La Gazzetta dello Sport

«Rinato al Genoa Gila è bravissimo e il gruppo forte Vorrei restare»

Il portoghese: «L’OM mi ha pagato 32 milioni Quanta pressione su di me a Marsiglia...»

- di Filippo Grimaldi

Un approdo sicuro dopo un anno tormentato. Il Ferraris non è il Vélodrome, ma soprattutt­o il Genoa lo ha accolto con un calore sconosciut­o a Marsiglia quando Vitinha era passato all’Olympique lasciando per la prima volta il suo Portogallo e Braga, cioè casa. «Quando ho capito che dovevo provare ad andare via dalla Francia, la possibilit­à di venire al Genoa mi è sembrata la migliore». Scelta azzeccata, per lui e per il Grifone. La storia di Vitinha racconta che quella nomea di mister trentadue milioni (tanto lo aveva pagato nel gennaio 2023 l’OM al Braga) sin qui è stata uno scomodo fardello. Poi è arrivato Gilardino...

► A Genova si è ambientato in fretta. Promosso dopo il debutto da titolare con la Juve, ma già con il Monza primo gol italiano. «Questo è il vero Vitinha», parola di mister. Concorda?

«Sì, ci si sono stati progressi. Quando arrivi in una nuova realtà devi adattarti, ma direi che la fase di inseriment­o si è conclusa».

► Titolare contro la Juve insieme a Retegui e Gudmundsso­n: la scelta di Gilardino ha pagato.

«Avevo buone sensazioni. Il campo le ha confermate, ma la crescita è continua».

► Ha lavorato molto per la squadra. Una sua caratteris­tica o una richiesta del tecnico?

«Fa parte del mio modo di intendere il calcio. Posso giocare da sette, da nove, da undici, non importa: io mi metto al servizio dei compagni. Devo dire, però, che Gilardino pone grande attenzione a far giocare bene il collettivo. Solo in questo modo può esaltare il lavoro e le caratteris­tiche dei singoli».

► È tornato il Vitinha del Braga? Cos’era successo a Marsiglia che non le ha permesso di confermars­i ai livelli passati?

«Quando sono andato all’Olympique, era la prima volta in cui uscivo dalla mia zona comfort, e pure la prima esperienza all’estero. Non solo: mi sentivo addosso il peso extra determinat­o dalla mia quotazione e questo ha avuto un peso. C’era molta pressione su di me, oltre a dover imparare una nuova lingua, abituarmi a vivere in un nuovo Paese, con qualche difficoltà familiare. Lo reputo comunque un anno proficuo. Ma a gennaio ho sentito che dovevo andar via e ho pensato che questa fosse la piazza migliore per ritrovare me stesso».

► Il Genoa vanta un diritto di riscatto sul suo cartellino, fissato a venticinqu­e milioni. Le piacerebbe restare?

«Sì, anche se sappiamo tutti che in un discorso del genere entrano in gioco altri fattori al di fuori del mio controllo. Io posso soltanto dire grazie a tutti quelli che sono qui al Genoa: il mister, lo staff, la società, i compagni».

► Non è un periodo semplice a livello personale.

«Qui ci sono persone che mi vogliono bene, mi appoggiano e mi aiutano. Significa molto».

► Questo Genoa sta crescendo, non solo sul campo. Potete fare ancora meglio?

«Ci sono potenziali­tà inespresse, ma è anche una questione filosofica e di metodo. Tanti club comprano giocatori per avere subito risultati. Al Genoa non è così: la società ti segue, ti aiuta, e ciò aiuta il gruppo a crescere».

► Obiettivi a breve termine?

«Potrei dirvi: “Segnare sei gol o fare sei assist”, ma non avrebbe senso. Se gioco, cercherò di mostrare la miglior versione di me stesso. Se rimarrò fuori, aiuterò i compagni a preparare bene la gara. Hanno fatto tanto per me».

► Ha avuto qualche tutor speciale nello spogliatoi­o?

«Un po’ tutti, anche chi non parla francese o portoghese. Però è stato tutto più semplice con Messias, che capisce il portoghese e Strootman (ex OM, n.d.,r.), che parla bene il francese».

Solo nel collettivo i singoli vengono esaltati: il nostro tecnico lo sa bene

Vitinha

Attaccante Genoa

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