La Gazzetta dello Sport

Derby, palla a ai piedi magici

- Di Alessio D’Urso ROMA di Stefano Cieri ROMA

Isogni non cambiano. E non ci vuole uno sforzo di fantasia immane per immaginare quello di Paulo Dybala: essere protagonis­ta nel derby con la Lazio, con tanto di selfie (magari) tenendo la folla gialloross­a come sfondo, come fece Francesco Totti sotto la curva Sud dopo aver segnato due gol ai biancocele­sti, che stavano vincendo la stracittad­ina 2-0 l’11 gennaio del 2015. È quasi una questione personale, questa sfida di sabato per la Joya che rientra dal 1’. E che può, con i suoi colpi di genio e la sua imprevedib­ilità, ridare ossigeno ad una Roma che è apparsa spenta nelle ultime uscite: ecco perché, tra ambizioni personali e fame di rivincita, il trequartis­ta argentino è pronto a riprenders­i la copertina, nella speranza di oscurare (se possibile) Luis Alberto, l’altro atteso giocoliere del match, e regalare a Daniele De Rossi il primo acuto nel debutto da allenatore contro i biancocele­sti.

Importante Proprio per DDR finora Dybala è stato una soluzione e mai un problema. Senza di lui, la squadra ha faticato, eccome. Nelle ultime tre partite, in cui l’argentino ha potuto giocare soltanto i sette minuti più recupero a Lecce, la Roma ha segnato solo un gol. E nelle quattro partite in cui non c’è stato dall’inizio, la Roma non ha giocato bene: a Frosinone, a Brighton in Europa League, contro il Sassuolo e, appunto, contro il Lecce. La dimostrazi­one che il gruppo è dipendente dal gioiello argentino, visto che non ha mostrato in sua assenza quella vivacità necessaria per sparigliar­e le carte degli avversari. E la presenza in campo del «giocatore migliore che ha la Roma», per dirla proprio con Totti, promette di fare bene anche a Romelu Lukaku, che negli ultimi mesi si è acceso solo quando è riuscito a dialogare con il compagno di reparto, non incidendo in modo significat­ivo in fase realizzati­va nelle altre circostanz­e.

Rivincita E per capire appieno il senso di quel sogno di Dybala che rimanda al simbolo Totti, occorre ricordare anche come fino a questo punto il derby non abbia portato fortuna e regalato gioie nelle ultime due stagioni. Paulo ha saltato il primo per infortunio, in due degli altri tre è stato costretto a chiedere il cambio per un bilancio di due pareggi e una sconfitta. Strano per uno come lui che, con le maglie di Palermo e Juve, ha segnato addirittur­a 11 reti contro la Lazio (2 in rosanero e 9 in bianconero), che resta l’avversario che ha affrontato di più da quando è in Italia: sabato sarà la 24esima volta, con 10 vittorie e 9 sconfitte nei precedenti. Quello di sabato, peraltro, potrebbe pure essere l’ultimo derby nella Capitale dell’argentino, nel caso in cui le strade con i Friedkin dovessero separarsi la prossima estate: un motivo in più per lasciare il segno.

Scontri diretti Se con una vittoria nel derby arriverà pure la Champions, sarebbe il massimo per lui, i tifosi e la società: garantireb­be al club un introito minimo di 40-45 milioni di euro. Per raggiunger­e l’obiettivo, dopo 10 gare con 23 punti, la Roma dovrà però confermars­i cinica in questa fase decisiva della stagione contro Lazio, Bologna, Napoli, Juve e Atalanta, con un intermezzo a Udine previsto proprio a cavallo dei due quarti di Europa League contro il Milan. Solo con un Dybala in edizione straordina­ria è possibile scalare la montagna dell’Europa che conta. E la prima tappa si chiama Lazio: la madre di tutte le partite per la Joya.

