«Rinato al Genoa Gila è bravissimo e il gruppo forte Vorrei restare»
Il portoghese: «L’OM mi ha pagato 32 milioni Quanta pressione su di me a Marsiglia...»
Un approdo sicuro dopo un anno tormentato. Il Ferraris non è il Vélodrome, ma soprattutto il Genoa lo ha accolto con un calore sconosciuto a Marsiglia quando Vitinha era passato all’Olympique lasciando per la prima volta il suo Portogallo e Braga, cioè casa. «Quando ho capito che dovevo provare ad andare via dalla Francia, la possibilità di venire al Genoa mi è sembrata la migliore». Scelta azzeccata, per lui e per il Grifone. La storia di Vitinha racconta che quella nomea di mister trentadue milioni (tanto lo aveva pagato nel gennaio 2023 l’OM al Braga) sin qui è stata uno scomodo fardello. Poi è arrivato Gilardino...
► A Genova si è ambientato in fretta. Promosso dopo il debutto da titolare con la Juve, ma già con il Monza primo gol italiano. «Questo è il vero Vitinha», parola di mister. Concorda?
«Sì, ci si sono stati progressi. Quando arrivi in una nuova realtà devi adattarti, ma direi che la fase di inserimento si è conclusa».
► Titolare contro la Juve insieme a Retegui e Gudmundsson: la scelta di Gilardino ha pagato.
«Avevo buone sensazioni. Il campo le ha confermate, ma la crescita è continua».
► Ha lavorato molto per la squadra. Una sua caratteristica o una richiesta del tecnico?
«Fa parte del mio modo di intendere il calcio. Posso giocare da sette, da nove, da undici, non importa: io mi metto al servizio dei compagni. Devo dire, però, che Gilardino pone grande attenzione a far giocare bene il collettivo. Solo in questo modo può esaltare il lavoro e le caratteristiche dei singoli».
► È tornato il Vitinha del Braga? Cos’era successo a Marsiglia che non le ha permesso di confermarsi ai livelli passati?
«Quando sono andato all’Olympique, era la prima volta in cui uscivo dalla mia zona comfort, e pure la prima esperienza all’estero. Non solo: mi sentivo addosso il peso extra determinato dalla mia quotazione e questo ha avuto un peso. C’era molta pressione su di me, oltre a dover imparare una nuova lingua, abituarmi a vivere in un nuovo Paese, con qualche difficoltà familiare. Lo reputo comunque un anno proficuo. Ma a gennaio ho sentito che dovevo andar via e ho pensato che questa fosse la piazza migliore per ritrovare me stesso».
► Il Genoa vanta un diritto di riscatto sul suo cartellino, fissato a venticinque milioni. Le piacerebbe restare?
«Sì, anche se sappiamo tutti che in un discorso del genere entrano in gioco altri fattori al di fuori del mio controllo. Io posso soltanto dire grazie a tutti quelli che sono qui al Genoa: il mister, lo staff, la società, i compagni».
► Non è un periodo semplice a livello personale.
«Qui ci sono persone che mi vogliono bene, mi appoggiano e mi aiutano. Significa molto».
► Questo Genoa sta crescendo, non solo sul campo. Potete fare ancora meglio?
«Ci sono potenzialità inespresse, ma è anche una questione filosofica e di metodo. Tanti club comprano giocatori per avere subito risultati. Al Genoa non è così: la società ti segue, ti aiuta, e ciò aiuta il gruppo a crescere».
► Obiettivi a breve termine?
«Potrei dirvi: “Segnare sei gol o fare sei assist”, ma non avrebbe senso. Se gioco, cercherò di mostrare la miglior versione di me stesso. Se rimarrò fuori, aiuterò i compagni a preparare bene la gara. Hanno fatto tanto per me».
► Ha avuto qualche tutor speciale nello spogliatoio?
«Un po’ tutti, anche chi non parla francese o portoghese. Però è stato tutto più semplice con Messias, che capisce il portoghese e Strootman (ex OM, n.d.,r.), che parla bene il francese».
Solo nel collettivo i singoli vengono esaltati: il nostro tecnico lo sa bene
Vitinha
Attaccante Genoa