La Gazzetta dello Sport

Ciak, tocca ai registi

Paredes e Freuler: idee, tackle, assist per Roma e Bologna

- di Andrea Pugliese

La sfida a distanza per la Champions passa dai due esperti cervelli di De Rossi e Motta

Atratti sembrano quasi invisibili, perché poi sono due giocatori di cui ti rendi conto davvero quanto servano solo quando mancano. Anche se poi la storia negli ultimi mesi è cambiata eccome, perché Leandro Paredes e Remo Freuler la scena se la sono presa di diritto. A colpi di prestazion­i chic, di invenzioni, ma soprattutt­o di equilibrio. Tanto, costante. E sempre. Perché poi è quello che gli viene chiesto in particolar­e sia da Daniele De Rossi sia da Thiago Motta. Sono loro i cervelli da Champions, le menti a cui si affidano Roma e Bologna nella loro sfida a distanza per il quarto posto (sempre con la speranza, poi, che alla fine della fiera basti anche la quinta piazza per conquistar­e il paradiso...).

In campo Già, l’equilibrio, una di quelle cose che nel calcio sono poco appariscen­ti, si vedono poco, non rubano l’occhio, ma alla fine fanno gran parte della differenza tra una vittoria e una sconfitta. Paredes e Freuler sono i due che devono dare ritmo e verticalit­à, ma anche saper tenere la squadra corta, dettare le linee di passaggio da dover coprire, compattare le linee quando serve di temporeggi­are, senza andare ad allungarsi troppo. Un po’ registi e un po’ mediani, di certo con il compito di costruire dal basso. Entrambi. Perché poi De Rossi e Motta per alcuni versi sono simili e a tutti e due piace far partire la manovra da dietro. Tanto che sia l’argentino sia lo svizzero spesso si abbassano tra i due difensori centrali (la famosa salida lavolpiana) per andare a impostare e permettere ai terzini di «aprirsi», andando così a sfruttare tutta l’ampiezza del campo.

Falsa partenza Il bello, però, è che sia Paredes sia Freuler ci hanno messo un po’ a carburare in questa stagione. Partenza lenta, per qualcuno anche falsa, dovuta però a motivi diversi. Paredes veniva da una stagione sbagliata con la Juventus e con il sistema di Mourinho spesso si ritrovava a doversi «allungare» in alcune situazioni tattiche, soprattutt­o nelle transizion­i offensive, cosa che poi non gli permetteva di recuperare in tempo debito il posizionam­ento. Tanto che in un paio di partite (clamorosa quella di Verona, all’andata) la sua «lentezza» è stata fatale. Freuler, invece, aveva avuto un finale di stagione poco felice a Nottingham e anche lui ci ha messo un po’ a ritrovare idee e ritmo. Da ottobre in poi, però, ha preso per mano il Bologna e lo ha trasformat­o quasi nella nuova Atalanta, proprio dove in sei anni si è affermato e imposto al grande calcio. Paredes, d’altro canto, il grande calcio lo assapora da tempo, tanto da aver toccato il cielo con un dito grazie al titolo di campione del mondo. Con De Rossi, però, ha ritrovato fiducia e autostima, lui che di

Daniele è anche amico e confidente (non a caso, gioca con la maglia numero di 16 di DDR).

Lo sprint Oggi come oggi sono praticamen­te insostitui­bili: Paredes perché è fondamenta­le nel possesso palla gialloross­o e perché ha quella capacità di ragionare in verticale che pochi altri centrocamp­isti hanno. Freuler perché sa fare le due fasi, è ordinato e regala fosforo alle giocate rossoblù. «La Champions League? Sarebbe bello, ma nove partite sono ancora tante» ha detto pochi giorni fa lo svizzero, direttamen­te dal ritiro della nazionale. E forse ha ragione, i giochi sono ancora aperti. Anche perché la Roma è lì, che spinge, e grazie allo scontro diretto in casa spera ancora di mettere la freccia sui felsinei. «Ora ho più continuità, mi sento meglio, l’idea di gioco di De Rossi per me è la migliore. Ogni giorno mi sento molto meglio», la replica di Paredes. La sfida è aperta, a colpi di regia da Champions...

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