Hamilton deluso «Sono due anni che siamo in crisi»
Qualifiche difficoltose e distacchi inattesi La scelta per Maranello viene da lontano?
In chiusura dei test in Bahrain, il direttore tecnico James Allison ha detto: «La Red Bull resta lontana, ma siamo davanti alla Ferrari». Gli piacerebbe. E non è solo che la sua Mercedes ha poco più della metà dei punti della Scuderia (26 a 49) ed è quarta forza, dietro anche alla McLaren. Sono proprio i tempi, le performance, ad esser distanti. E sono diverse le altre auto che si sono infilate tra le due squadre l’anno scorso seconda e terza tra i Costruttori. Nelle qualifiche in Australia le McLaren si sono piazzate ben meglio di George Russell, fin qui costantemente il migliore dei due piloti delle Frecce. E quel che è peggio è che tra lui e Hamilton ieri si sono inserite anche le due Aston Martin redivive e persino la Racing Bulls di Yuki Tsunoda.
Mai così giù Lewis ha chiuso il sabato all’11° posto, fuori dal Q3. Raffigurazione plastica del momento della squadra che fino a due anni e mezzo fa consideravamo imbattibile e che da allora non è solo stata battuta, ma si è proprio ritrovata ad essere incapace di vincere. L’ultima vittoria, di Russell, è stata a Interlagos 2022. Hamilton, che in tutti i primi 15 anni di carriera aveva sempre conquistato almeno un GP, non ne vince uno da Gedda 2021. E quest’anno dopo due gare aveva appena 8 punti, 43 in meno di Verstappen. Senza dubbio il suo peggior avvio in F.1. Il 2009, in cui vigeva ancora il vecchio sistema di punteggio, non può far testo: con la McLaren a Melbourne fu squalificato e a Sepang la pioggia dimezzò il suo bottino. Piccole disavventure rispetto al 7° e al 9° posto con cui ha cominciato quest’anno. E - peggio ancora - in confronto ai limiti che la W15 sta palesando, così come è evidente soprattutto al sabato, quando lo spunto non c’è. Tanto da far dire a Lewis: «Le qualifiche sono sempre difficili per noi, non posso dire di essere sorpreso. Sono deluso e non direi che questo sia uno dei momenti più difficili, è esattamente come gli ultimi due anni…».
Ex Dream Team È lì il problema: che la crisi viene da lontano. Toto Wolff in passato ha spesso magnificato l’intercambiabilità dei suoi. Come a dire che una volta creati ambiente, know-how e cultura di squadra i singoli erano tutti sostituibili. Anche perché i risultati gli davano ragione: nel 2017 era uscito Paddy Lowe, nel 2018 se n’era andato Aldo Costa, nel 2020 via anche il motorista Andy Cowell, lo stratega James Vowles e il d.t. James Allison: le star uscivano, il dream team restava, almeno in apparenza. Ma in F.1 gli esiti di qualsiasi mossa si misurano negli anni, non nei mesi. Ed è così che sono arrivati la disastrosa W13 “zero Pod”, senza pance di Mike Elliot, il suo siluramento e il frettoloso rientro di Allison. Da allora è tutto un inseguire. «Sono due anni che è un momento difficile», ha detto ieri Hamilton. Facile indovinare in quelle parole che sì, vanno bene il fascino della Ferrari, il sogno di bambino, la sfida romantica, ma quando due mesi fa Lewis ha sbalordito il mondo annunciando il trasferimento a Maranello si era semplicemente reso conto di non aver più granché da perdere.