SUZUKA i 10 anni al Max
In Giappone i primi passi in F.1. Oggi il campione Red Bull è il padrone incontrastato, pronto a far dimenticare il ko di Melbourne 2014, NELLE LIBERE LA PRIMA VOLTA DI VERSTAPPEN: «CI IMPRESSIONÒ»
L’anniversario è spurio, perché quest’anno il Giappone “cade basso” come non era mai capitato. Per decenni è stato sinonimo di autunno. Ma pazienza, è il circuito che conta, e la ricorrenza è di quelle che meritano una certa solennità. Dieci anni fa, a Suzuka, salì per la prima volta su una Formula 1, nella fattispecie una Toro Rosso, un ragazzino di 17 anni. Gli lasciava il sedile per le libere del venerdì Jean-Eric Vergne, che probabilmente non sospettava la valenza anche simbolica del gesto. Cioè che pochi mesi dopo la sostituzione sarebbe stata definitiva. Perché il giovinetto in questione quel giorno piantò un’accelerata che dà l’idea di essere ancora molto lontana dall’essersi esaurita. Si chiamava, lo avrete certamente capito, Max Verstappen.
Segreto a Misano Quel giorno nel box c’era Luca Furbatto, oggi engineering director all’Aston Martin. «Lo portavano in palmo di mano», ricorda ora. Anche se in F.3 europea non avrebbe vinto: Max fu terzo, battuto da Esteban Ocon e Tom Blomqvist, più vecchi rispettivamente di uno e quattro anni. Ma è vero anche che solo 11 mesi prima era ancora sui kart, e lì la sua carriera parlava per lui. «Helmut Marko lo voleva a tutti i costi perché sapeva che interessava molto alla Mercedes». Moltissimo. Toto
Wolff ha tante volte ammesso quello che lui stesso definisce il suo «errore più grande». Ma è vero che coi motori ibridi stava cominciando l’era delle sue Mercedes e al box aveva una coppia, Hamilton-Rosberg, che garantiva anni di trionfi. Così la Red Bull attraverso il suo team satellite, ha fatto il colpo. Preparato in gran segreto un paio di settimane prima a Misano, dove Max, all’insaputa del mondo, aveva girato sulla STR8, la Toro Rosso del 2013. Pare facendo già una gran bella impressione.
Stupito E così venerdì 3 ottobre 2014 è stato il giorno in cui è cominciata la carriera che promette di diventare la più strepitosa della storia della F.1. «Ha voluto la macchina molto puntata», racconta Furbatto, rivelando subito quella che sarebbe sempre rimasta una sua peculiarità. Con tutta una serie di contorni che sembrano fatti apposta per irrobustire il mito. Suo compagno di garage era Daniil Kvyat, futuro fidanzato di Kelly Piquet, sua attuale compagna, e padre di Penelope, a cui Max oggi fa da patrigno. E poi la classifica di quel venerdì: dietro di lui Hülkenberg, Grosjean, Maldonado. Max è rimasto a 2”6 da Rosberg, ma ad appena 4 decimi da Kvyat e da Vettel. Più di tutto però non si può non sorridere leggendo: 12° Verstappen, 13° Perez (su Force India). «Aveva impressionato – sono sempre parole di Furbatto – dimostrando maturità, controllo dell’auto. Anche se in uscita dell’ultima curva l’ha persa. Ha preso una bella sbarellata, poi l’ha tenuta». A sgrezzarlo, quello che sarebbe diventato il suo primo ingegnere di pista, Xevi Pujolar, oggi in Sauber. A fine sessione, facendo già presagire molta personalità e una certa distanza da qualsiasi forma di umiltà, Max ha detto: «Mi sono stupito del tempo, per le mie sensazioni non stavo tirando affatto». Benvenuto, devono aver pensato i giornalisti. Che per scherzare, dato che non avevano mai visto uno tanto giovane, gli hanno chiesto: «A quanti anni è giusto esordire in F.1?». E lui: «A 14. L’età non fa differenza se sei pronto». Papà Jos intanto guardava compiaciuto, in disparte ma nemmeno troppo. Conscio che il “suo progetto”, come l’avrebbe definito anni dopo, stava per esser compiuto. «Il primo giro ero emozionato, poi è stato il solito business. No, Max non è un robot», ha detto anche a un certo
Portato in palmo di mano... Marko lo voleva a tutti i costi: sapeva che interessava a Mercedes
Volle la macchina molto “puntata”. Impressionò tutti per maturità e controllo dell’auto
punto Verstappen Sr.. Segno che già alla prima uscita qualche sospetto era sorto. «Lui è da sempre calmo e rilassato. Più le cose sono difficili e meglio riesce».
L’inizio e la fine Fa effetto pensare che 10 anni dopo quel ragazzino sia il padrone incontrastato delle corse. Che un mese fa a Gedda abbia centrato il centesimo podio. E a chi gli faceva notare quanto impressionante fosse avercela fatta a 26 anni e in soli 188 GP, lui rispondeva: «Significa che ne ho mancati 88». Fa effetto pensare che ieri, mentre prometteva la rivincita di Melbourne, abbia parlato di futuro: «Ho un contratto con la Red Bull fino al 2028. Poi capirò se continuare. Questo è l’importante: non è questione di dove». Non proprio una dichiarazione d’amore. Fa effetto pensare a come dieci anni fa l’inizio e la fine a Suzuka si siano sfiorati. Nella prima volta di Max Verstappen. E nell’ultima del povero Jules Bianchi.