L’Italia cresce ma serve di più
DUE EURO-PERLE PELLEGRINI APRE POI C’È BARELLA L’ECUADOR VA KO
La Nazionale segna subito e a fine partita coi centrocampisti di Roma e Inter Una battaglia: vittoria sofferta e meritata
di
Sono partite così che ti fanno diventare grandi. Battaglie da Sudamerica, una guerriglia continua alla quale l’Italia si adatta diventando più “cattiva” degli assalitori. E vince ancora. Dopo il Venezuela, l’Ecuador. Vince soffrendo, ma meritatamente, segnando ancora nel finale, segno di carattere infinito. Pellegrini subito in gol con un sinistro delizioso. Di Barella il 2-0 nel recupero: a questo punto di un’amichevole, la gente normale boccheggia, invece l’interista ha ancora le gambe per una corsa di sessanta metri e la lucidità per un pallonetto al millimetro. Barella su livelli stratosferici, il migliore. Benissimo il deb Bellanova. Un primo tempo notevole per gli azzurri, il migliore di questa tournée, in cui attacco manovrato e ripartenze velocissime si alternano e fanno girare la testa all’Ecuador. Un altro costretti a difendersi, a rinculare, perché i rivali non si arrendono mai e riemerge il vecchio problema sul quale lavorare: non reggiamo mai 90’, il ritmo cala e la difesa va in affanno. Il bilancio americano è positivo, c’è una squadra che però deve connettersi per tutto il match. Come diceva Jorginho, non siamo abituati, dagli allenamenti al ritmo partita della Serie A. Attenzione che rischiamo di pagare caro questa inferiorità.
Grande partenza Quando le energie sono alla pari, però, non c’è gara. Se il Venezuela era duro e aggressivo, al confronto dell’Ecuador sembra un collegio di educande. A occhio cediamo diversi chili agli ecuadoriani, schierati come gli azzurri con un 3-4-2-1 ben organizzato da Sanchez, tecnico di scuola Barcellona. Non si aspettavano però che l’Italia ribattesse colpo su colpo. Si vede subito che rispetto al Venezuela c’è un ordine tattico che rende più naturale lo svolgimento della manovra: Jorginho e Barella sono complementari. La metamorfosi dell’interista in mediano totale permette a Jorginho di allargare la sua regia senza problemi. Ma sono le fasce a squarciare il muro ecuadoriano: Dimarco ha un’occasione enorme subito, Bellanova una corsa che fa ammattire l’idolo Estupinan. Chi gode di questa situazione sono i tre difensori che possono permettersi un’impostazione bassa senza temere la pressione, visto che c’è sempre un centrocampista a collaborare: Darmian, Mancini e Bastoni danno il meglio. Davanti, i problemi sono per Raspadori che perde il confronto fisico e non riesce mai a liberarsi. Molto bene Zaniolo fino al momento di concludere: ha due occasioni che potevano chiudere il match. Meno brillante Pellegrini, ma il gol vale tutto.
Bella manovra Il gol è immediato, su punizione, dopo tre minuti. Tira Dimarco, respinge la barriera e il romanista infila di collo sinistro, al volo. Uno spettacolo. L’Ecuador era imbattuto da 370’ considerando anche questo avvio, ma l’Italia s’è meritata la rete perché s’è presentata corta, aggressiva e sempre vicina al pallone con più giocatori. Dimarco e Zaniolo sciupano, ma il gioco è bello soprattutto di rimessa. Jorginho permette un palleggio stretto ed essenziale, in cerca del filtrante per l’incursore che arriva puntuale da dietro. Bellanova è un bolide, Dimarco va che è una bellezza. Sono intelligenti i tagli di Zaniolo che da destra a sinistra va a creare superiorità. L’Ecuador non ri
parte, ha una mezza chance, vive sulla bella regia offensiva di Sarmiento e sulla fatica del play Franco, ma resta l’impressione che i 120 milioni del Chelsea per Caicedo siano un’eresia. Barella lo mette al tappeto sempre.
Sofferenza e gol La cosa positiva è che questa manovra scorre malgrado l’Ecuador abbia il coltello tra i denti. L’Italia risponde: se da un lato è bello vedere questo confronto, dall’altro esagera. Alla fine quattro “gialli” che in partita ufficiale non possiamo permetterci. L’arbitro Freeman doveva fermare prima gli assalti, si è rischiato di degenerare. Ne paga le conseguenze Minda, colpito duro da Bastoni, in un secondo tempo nel quale finiamo solo per proteggerci. Questo non può succedere ancora, non così almeno. Di sicuro l’uscita di Bellanova per un problema fisico toglie profondità e velocità, ma non è colpa di Di Lorenzo se ora l’Ecuador è in piedi e noi fatichiamo a ripartire. Non benissimo neanche Locatelli, mentre nel finale l’entrata di Retegui riporta equilibrio con il suo fisico: stopper aggiunto, poi lottatore che non cade mai e fa salire l’Italia. Decisivo per alleggerire l’assalto, proprio quando l’Ecuador ha un paio di occasioni da paura ma è impreciso. Barella poi fa impazzire lo stadio e anche Spalletti. Oltre al centravanti abbiamo il leader. Ora ritmo, ragazzi, e poi vediamo.