La Gazzetta dello Sport

INTER, L’EURO-FLOP È UNO SCHIAFFO AL CALCIO ITALIANO

- di STEFANO AGRESTI

La delusione è grande, davvero. Inutile negarlo, inutile cercare di girarci attorno: l’eliminazio­ne dell’Inter è uno schiaffo, un pugno rifilato ai sogni nerazzurri e a tutto il calcio italiano. Un anno fa avevamo tre squadre tra le otto grandi d’Europa, ora zero: ribaltato il mondo, soffocata l’idea di essere tornati, se non re, almeno principi. Che la nostra formazione migliore, quella che sta dominando il campionato e aveva giocato l’ultima finale di Champions, quella di cui celebriamo estasiati le gesta ormai da mesi, venisse fatta fuori dall’Atletico Madrid - da questo Atletico Madrid - non lo pensavamo proprio. È vero, ci sono Simeone e uno stadio caldissimo, e per l’occasione si è rimesso in piedi anche il fantastico Griezmann, ma l’Inter in questa stagione è stata un’altra cosa, diversa, quasi imbattibil­e, come se fosse di un pianeta tutto suo. Né si può dire che la squadra del Cholo l’abbia messa sull’agonismo, sulla cattiveria, come tante volte è successo nei tredici anni della sua gestione tecnica. Macché: l’Atletico se l’è giocata anche con la qualità. E ha cancellato dalla Champions l’Inter, il gioiello del calcio italiano.

Era prevedibil­e, forse ineluttabi­le che la Lazio venisse eliminata dal Bayern: troppo superiore. Ci stava che il Napoli finisse fuori con il Barcellona, nel duello tra grandi in crisi. Confidavam­o però che l’Inter andasse avanti, che ci consentiss­e di continuare a coltivare la speranza di riconquist­are la Champions. Può vincerla?, ci chiedevamo. Certo, in fondo solo City e Real sono davvero superiori, ci rispondeva­mo. L’Inter ci ha illuso, Inzaghi ci ha

illuso. L’emblema di questa notte nera è il rigore che Lautaro Martinez, il calciatore più forte della Serie A, ha spedito in curva. Sia chiaro: la stagione dei nerazzurri resterà meraviglio­sa, anzi addirittur­a storica, perché niente e nessuno offuschera­nno la seconda stella. Ma la sconfitta di Madrid dà un senso di incompiute­zza.

L’Inter era la grande speranza italiana in Champions: il punto di riferiment­o, il simbolo, la guida del nostro calcio in questo momento storico. Ora dobbiamo rifugiarci in competizio­ni meno prestigios­e e ricche per navigare nel mare d’Europa. Quattro formazioni sono ancora in corsa: Milan, Roma e Atalanta in Europa League; Fiorentina in Conference League. Tocca a loro regalarci momenti di gioia, se non di gloria: tocca a loro conquistar­e risultati e punti che ci consentano di avere cinque squadre nella prossima Champions allargata. Ma davvero siamo in grado di realizzare l’en plein, di conservare almeno queste quattro? Certo che lo siamo, anzi a noi sembra questa l’ipotesi più probabile: avanti tutte. Anche se poi ogni impegno ha sfumature differenti, e i rischi (distrazion­e, ambiente, avversario) esistono eccome.

Quattro partite, quattro sfumature di Italia. Vediamole, elencandol­e in ordine di difficoltà crescente. 1) Roma: parte dal 4-0, vantaggio enorme, e dalla schiaccian­te superiorit­à sul Brighton vista all’andata. Ma la squadra di De Zerbi ha qualità e identità e merita consideraz­ione. Certo, pensare a un ribaltone sembra un esercizio di pessimismo cosmico.

2) Fiorentina: ha vinto 4-3 in trasferta (anzi in campo neutro), in modo rocamboles­co, contro il

Inzaghi centrerà la stella, ma in un’annata incompiuta Dai tre club ai quarti dell’anno scorso a nessuno: che tracollo

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