JANNIK IL TRASCINATORE DI UN’ITALIA CHE SORRIDE C’È IL DERBY CON VAVASSORI
Ivocabolario della lingua italiana definisce l’effetto trascinamento come la conseguenza esercitata dalla stretta connessione esistente tra due o più elementi, uno dei quali assume una funzione trainante. Nel tennis, Sinner e i suoi discepoli. Sotto la spinta dei risultati di Capitan Jannik, leader tecnico ed emotivo di tutto il movimento, l’Italia sta vivendo una fioritura prolungata che attraversa le generazioni, riempie di 7 giocatori (di cui cinque sotto i 23 anni) la top 100 e porta 5 giocatori al secondo turno di Miami con vittorie di sostanza e qualità.
Imbattibile La Volpe Rossa, guida suprema tricolore, torna in campo oggi alle 19 per il debutto a Miami, torneo nel quale ha perso due finali (contro Hurkacz nel 2021 e Medvedev un anno fa) e a cui chiede finalmente, come impone il suo nuovo status di superstar, il lasciapassare per il trionfo, magari da festeggiare nella rivincita in finale contro Alcaraz. A Indian Wells, la sconfitta in semifinale contro lo spagnolo ha interrotto una striscia positiva di 19 successi, accompagnandolo per la prima volta in stagione con la pressione di dover gestire una caduta. Metaforica e pure reale, visto che Sinner è uscito dal torneo della Florida con il polso e il gomito sinistri doloranti causa scivolata sul cemento: «Non sono al cento per cento, ma non mi preoccupo. Ogni torneo è una nuova opportunità e qui ho di nuovo l’occasione di mostrare un buon tennis. Nel corso dell’anno non ho pensato alla striscia di vittorie, sapevo che prima o poi avrei perso, e sono contento che la sconfitta sia arrivata alla fine di un grande torneo, nella semifinale di un Masters 1000 che è comunque un ottimo risultato». A confortarlo, non solo le buone notizie sull’infortunio, ma anche i numeri irreali nelle partite Atp contro giocatori italiani: siccome all’esordio gli tocca Vavassori, è bene ricordare che l’attuale n.3 del mondo ha vinto 11 derby su 11, concedendo appena 3 set ai rivali e vincendone 24. In generale, dunque inclusi i Challenger, Jannik in carriera ha perso solo tre volte su 37 contro connazionali, il viatico migliore per cominciare l’inseguimento al titolo di Miami: «Questo torneo mi piace, ho giocato due finali ma rispetto a un anno fa, indipendentemente dai risultati, sono cresciuto come persona e come giocatore. È normale, fai esperienze nuove. Io sono fortunato perché posso giocare in tutti i più grandi tornei del mondo per tutta la stagione. Mi
Il n.3 del mondo l’anno scorso perse la finale «Adesso sono un altro giocatore»