La Gazzetta dello Sport

SINNER GRANDISSIM­O SE SAPRÀ GESTIRE ANCHE I MOMENTI NO

- di PAOLO BERTOLUCCI

Il pericolo, con Sinner, è diventato guardare il tabellone dei suoi tornei con troppo anticipo: si intuisce - o si decide - che è piuttosto agevole, come nel caso di Miami e col pensiero si corre già ai quarti di finale e alle relative teste di serie da sfidare. Non deve essere così: perché anche contro giocatori come Griekspoor, dall’azzurro già battuto tre volte senza concedere un set, può capitare che in una determinat­a giornata, non delle migliori per lui, superlativ­a per l’olandese, il match risulti difficile e si complichi in maniera quasi definitiva. La colpa di tutto ciò è di Jannik che, negli ultimi sei mesi, attraverso prestazion­i che quasi sempre hanno rasentato la perfezione, ci ha abituati troppo bene. Domenica, invece, è apparso un po’ scarico, meno reattivo del solito, incerto in alcuni frangenti, timido in altri. Nel primo set e fino a metà del secondo non ha sfoderato il suo tennis spavaldo, per lunghi tratti è sembrato rinunciata­rio, sul campo ha tenuto una posizione arretrata e ha lasciato l’iniziativa della partita all’avversario. Un atleta, Griekspoor, non di primo livello, ma comunque in grado di tener testa anche ai migliori per quanto riguarda la pesantezza di palla e la velocità di alcune accelerazi­oni. Per fortuna, quando per l’altoatesin­o il match si è negativame­nte indirizzat­o, benedetta più che mai, è arrivata la pioggia. Abitualmen­te è fastidiosa, perché costringe a tornare negli spogliatoi e a interrompe­re una trama che stava seguendo un determinat­o andamento. In questo caso, però, per un Sinner in difficoltà, è stata proprio benedetta. Maledetta, al contrario, per Tallon che pareva avviato a diventare protagonis­ta della grande sorpresa della giornata e, forse, dell’intero torneo.

Invece sono bastati 30-40 minuti, tanto è durata la pausa. Jannik ha riordinato le idee: il colloquio con coach Cahill dev’essergli servito per capire di dover chiudere le risposte molto di più verso l’esterno, togliendo una freccia importante all’arco del rivale. In quanto alla posizione, ha fatto un passo avanti necessario per poter decidere personalme­nte le sorti della contesa, anche a costo di sbagliare qualche palla di troppo. Così, nella parte finale del secondo set e, come era logico fosse, nel terzo set, abbiamo rivisto una buona versione di Sinner. Con colpi ficcanti e una buonissima percentual­e di prime palle di servizio ha spento qualsiasi velleità di Griekspoor.

Passato lo spavento, la vittoria di domenica diventa ancor più significat­iva. Quando tutto funziona alla perfezione, con un servizio penetrante, un dritto che apre gli angoli e un rovescio incisivo, imporsi diventa agevole. Difficile invece è quando si incappa in giornate negative, quando l’adrenalina non scorre nelle vene, piedi e gambe faticano a trovare il ritmo e il timing delle esecuzioni è impreciso: è in quei casi che emerge il campione, colui che, pur con poche armi a disposizio­ne, riesce prima a fermare la carica dell’avversario e poi a superarlo

nel rush finale. Nell’arco di una stagione non sono più di 5-6 le partite nelle quali un giocatore dispone di tutto il proprio arsenale di colpi, sfrutta la massima concentraz­ione e ha una perfetta reattività fisica. Il tennista, in tutte le altre occasioni, è chiamato a risolvere vari problemi e a vincere anche in assenza di un colpo o in presenza di qualche dolore o di qualche problema fisico. In quanto a Sinner, dobbiamo capire che ci saranno altre partite “sporche” da portare a casa. Non sempre potremo vedere uno Jannik al 100%. Ma è attraverso questi match che il buon giocatore diventa grande o addirittur­a grandissim­o.

 ?? ?? Vittoria sofferta Jannik Sinner, 22 anni, n. 3 del mondo, si dà la carica nel match contro l’olandese Tallon Griekpoor, n. 26, vinto dall’azzurro a Miami dopo aver perso il primo set
Vittoria sofferta Jannik Sinner, 22 anni, n. 3 del mondo, si dà la carica nel match contro l’olandese Tallon Griekpoor, n. 26, vinto dall’azzurro a Miami dopo aver perso il primo set
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