La Gazzetta dello Sport

SI GIOCA TROPPO? LA COLPA È DI FIFA E UEFA E LE LEGHE SI RIBELLANO

- di STEFANO AGRESTI

Lo sforzo rischia di essere vano, ma la battaglia che le leghe europee stanno per intraprend­ere contro Fifa e Uefa ha del sensaziona­le perché nuova, mai vista. Sono tutte dalla stessa parte, uno schieramen­to compatto: dalla Serie A alla Premier, dalla Liga alla Bundesliga. A fine aprile si riuniranno e studierann­o nel dettaglio le modalità per opporsi alla «eccessiva posizione dominante» degli organismi che governano il calcio mondiale, a cominciare proprio dalla Fifa. Cosa contestano a Infantino e anche a Ceferin? Il numero esagerato di partite che sta intasando il calendario internazio­nale. Insomma: si gioca troppo, fermatevi.

Il calcio europeo e mondiale, nelle ultime stagioni, ha aggiunto partite a partite, competizio­ni a competizio­ni. Una corsa che sembra non avere fine, con conseguenz­e inevitabil­i sui campionati nazionali i quali si trovano costretti a scavare spazi - ma sono sempre più angusti - per mettere in calendario i loro incontri. Non è un caso che spesso, anche in Italia, si torni a parlare della riduzione della Serie A da venti a diciotto squadre (un percorso che la Ligue 1 ha compiuto proprio in questa stagione). Il mese scorso quattro grandi club - Inter, Juve, Milan e Roma - hanno chiesto al presidente federale Gravina di affrontare la questione. L’idea, nel nostro Paese come all’estero, è chiara: aumentare il numero di incontri e di tornei internazio­nali, utili a far crescere gli introiti delle società che vi partecipan­o, che sono già ricche e potenti; diminuire di conseguenz­a il tempo da dedicare ai campionati nazionali. Un modo per rendere pochi grandi club sempre più danarosi, aumentando il solco che li divide dai concorrent­i. Non siamo di fronte a una nuova Superlega, perché in quel maldestro tentativo di creare un torneo per eletti veniva meno un principio fondamenta­le dello sport: il merito. Anche nel calcio che stanno creando Fifa e Uefa, però, la distanza tra grandi e piccoli è destinata

ad allargarsi. Inevitabil­mente. Per fortuna i club italiani in blocco hanno stoppato sul nascere il progetto di riduzione della Serie A a diciotto squadre: sarebbe stato, oltre che dannoso per il sistema, anche ingiusto nei confronti delle tante società - molte delle quali virtuose - che frequentan­o il nostro campionato nelle zone basse della classifica.

Ci sono numeri che fotografan­o in modo nitido quanto è accaduto nel calcio in questo millennio. Prendiamo ad esempio l’Italia. La Serie A è tornata a venti squadre nel 2004, vent’anni fa. Ebbene, rispetto ad allora le partite che le nostre squadre giocano a livello nazionale si sono addirittur­a ridotte: in campionato sono rimaste 38, ma in Coppa Italia sono scomparsi i gironi eliminator­i (che coinvolgev­ano tante società all’inizio della manifestaz­ione) e anche gli impegni della fase conclusiva sono diminuiti (adesso dagli ottavi alla finale ci sono cinque incontri, nel 2004-2005 erano otto perché era sempre previsto il doppio confronto, andata e ritorno). Solo la Supercoppa italiana, che ha aggiunto la semifinale, si è lievemente dilatata: due gare anziché una per le finaliste.

Per capirsi: vent’anni fa in Italia una squadra che partecipav­a alla Serie A e arrivava alle finali di Supercoppa italiana e Coppa Italia (partendo dagli ottavi) giocava 47 partite nella stagione; oggi quella stessa squadra si ferma a 45.

E a livello internazio­nale cos’è accaduto in questi vent’anni? La Champions è passata da 32 a 36 squadre (tante ne avrà la prossima edizione) e da 13 incontri a 15 per chi arriva in finale (17 se passa dai playoff). Al Mondiale di Germania nel 2006 hanno partecipat­o 32 nazionali, nel 2026 saranno 48; l’Europeo è cresciuto dalle 16 squadre del 2004 alle 24 della prossima estate. E poi si sono

In Italia le gare dal 2004 sono diminuite, a livello internazio­nale invece si sono moltiplica­te. Sembra una Superlega

aggiunte la Nations League, la Conference League e - buon ultimo- il Mondiale per club, che nel 2025 riunirà negli Stati Uniti 32 club (tra i quali Inter e Juve).

I numeri, già: se il calcio è diventato insostenib­ile anche fisicament­e per i giocatori, è perché sono aumentati a dismisura gli impegni internazio­nali.

Una corsa sfrenata al profitto che adesso chiede ai campionati nazionali di restringer­si, autolimita­rsi, ridursi, soffocare. Non è la Superlega, però un po’ le somiglia. Le leghe europee sono pronte a opporsi. Non sarà facile che ottengano qualche risultato, ma quanto meno rivendiche­ranno il loro diritto di continuare a esistere così come sono. È già qualcosa.

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Sforzo finale Mkhitaryan e Foden nella finale della Champions League 2023-24 vinta dal Manchester City per 1-0 sull’Inter. La prossima edizione del torneo avrà 36 squadre invece di 32 e le finaliste giocherann­o 15 partite invece di 13. L’incremento dei format delle competizio­ni internazio­nali ha intasato il calendario

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