbero creduto prima. Ieri alla fine della battaglia del Metropolitano e della beffa atroce dei rigori, quasi senza parole, il tecnico ha aggiunto un aggettivo : «Delusi e orgogliosi. Ho fatto i complimenti ai miei ragazzi, siamo fieri». Sì, quando è riuscita a governare la palla, l’Inter ha dimostrato una marcata superiorità tecnica rispetto a questo Atletico cuore e polmoni, e invece tutto è finito dolorosamente alle ortiche, come quel rigore sparacchiato alto da Lautaro, come la palla calciata da Thuram nella occasione dorata sull’1-1. Niente sogno di double campionato-Champions, niente scatto finale nell’élite continentale: la sua Inter, bella, spesso bellissima, non lo è stata abbastanza nella notte più importante. Al netto dei rigori e della sfortuna, forse non è ancora del tutto pronta per sedersi nel tavolo imbandito delle big. I complimenti ricevuti in ogni angolo di Europa resteranno, perché meritati, ma a giocarsi la coppa ci saranno altri: più che agli elogi, Inzaghi ripenserà agli errori e forse a qualche sbaglio arrivato pure dalla panchina. Snaturarsi non è mai bene, soprattutto per una squadra costruita per giocare come questa.
Rimpianti Nel catino infernale creato dal Cholo, amico di Inzaghi che ha aspettato gli ultimi minuti per servire la sua spietata “revancha”, anche Inzaghi si è fatto inevitabilmente condizionare un po’ dall’ambiente. La sua squadra, ammirata per i ricami in costruzione, è arretrata un po’ alla volta finendo dentro alla buca che aveva furbescamente scavato Simeone. Pensando solo a come salvare il suo 1-1 sul finale, il tecnico ha inserito uno dopo l’altro tutti i difensori in panchina, perdendo così i mancini pregiati di Dimarco e Bastoni ( stanchi) e
Simone Inzaghi, 47 anni, cerca di consolare Matteo Darmian, 34 anni, al termine della sfida persa contro l’Atletico Madrid
avanzando da laterale puro Pavard: quando Depay scoccava la sua freccia, in campo c’era una linea anomala a 5 col francese da un lato, Darmian esterno sinistro e De Vrij tra i “braccetti” Bisseck e Acerbi. Tutto inutile perché l’olandese ha fatto tremare comunque il Metropolitano, ma pure tutto particolarmente strano, vista l’indole offensiva nerazzurra ammirata più e più volte. E, invece, obbligata dagli eventi, l’Inter di Simone ha finito per tradire un po’ se stessa. Lo stesso allenatore ha tentennato un po’ alla fine quando doveva decidere se inserire Buchanan per Pavard così da alzare finalmente il baricentro: entra o non entra, poi il canadese si è riseduto. In realtà, Simone potrà mordersi le mani perché, appena i suoi si sono mossi da Inter, anche nei sofferti supplementari, hanno dimostrato di potersi avvicinare in area con la palla: peccato non averlo fatto con più continuità durante i primi 90’. E poi chissà per quanto tempo Inzaghi rivedrà il video della svirgolata di Pavard, che ha reso vano l’1-0 pregevole di Dimarco, e forse ancora di più lo spreco davanti alla porta di Thuram: il francese che ha cambiato la vita offensiva di Inzaghi ha finito per “tradirlo” sul più bello, mentre sarà forse bene evitare a Lautaro il dischetto per un po’. Sta arrivando una seconda stella per far tornare la luce, ma oggi per tutti è una notte buia: Inzaghi voleva giocarsi un’altra finale alla pari e, perché no, vincerla, ma di mezzo ha trovato la trappola diabolica di un amico.
Ci è mancata soprattutto un po’ di fortuna. È un grande dispiacere essere eliminati
Resta la grande delusione, ma abbiamo un grande obiettivo da centrare in Serie A
Y. Sommer
Portiere Inter