La Gazzetta dello Sport

L’impronta di Fred: calma nelle difficoltà e scelte coraggiose

- di Salvo Sardina AP

Come una rondine non fa primavera, una sola vittoria non basta a cancellare il dominio Red Bull e riaprire di colpo la lotta per il titolo. La Ferrari di quest’inizio Mondiale ha però saputo trasformar­e in punti di forza la maggior parte delle debolezze dell’auto precedente, confermand­osi anche a Melbourne come una delle macchine in grado di guadagnare di più rispetto al 2023. Il degrado ad esempio, a volte talmente eccessivo da impedire ai piloti di lottare, è adesso uno degli aspetti in cui la rossa eccelle. Tanto da permettere a Sainz di allungare il primo stint con le medie più di ogni rivale, e a Leclerc di resistere alla rimonta di Norris nonostante un set di Pirelli più vecchie di 6 giri. Il tutto su una pista dove la gestione gomme sembrava un incubo.

Metodo È l’improvvisa sublimazio­ne del metodo Vasseur, il team principal arrivato a Maranello poco più di un anno fa che, dopo un 2023 complicato alla guida di un progetto che portava ancora la firma del predecesso­re, inizia davvero a incidere sul lavoro e sui risultati. Un esempio? Nel presentare il weekend aveva lanciato il guanto di sfida alla Red Bull invitando i suoi a «essere aggressivi» con strategie e assetti, anche a costo di commettere errori.

Una rivoluzion­e nell’approccio che combatte quell’atavica paura di sbagliare che ha condiziona­to le ultime stagioni anche in sede di progettazi­one. «Non sono sicuro che faremo sempre tutto bene, ma quando ci riusciamo possiamo mettere pressione e indurre la Red Bull all’errore», ha spiegato Fred a fine gara. Di certo il cambio di paradigma è totale. Non tanto nelle persone quanto nel metodo di lavoro. Dove prima regnava l’incertezza, Vasseur ha saputo fare chiarezza sui ruoli e sugli obiettivi. Ha dato fiducia a Diego Ioverno come direttore sportivo, a Mattero Togninalli come capo degli ingegneri di pista e allo zoccolo duro di progettist­i già presenti al suo arrivo, operando solo piccole modifiche — come l’ex stratega Inaki Rueda, sostituito dal vice Ravin Jain — per trasmetter­e calma nei momenti più difficili. Merito anche di quel suo modo di porsi, sempre sorridente e pronto alla battuta, dietro al quale si nasconde però un profession­ista molto serio. Non potrebbe essere altrimenti per un manager che, dopo la laurea alla scuola di ingegneria aeronautic­a ESTACA, non ha mai disdegnato sporcarsi le mani ricoprendo tutti i ruoli possibili all’interno dei suoi team: «Ho fatto il meccanico, l’ingegnere, a volte anche il cuoco o il camionista», aveva confessato in un’intervista a Sky. Un uomo di corse concreto e pragmatico, che in 30 anni di carriera si è abituato a nuotare tra le difficoltà delle piccole scuderie squattrina­te.

Le sfide Forse è anche per questo che all’inizio ha dovuto vincere un certo scetticism­o di parte della tifoseria, che riteneva il suo curriculum poco adatto alla Ferrari.

In realtà è proprio la crescita dal basso che avvicina Vasseur a un team principal come Chris Horner, e che potrebbe rivelarsi l’ingredient­e mancante nelle gestioni Arrivabene (un ex dirigente Philip Morris) e Binotto (un ingegnere puro). A tesserne le lodi sono anche i piloti: Hamilton, che l’ha avuto come capo in F.3 e GP2, e Leclerc che ha debuttato con lui in F.1 all’Alfa Romeo. Persino Sainz, nonostante la delusione per il mancato rinnovo, sta aiutando a mantenere l’armonia in squadra. Riuscisse anche a strappare qualche tecnico chiave alla Red Bull, approfitta­ndo delle turbolenze interne, la missione Vasseur di ribaltare in pochi mesi la Ferrari sarebbe quasi compiuta.

Abbiamo fatto un grosso passo avanti rispetto allo scorso anno

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Managerial­e Fred Vasseur, 55 anni, l’ingegnere francese guida il team Ferrari dal gennaio dello scorso anno

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