Roma, sofferenza e rimpianto
La rincorsa Champions della Roma subisce una frenata improvvisa a Lecce. Il bilancio di De Rossi resta ampiamente positivo – 23 punti nelle 10 partite sotto la sua gestione – ma il ritardo da colmare non ammette pause, e forse mai finora i giallorossi erano stati così in difficoltà - e soprattutto così poco efficaci nella gestione della palla - come al Via del Mare. Luca Gotti debutta in casa dopo il successo di Salerno e la pausa, e per la seconda volta tiene la porta inviolata: i salentini non ci erano più abituati. Il pareggio è addirittura stretto in considerazione del volume di occasioni create, ma il Lecce fa un passettino avanti sulla via della salvezza e uno gigante nella convinzione ritrovata.
I motivi Senza lo squalificato Pellegrini e con Dybala con non più di 15’ nelle gambe, De Rossi punta sui giovani Baldanzi e Bove, ai quali aggiunge anche Zalewski alto a sinistra, convinto che l’impianto regga grazie alle conoscenze acquisite dalla squadra. E un guizzo di Baldanzi in avvio – sinistro di poco a lato in accentramento – è promettente. Il problema è che la “fanteria leggera” avanzata invece si sfalda presto sotto la pressione del Lecce. Gotti affolla la metà campo avversaria, sporca le linee di passaggio con cui di solito la Roma risale e manda i suoi in aggressione forte sull’uomo. Il Lecce non era in disarmo con D’Aversa e il nuovo tecnico ha mantenuto l’atteggiamento di pressione alta, però ha aggiunto un paio di intuizioni valide, come l’accoppiata Gallo-Dorgu a sinistra – spinta doppia da quella parte, Karsdorp va in difficoltà anche perché Baldanzi non ha fisico e attitudine in copertura – e Piccoli trequartista ma di fatto centravanti aggiunto che ha creato con Krstovic una prima linea di sfondamento. La Roma non riesce a uscire in modo pulito, il Lecce costruisce un’occasione dietro l’altra, con Krstovic che rifinisce e Piccoli che spreca almeno tre volte, più un’altra in cui l’ex atalantino fa da sé beffando Ndicka, poi se ne aggiunge una di Dorgu fermato da Svilar. Gli unici segnali giallorossi arrivano in chiusura di tempo, quando DDR inverte le posizioni di Cristante e Bove: un invito di Baldanzi che Zalewski sul secondo palo intercetta male in acrobazia e un palo esterno di
Cambi L’ingresso di Huijsen per r Ndicka, forse in confusione per r l’ammonizione precoce che gli i farà saltare il derby, puntella la difesa e dà un po’ più di sicurezza a nel palleggio in uscita, ma Paredes resta poco lucido in distribuzione e comunque la Roma troppo spesso cerca le vie centrali. Meriterebbe forse un rigore – da a angolo, Zalewski travolto da Falcone e Blin – ma si espone anche e tanto, soprattutto dopo che Gotti i mette le frecce Banda e Sansone. Clamoroso un quattro contro o due che Dorgu, chiamato alla definizione da Krstovic, appoggia a incredibilmente a lato. De Rossi i invece ricorre a El Shaarawy e Aouar, che costruiscono, grazie al l tacco del Faraone su verticalizzazione di Cristante, l’unica vera a occasione pulita, che il francese e sbatte sul corpo di Falcone. Il Lecce non va in affanno, perché Baschirotto e Pongracic vigilano su u un Lukaku in versione ridotta, che si vede solo di sponda (El l Shaarawy non impegna troppo o Falcone) e neanche quando DDR R spende le uniche energie di Dybala nel finale. Che anzi è tutto o del Lecce. Banda costringe alla a paratona Svilar, che poi esce per r affrettare la conclusione di Sansone tutto solo sull’angolo seguente, mentre all’ultimo di re- cupero Oudin scheggia la traversa. Sospirone romanista, che per r inseguire la Champions ora dovrà prendersi il derby.