Più forte di prima
GOGGIA DI RITORNO «QUANTO DOLORE STAVOLTA PENSAVO DI NON FARCELA»
«Ci sono drammi più gravi del mio Penso a chi è sotto le bombe a Gaza» «Per rimettere gli sci ci vogliono sei mesi, se però riesco in cinque...»
La campionessa a 45 giorni dall’infortunio «Stavo bene, è stato il più duro da accettare Dopo l’operazione mi sono sentita svenire»
Quarantacinque giorni dopo la caduta, l’infortunio e l’operazione, ritroviamo Sofia Goggia. Purtroppo non è alle finali di sci alpino a Saalbach, a contendere quella che sarebbe stata la più che probabile quinta coppa di discesa, ma a Bergamo, appena riemersa «dallo sgomento dell’ennesimo incidente» patito in carriera. Un’urgenza di comunicare più nostra che dell’azzurra, ora che è venuto il tempo di lavorare a testa bassa, in piscina e in palestra, ma che alla fine soddisfa tutti, in attesa di rivederla in pista, nel suo ambiente preferito.
Infortunio «Ho atteso l’esito degli ultimi esami per tornare a parlare, altrimenti non avrebbe avuto senso - spiega la bergamasca, tornata per un giorno a indossare la divisa di Coppa del Mondo - per fortuna l’intervento è perfettamente riuscito, quasi oltre le aspettative dei medici Panzeri e Accetta, che ringrazio. Un ottimo punto di partenza per il recupero». Sofia torna con la mente alla caduta del 5 febbraio, durante un allenamento di gigante a Pontedilegno: «Quando domenica ho visto il volo di Marta Bassino sono rimasta scioccata per la dinamica molto simile alla mia, con la differenza che a me si è staccato lo sci, a lei no. Perché mi sono fatta male? Ci sono molte variabili nello sci, non ultima la conformazione fisica. Posso solo dire che nel momento in cui stavo ancora strisciando sulla pista ero pervasa dallo sgomento. La cosa che fa più male, rispetto agli altri infortuni, è che non ho molto da recriminare, stava andando tutto davvero bene, avevo scelto di sciare tranquilla un paio di giorno dopo averne fatti tre di riposo a casa, e invece... è stato molto duro da accettare».
Operazione Duro e doloroso, come il decorso post operatorio. Ricorda l’atleta delle Fiamme Gialle: «Nel corso della carriera mi sono rotta tante volte le ossa, ma non avevo mai provato una frattura di questo genere, del pilone tibiale in più parti. Ricostruirlo è stata un’impresa. In elicottero, per farmi forza, mi sono detta che c’erano drammi ben più gravi del mio, come essere sotto le bombe a Gaza. Ora ho una piastra a “L” che mi tiene insieme la tibia. I primi venti giorni sono stata malissimo, non ho dormito per diverse notti e non riuscivo a stare né in piedi né seduta, mi veniva da svenire per via del flusso sanguigno. Per fortuna ho iniziato subito la fisioterapia, da una parte i massaggi, dall’altra gli esercizi per mantenermi allenata».
Futuro Il campionario degli esercizi svolti è ben documentato sui suoi profili social: tanta la fatica, altrettanta la determinazione. «All’inizio quella frase “tornerò anche questa volta”
non la sentivo mia. Poi per fortuna ho ritrovato la mia indipendenza e abbiamo fatto la programmazione in base ai tempi di guarigione per preparare la prossima stagione con calma. Il gigante? Lo gestirò come quest’anno. Mi aspetto che in tre mesi guarisca l’osso, poi da lì il recupero sarà a velocità esponenziale. Per gli sci mi hanno detto che ci vorranno sei mesi, ma visto che spesso sono riuscita a tornare prima, magari succederà a giugno. Conoscere il percorso aiuta, anche se la recidiva ti devasta dentro». Sofia, infine, apre le porte della sua quotidianità, rimasta orfana dell’attività agonistica: «Porto avanti il mio percorso universitario (segue il corso di laurea in Scienze Politiche alla Luiss, ndr), ho già dato due esami e ne sto preparando altri 4, 5 per la prossima sessione. Poi vorrei suonare il piano, anche se faccio fatica a stare seduta». Ad maiora, Sofia.
Frattura
Mai avuto problemi del genere, ricostruire la tibia è stata davvero un’impresa
Passatempo
Oltre alla piscina e agli esercizi ho ripreso a studiare e ho già dato due esami universitari