La Gazzetta dello Sport

SOBRERO «IO E ROGLIC ALMENO A 60 ALL’ORA IN CERTI ATTIMI TI SI GELA IL SANGUE»

Il piemontese era a ruota del suo capitano e lo ha visto cadere: «Abbiamo vissuto momenti pesanti, uno shock»

- di Ciro Scognamigl­io @CIROGAZZET­TA

«Non so come ho fatto a restare in piedi: questione di fortuna»

«Sicurezza? Importante è anche non andare sempre al limite»

Paura? Sì, certo. Ero in gara al Giro di Svizzera dello scorso anno, quando è morto Gino Mader

Vingegaard ha provato a frenare ma non ha fatto in tempo, in situazioni così non è facile

Primoz sta bene, ha battuto un ginocchio che si è un po’ gonfiato e dovrà fare dei controlli

Matteo Sobrero

Matteo Sobrero racconta che «si andava a 60 all’ora, almeno. E io ero subito alle spalle del mio capitano Primoz Roglic...». Piemontese di Alba, 26 anni, all’Itzulia Basque Country Matteo è venuto con un compito ben preciso: lavorare per lo sloveno, essere la sua ombra. Un compito che potrebbe rivestire anche al prossimo Tour de France. Stiamo parlando, oltre che di un ragazzo d’oro, di un corridore di ottimo livello, arrivato quest’anno alla Bora-Hansgrohe, che a 900 metri dal traguardo dell’ultima Milano-Sanremo era in testa e poteva sognare il colpo grosso (12° poi al traguardo, secondo miglior italiano dopo Bettiol, quinto). Insomma, uno capace di “fare” la corsa quando ne ha l’opportunit­à. È proprio lui a portarci “dentro” il gruppo e a quegli istanti drammatici che hanno fatto tenere il fiato sospeso a tutti.

► Sobrero, com’è andata?

«Le dicevo, mi trovavo dietro a Roglic. Era lì che dovevo essere. Qualcuno ha frenato, ma fermarsi era impossibil­e. Lo stesso Primoz è stato preso da altri che sono finiti a terra, stavolta ha avuto sfortuna e non aveva nessuna responsabi­lità. Vingegaard ha provato a frenare, ma non è riuscito a farlo in tempo ed è andato fuori strada, tirando dritto invece di seguire la curva».

► Com’era quella parte del percorso?

«Un po’ brutta. C’era un fosso in cemento, pietre, alberi. La sede stradale un po’ sconnessa. Io sono rimasto in sella, ma avendo visto il mio capitano cadere sono tornato indietro subito, ero spaventato. Sa, a quella velocità se cadi e finisci in un fosso di cemento...».

► A che velocità andavate?

«Non lo so di preciso, ma di sicuro almeno a sessanta chilometri all’ora».

► Lei come ha fatto a non cadere?

«Non lo so. Fortuna, credo. Ero dietro di lui e sono riuscito a schivarlo. In quei momenti, è così. Questioni di istanti e poi quando cadono i primi del gruppo, così, è già tanto che diversi altri siano riusciti a fermarsi in tempo e che dunque i coinvolti non siano cresciuti di numero».

► Com’era la scena nel punto della caduta?

«Mi sembravano tutti coscienti e questo mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Con Roglic ho parlato dopo, tutto sommato stava bene, ha “solo” battuto un ginocchio e si era gonfiato. Dovrà fare dei controlli, in casi come questo è inevitabil­e».

► Ma quella zona era pericolosa in definitiva, oppure non particolar­mente?

«Ma no, poteva capitare ovunque. Il fatto è che ormai le corse sono tutte “tirate” da molto presto, e già a 40 chilometri dall’arrivo si andava parecchio forte».

► Dopo, qual era il suo stato d’animo?

«La preoccupaz­ione, la paura è stata immediata. Poi, ho visto che la corsa si era fermata. Erano tutti un po’ sotto shock, sono attimi pesanti in cui si può gelare il sangue. Io ero al Giro di Svizzera dello scorso anno, quando era morto Gino Mader (per le conseguenz­e di una caduta nel corso della quinta tappa, ndr). Comunque, ho cercato di tranquilli­zzare i compagni. Poi ci hanno fatto sapere che non c’erano più ambulanze e non potevamo gareggiare per motivi di sicurezza. Su quanto è successo per i fuggitivi, invece, che si sono giocati il successo ma senza i tempi per la classifica, non ho capito bene le decisioni».

► In questi casi, si torna inevitabil­mente a parlare di sicurezza per i ciclisti.

«Certamente, lo si deve fare sempre, è un argomento che va mantenuto in primo piano costanteme­nte. Si sta facendo parecchio, si sta cercando di trovare delle soluzioni, pur sapendo che il rischio zero nel ciclismo non potrà mai esistere. Forse, bisognereb­be partire dai corridori. Nel senso: “Ogni tanto, si può mollare un attimo”».

► Nel dettaglio?

«Ultimament­e, si va sempre, sempre più forte. Ma questo deve avere un limite. Per forza. Mi riferisco a una presa di autocoscie­nza collettiva del gruppo. Anche noi, parlo in generale, possiamo pensare di frenare un attimo prima. Di non andare sempre al limite».

 ?? ??
 ?? TV/BETTINI ?? Sollievo Primoz Roglic, 34 anni, saluta e rassicura sulle proprie condizioni fisiche. Nella foto grande a sinistra, Matteo Sobrero, 26
TV/BETTINI Sollievo Primoz Roglic, 34 anni, saluta e rassicura sulle proprie condizioni fisiche. Nella foto grande a sinistra, Matteo Sobrero, 26
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy