La Gazzetta dello Sport

VOLA ALTISSIMO PER DUE SOGNI: LA DEA IN FINALE E L’EUROPEO

Anche a Firenze è stato il migliore: la prodezza su Gonzalez tiene vive le chance dell’Atalanta di giocarsi la Coppa Italia

- Di Andrea Elefante INVIATO A FIRENZE

Una delle partite top della stagione di Marco davanti a Spalletti. Che lo monitora: il tempo è dalla sua parte

Le classifich­e buttate giù ad aprile sono sempre opinabili, ma la parata di Marco Carnesecch­i sul colpo di testa di Nico Gonzalez, mercoledì sera, è stata oggettivam­ente, e probabilme­nte sarà, una delle più belle della stagione. Abbastanza da far onore alla nota scuola italiana dei portieri, che per buona sorte dei nostri club e anche della Nazionale conta tuttora su interpreti affidabili: se serviva, Carnesecch­i a Firenze si è definitiva­mente iscritto ad un club dai molti soci, da Donnarumma a Di Gregorio, passando per Vicario, Meret e Provedel.

Il peso della prodezza Ma oggi, soprattutt­o a lui, quello che interessa di più è il peso concreto, attuale, di quella prodezza. Una parata d’oro per un sacco di motivi: anzitutto perché - evitato un 2-0 ben più pesante - tiene in corsa l’Atalanta per la finale della Coppa Italia. Il vero obiettivo della stagione, assieme al pass per l’Europa (possibilme­nte Champions) che sarà, e forse proprio il sentirsi “dentro” i primi momenti cruciali ha inconsciam­ente caricato la squadra di pressione. Che non l’ha aiutata a giocare con la sicura consapevol­ezza degli ultimi tempi. Anche per questo, l’altra sera, Carnesecch­i si è proposto volentieri per affrontare i microfoni tv: sapeva che si sarebbe parlato più di quella parata che della serata annebbiata dell’Atalanta.

Il sogno azzurro Ma senza scomodare discorsi prematuri sull’inevitabil­e impennata del suo valore di mercato, che un giorno (lontano, al momento) potrebbe garantire al club nerazzurro un’altra delle sue plusvalenz­e d’oro, quel volo è stato - appunto - un upgrade anche per la sua immagine. In tribuna al Franchi, ma Carnesecch­i lo ha saputo solo dopo la partita, c’era Luciano Spalletti. Se una sua convocazio­ne per l’Europeo di giugno resta «al momento un sogno» - definizion­e di Marco - mostrarsi così, live, agli occhi del c.t. è stata un’autogratif­icazione non banale. E un’altra importante tappa di un’escalation personale che ne ha aumentato la credibilit­à a tutti i livelli. Non solo all’interno del gruppo Atalanta che oggi lo vede come un possibile leader: perlomeno sul campo, nei fatti e con i fatti.

Il gioco con i piedi Ora sono molte più le partite “salvate” da Carnesecch­i di quelle “sporcate” dagli incidenti di percorso dovuti ai suoi 23 anni. E così tornano i conti sia al club, oculato nel credere fortemente al suo ritorno, che a Gasperini: il tecnico poteva “incartarsi” nella gestione del delicato dualismo con Musso, ma lo ha tenuto vivo solo fino a quando l’argentino è uscito dal mercato; poi Gasp ha reso palese ciò che aveva già fatto intuire, ovvero la volontà di puntare sulle prospettiv­e di crescita, poi confermate, di Carnesecch­i. La battuta sull’ammorbiden­te necessario ai piedi del portiere è stato solo il suo modo per raccontare i progressi che gli chiede. Carnesecch­i non c’è rimasto male, anzi. Sa che è quello il prossimo step, e lo ha messo fra le sue priorità: crescere nell’affidabili­tà del suo contributo alla costruzion­e dal basso, per il quale il tecnico gli chiede più precisione, oltre che più coraggio nel tenere alta anche la sua posizione.

L’analisi della parata Sul resto, il Gasp sa già di poter contare: a Firenze, chiuso da squalifica­to in quel box dello stadio, un leone più volte furente non solo per i ripetuti cori beceri dei tifosi viola nei suoi confronti, è stato l’appunto che ha preso più volentieri. Perché Carnesecch­i sta migliorand­o dove doveva: quando sceglie di uscire, anche nell’uso delle sue lunghe leve. Mercoledì decisive pure fra i pali, il suo vero regno, per dire no al 2-0 di Nico. Una parata che, come sempre, è stata esaminata nei dettagli con il preparator­e Massimo Biffi, anche con l’aiuto della telecamera tattica che l’Atalanta usa per vivisezion­are tutti gli aspetti delle partite. E che ha evidenziat­o un doppio grado di difficoltà, dunque un doppio motivo per sentire di aver fatto un mezzo (più di mezzo) miracolo. Anzitutto è stato un vo

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