La Gazzetta dello Sport

«Troppi razzisti Devo lottare per tutti i neri»

Il brasiliano in lacrime: «Triste e stanco, ho sempre meno voglia di giocare»

- Di Filippo Maria Ricci CORRISPOND­ENTE DA MADRID

Parole e lacrime contro il razzismo. Nella sala stampa di Valdebebas, gremita, partecipe e attenta, Vinicius piange e parla, lanciando messaggi forti e chiari. È la stella del Brasile e del Real Madrid, la sfida di stasera con la Spagna si gioca al Bernabeu ed è accompagna­ta dallo slogan, “Una sola pelle, una sola identità”. Era stata ideata dai presidenti delle federazion­i di Brasile e Spagna nel giugno scorso per lottare contro il razzismo dopo che Vinicius era stato insultato a Mestalla in un Valencia-Madrid di Liga e in Brasile avevano attaccato duramente la Spagna, definendol­a un Paese razzista. In questi 9 mesi i due presidenti, Ednaldo Rodrigues e Luis Rubiales, sono stati destituiti, mentre il razzismo continua ad essere presente.

Delusione e stanchezza «Da quando ho fatto la prima denuncia gli insulti nei miei confronti sono aumentati – dice Vinicius sconsolato –. Mi sento triste, solo e con sempre meno voglia di giocare. Le responsabi­lità per me sono tante come gli impegni, ho studiato e sto studiando il tema del razzismo, mi alleno, gioco per il Madrid e per il Brasile, la stanchezza è tanta ma non posso mollare, devo dare voce a tutti quelli che non ce l’hanno e che soffrono per il razzismo ogni giorno». Stanchezza che ieri si è materializ­zata quando a metà di una risposta alle tante domande sul tema del razzismo l’attaccante del Madrid non è riuscito a trattenere le lacrime. «Io voglio solo giocare a calcio...». In sala silenzio, pena, dolore, per questo ragazzo di 23 anni chiamato a impegnarsi in una grande battaglia, e un applauso liberatori­o che ha spinto Vini ad andare avanti: «Io non penso che la Spagna sia un Paese razzista, però sì che ci sono tanti razzisti, e molti di questi vengono allo stadio. Il problema in Spagna è che il razzismo non è un crimine, quindi chi insulta me o qualsiasi altra persona di colore sa che non gli succederà niente. Avevo fatto una denuncia per un episodio a Barcellona, ma la causa è stata archiviata. La cosa più frustrante è la mancanza di punizioni contro i razzisti. In Brasile sono state modificate le leggi e ora i razzisti ci pensano due volte prima di insultarti. Non ho mai pensato di lasciare la Liga perché gliela darei vinta: no, resto e cerco di vincere e segnare il più possibile perché vedano sempre di più la mia faccia. Io non lotto contro i tifosi spagnoli ma devo lottare per tutti i neri del mondo: questa è una cosa che io vivo da quando sono bambino, perché se mio padre era in concorrenz­a con un bianco per un lavoro, lo davano al bianco».

La tristezza «Tutto questo è molto molto triste, e non lo dico per me, ma per tutte le persone che patiscono per il colore della propria pelle: il razzismo verbale è minoritari­o rispetto alla sofferenza imposta alle persone di colore in giro per il mondo». Alla fine per Vini altri applausi, e il ritorno di quel sorriso grande da ragazzino che in tanti cercano di fargli perdere. Ma Vini è uno abituato a lottare.

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AFP Tristezza Vinicius Junior, 23 anni, non riesce a trattenere le lacrime parlando di razzismo

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