La Gazzetta dello Sport

PELLEGRINI ILLUMINA LA NUOVA ITALIA SAPPIAMO SOFFRIRE

- di LUIGI GARLANDO

Trent’anni fa, negli Stati Uniti, un numero 10 di nome Roberto Baggio ci fece sognare fino all’ultimo rigore di una finale mondiale. Ieri, nell’amichevole con l’Ecuador, alle porte di New York, un altro 10 azzurro, Lorenzo Pellegrini, ha segnato una meraviglia che vale come promessa europea. Ora Spalletti dovrà fare la sintesi di ciò che ha visto nei due test americani. Potrebbe partire proprio dai goleador: Retegui e Pellegrini. Il genoano, spietato, generoso senza palla, si è meritato la pole-position per il 9. Il romanista, rifinitore di qualità, come ha dimostrato nella ripresa scodelland­o un assist a Raspadori, capace di inventarsi gol del genere in partite equilibrat­e, come saranno quelle dell’Europeo, serve come il pane. Sia trequartis­ta nel 3-4-2-1, sia mezz’ala nel 4-3-3. Anche sul modulo il c.t. dovrà riflettere: il 3-4-2-1, riprovato ieri, è un’alternativ­a o qualcosa di più? Ieri il nuovo schema ha funzionato molto meglio, perché Zaniolo e Pellegrini hanno caratteris­tiche più adatte a sostenere il ruolo di trequartis­ti, rispetto a Frattesi e Chiesa. Zaniolo, nonostante gli errori al tiro, è piaciuto nella doppia interpreta­zione di incursore interno ed esterno, alternando­si bene con Bellanova, Pellegrini, come nella Roma, ha ballato tra rifinitura e attacco alla porta. Si candida a un ruolo da protagonis­ta nell’Italia spallettia­na, per dare qualità e profondità alla sostanza di Barella e alle geometrie di Jorginho. Questo nuovo triangolo creativo può illuminare il nostro Europeo.

Cosa ha portato di positivo il 34-2-1? Una buona compattezz­a di squadra, sempre corta nelle transizion­i. Di fatto, grazie alle linee strette, ha nascosto la porta all’Ecuador. È un sistema che aiuta a soffrire senza palla e, all’Europeo, contro squadre più forti, dovremo farlo. Buono anche il pressing, aggressivo e continuo. Altro aspetto virtuoso del nuovo modulo, l’economia di fascia. Ottimo debutto del granata Bellanova che ha galoppato parecchio e bene. Due volte ha rifinito pericolosa­mente per Dimarco, da esterno a esterno, come è regola nei moduli a tre, frequentat­i da entrambi nei rispettivi club. Cosa ha funzionato di meno? La palla risucchiat­a dalle fasce ha limitato la costruzion­e centrale e anche il palleggio di controllo. Siamo agli antipodi dell’Italia di Mancini che invece aveva nel doppio play e nel concorso esterno di Insigne il centro di potere. Questa è un’Italia da corsa, come ha confermato il raffinato raddoppio di capitan Barella, all’ennesimo partitone stagionale. Con Pellegrini in mediana nel 4-3-3, l’Italia perderebbe corsa, ma guadagnere­bbe dominio. Ora toccherà a Spalletti setacciare, come un cercatore d’oro, tutto ciò che ha raccolto in America, e tirare fuori la formazione che in Germania difenderà il titolo europeo e che verrà testata negli ultimi due test di Bologna (4 giugno) ed Empoli (9 giugno). Le due partite a stelle e strisce, soprattutt­o la seconda, contro un Ecuador giovane, talentuoso e agonistica­mente carico, sono servite per inserire nella memoria della squadra un’alternativ­a tattica da impiegare anche a partita in corso. Trovato il centravant­i, scoperta la corsa lunga e fresca di Bellanova, preso atto dello stato di grazia di Pellegrini, Spalletti ora dovrà fare le scelte difensive, soprattutt­o se verrà a mancare Acerbi per squalifica, e provare a recuperare il miglior Chiesa. Intanto abbiamo vinto due partite spinose come cactus, sapendo anche soffrire. Qualità da non sottovalut­are nell’avviciname­nto a Euro ’24, dove non dovremo più sperimenta­re, ma vincere.

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Il bel gesto tecnico di Lorenzo Pellegrini, che ha appena scoccato da fuori area il tiro al volo del vantaggio azzurro sull’Ecuador. Di Barella la rete del 2-0 nel recupero
Gol d’autore Il bel gesto tecnico di Lorenzo Pellegrini, che ha appena scoccato da fuori area il tiro al volo del vantaggio azzurro sull’Ecuador. Di Barella la rete del 2-0 nel recupero
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