UN PODIO DI FELICITÀ «ERO QUASI MORTO MA LA BICI È VITA»
Il re del Tour 2019 e del Giro 2021 e la festa per il 3° posto al Catalogna (dietro a Pogacar e Landa) a 2 anni dall’incidente in Colombia
Èstato il precursore della generazione d’oro che in questi ultimi anni sta monopolizzando il ciclismo mondiale. Egan Bernal aveva entusiasmato in montagna come solo gli scalatori puri più grandi raccogliendo l’eredità di Froome nei grandi giri. Quando nel 2019 trionfò al Tour de France, i nuovi fenomeni delle corse a tappe, Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel, conquistavano i loro primi successi da professionisti. Mani basse sul manubrio, uno scatto dietro l’altro a ogni tornante e il marchio dop nella data di nascita: 13 gennaio, come il suo idolo Marco Pantani. «Volevo diventare come lui, ho imparato a correre guardando le sue videocassette da ragazzino» ama raccontare.
Calvario Il 24 gennaio 2022 la sua rincorsa al trono di re del ciclismo si interrompe nello schianto a 65 all’ora contro un autobus durante un allenamento. In quelle ore il destino del vincitore del Tour 2019 sembra segnato. Ma il 9 febbraio è in piedi, il 16 su una cyclette. «Una persona normale non ce l’avrebbe fatta» il commento dei medici colombiani. E 204 giorni dopo, il 16 agosto 2022, è tornato alle corse (Giro di Danimarca). In mezzo un lungo calvario fatto di cinque interventi con specialisti di neurochirurgia, traumatologia, ortopedia e chirurgia generale con fratture del femore e della rotula, che si era aperta, pneumotorace e fratture di sette vertebre. «Ho rischiato di morire mentre facevo ciò che amo, al 95% potevo restare paraplegico. Mi sono rotto quasi 20 ossa, la mia vita è cambiata in un secondo. Ma ringrazio Dio per avermi fatto passare questa prova» le prime parole di Bernal dopo i mesi difficili senza bicicletta.
Grande giro L’appuntamento con una nuova partecipazione a un grande giro arriva l’1 luglio 2023, a 523 giorni dall’incidente, per il via da Bilbao del Tour de France. «Non lasciare mai che nessuno ti dica che non puoi fare qualcosa», ripete spesso Bernal e al termine di quelle tre settimane il colombiano chiude al 36° posto, poi 55° alla Vuelta dello stesso anno. «Il viaggio che ho fatto per arrivare fin qui è stato il più grande test della mia vita – ha raccontato Bernal al via di quel Tour -. Voglio ispirare la gente e mostrare che, anche quando sembra tutto perso, noi possiamo affidarci a Dio.
Ed essere forti, perché la vita ci viene data una volta sola». Domenica, finalmente, è arrivato il primo podio in una corsa World Tour, 3° alla volta Catalunya dietro a Pogacar e Landa. Un traguardo che ha condiviso con i suoi follower: sul suo profilo Instagram sotto la foto della premiazione ha commentato così: «Il primo podio World Tour dalla mia rinascita, ma siamo onesti... C’è ancora molto lavoro da fare per diventare l’Egan Bernal di prima, quindi torno a casa per continuare a lavorare». Podio bis dopo il terzo posto al Gran Camino dietro Vingegaard e Martienz. Sfatato il tabù di un podio in una prova della Serie A del circuito internazionale per il colombiano è arrivato il momento di dare l’assalto alla vittoria. Il primo slot disponibile sarà il Giro di Romandia (6 giorni di corsa) che scatterà il 23 aprile con il prologo di Payerne. E poi il suo programma prevede la terza partecipazione alla Vuelta (6° nel 2021 nell’edizione vinta da Roglic), con una possibile partecipazione al Tour.
Rosa nel cuore L’Italia, insieme alla Francia, è il paese dove il portacolori della Ineos Grenadiers ha conquistato più vittorie, quattro, delle 19 che ha nel palmares. E proprio al Giro 2021, che chiuderà in rosa a Milano il 30 maggio, risale l’ultimo successo di tappa del colombiano. La 16a tappa con arrivo a Cortina d’Ampezzo, con i 9,8 km di salita al Passo Giau usati come trampolino di gloria. Corsa rosa che lo ha visto vincere anche nella 9a tappa con lo spettacolare arrivo a Rocca di Cambio con gli ultimi 1700 metri sullo sterrato.
Ama il suo Paese Nel suo lungo viaggio verso la rinascita Bernal ha avuto ben chiari i pilastri sui quali appoggiarsi. Oltre alla fede e agli affetti più cari, il 27enne nato a Bogotà non perde occasione per dichiarare tutto il suo amore per la Colombia. Un sentimento che non esprime solo a parole ma manifesta con gesti importanti. Succede che l’idolo di un popolo che vede in lui il riscatto, anche sociale, decida di travestirsi da Babbo Natale per portare i regali a 800 bambini nel Barrio Bolivar 83 della sua Zipaquirà. Località che il 9 febbraio ha accolto Egan sul traguardo della quarta tappa del Giro di Colombia nel quale il campione ha corso con la maglia della nazionale sudamericana. Zipaquirà che, dopo le lacrime per il Tour 2019, è pronta a commuoversi di nuovo per una vittoria del figlio prediletto nato due volte.
La mia vita è cambiata in un secondo. Ma ringrazio Dio per avermi fatto passare questa prova
C’è molto lavoro da fare per ritornare il Bernal di prima, quindi continuo a pedalare
Egan Bernal