La dipendenza La squadra non può fare a meno del trequartis­ta: la sua presenza utile per Lukaku

La fantasia non passa mai di moda. Anche se cambia il modulo, anche se da un calcio fatto prevalente­mente di palleggio si vira verso uno basato più sui ritmi e sull’aggressivi­tà. Il passaggio da Sarri a Tudor sembrava dovesse implicare una vittima sacrifical­e: Luis Alberto. E invece anche nella nuova Lazio, quella che sta nascendo in queste settimane, un posto importante sarà riservato al Mago. Magari sarà così solo fino al termine della stagione. Perché poi in estate sarà rivoluzion­e e il club e lo spagnolo potrebbero decidere di comune accordo di separare le loro strade. Ma nel frattempo Luis nella Lazio ci sta. E continua ad esserci da protagonis­ta.

Ritorno alle origini Già, perché la fantasia serve sempre, anche in una formazione che vuole distinguer­si per altre caratteris­tiche, più muscolari e meno tecniche. Ma pure in una squadra del genere, anzi soprattutt­o in una squadra del genere, servono i piedi buoni. Quelli del Mago fanno le fortune della Lazio da otto stagioni, pur tra alti e bassi, pur tra momenti esaltanti ed altri meno roboanti. Ma rinunciarc­i all’improvviso sarebbe da pazzi. E infatti Tudor non ha alcuna intenzione di farlo. Specie in una partita come il derby, che può essere decisa dalla giocata di un singolo e nella quale classe ed esperienza di solito fanno la differenza. Così anche domani Luis Alberto sarà regolarmen­te al suo posto. Solo qualche metro più avanti rispetto a quanto faceva con Sarri ed anche con Inzaghi. Anche se con quest’ultimo, nel primo anno in cui giocò titolare (stagione 2017-18) agiva da trequartis­ta e non da interno come nelle annate successive. Il suo è quindi una sorta di ritorno alle origini, che potrebbe dare un senso diverso alla sua prossima fetta di carriera e, chissà, cambiare anche un finale che sembra scritto: quello di un suo addio alla Lazio a fine stagione.

Uomo derby Intanto c’è però il derby di domani. Una partita che Luis Alberto sa bene cosa significhi. È uno dei veterani dello spogliatoi­o, nonché vice-capitano della squadra (e domani potrebbe affrontare la stracittad­ina con la fascia al braccio visto che Immobile può partire dalla panchina). Per lo spagnolo sarà il derby numero 14. Il bilancio è in attivo, sia pur di poco: 5 vittorie, 4 pareggi e 4 sconfitte. Tre i gol realizzati, tutti decisivi. Il primo lo segnò il 1° settembre del 2019 e consentì alla Lazio di fissare il punteggio sull’1-1 dopo il gol di Kolarov. Gli altri due arrivarono nella partita giocata il 15 gennaio 2021, che la Lazio vinse per 3-0 sulla Roma. La doppietta del Mago arrivò dopo il gol iniziale di Immobile. Ma, al di là delle reti realizzate, Luis Alberto è sempre stato protagonis­ta nelle stracittad­ine. Nonostante un carattere che a volte sembra un po’ indolente, lo spagnolo è un giocatore che sa affrontare con lo spirito giusto le partite che contano. Per questo motivo, a partire dalla sua seconda stagione in biancocele­ste (nella prima era rimasto ai margini per l’intera annata, dovendosi ancora ambientare) non ha saltato un derby di campionato. Mentre - curiosamen­te - a causa di infortuni ha saltato ciascuno dei tre derby di Coppa Italia che si sono giocati in questo periodo (i due della stagione 2017-18 e quello dello scorso gennaio). Sarà un punto fermo anche domani. Tudor gli chiede di curare in particolar­e la fase offensiva con i suoi tocchi che mandano in porta i compagni, ma anche con le conclusion­i (a Torino, martedì scorso, ha colpito una traversa). Ma il nuovo tecnico gli chiede pure di prestare attenzione alla fase difensiva. Nella quale ha il compito di affiancare la punta centrale e condurre il primo pressing sui portatori di palla avversari. Un compito che in un match come il derby avrà particolar­e importanza. Ma Luis Alberto è pronto a stupire ancora.

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