La Gazzetta dello Sport

«Quando rifiutai la Juve e i soldi Firenze mi ama anche per quel no»

La scelta del ’78 senzaa rimpianti «Lì avreivrei vinto ma hoo avuto un’interatera città con me con un affettoo che mi ha accompagna­to mpagnato per anninni e che sento ancora oggi»

- di Furio Zara

Nel 1978 Giancarlo Antognoni aveva ventiquatt­ro anni, giocava guardando - ebbene sì - le stelle, e molta di quella luccicanza celeste ce l’aveva addosso: nel portamento regale, nel gesto tecnico sempre pulito e definitivo, nel giocare un calcio sempliceme­nte bello, di quella bellezza che non ha bisogno di orpelli ma vale per quello che è. Era reduce dal Mondiale che si era disputato in Argentina. Da sei anni giocava titolare nella Fiorentina: era arrivato ragazzo, ma presto era diventato il simbolo di quella squadra. Poi successe un fatto. Successe che a bussare alla sua porta fu la Juventus.

► Antognoni, ci racconti come andarono le cose.

«Ci fu una richiesta della Juventus, esplicita, fatta alla Fiorentina. Mi volevano. Venni convocato in sede, ne parlai con il presidente Rodolfo Melloni, mi disse che c’era questa opportunit­à. Lui era titubante, io ci pensai su, valutai pro e contro e alla fine decisi di non accettare. E dissi: no, grazie, resto a Firenze. (Ride) Altri tempi, vero?».

► Una scelta non tanto e non solo di vita, ma per la vita.

«Sì. E non me ne sono mai pentito. Certo all’epoca qualche dubbio mi venne, come è normale che fosse. Ero giovane, apprezzato. E quella era la Juventus del Trap, la squadra più forte d’Italia che aveva già vinto un paio di scudetti. La Fiorentina invece finiva sempre lontana dalle posizioni di vertice...».

► Che ruolo ebbe in tutto questo Gianni Agnelli?

«L’Avvocato mi stimava, non l’aveva mai nascosto. Ogni tanto lo incrociavo negli androni degli spogliatoi, quando giocavamo contro la Juventus. In verità tornò sull’argomento una sola volta, nel 1982, proprio alla vigilia della finale mondiale con la Germania. Come sa, ero infortunat­o e quella finale non la giocai, stavo nella hall dell’albergo della Nazionale a Madrid, quando mi si avvicinò l’Avvocato. E mi disse: “Antognoni, lo sa che lei è stato l’unico giocatore ad aver rifiutato la Juventus?”».

► E con Giampiero Boniperti parlò?

«Con Boniperti c’era un rapporto amichevole, ci si vedeva più spesso, conoscevo bene anche i suoi figlioli ma no, non abbiamo mai affrontato quella questione. Era una persona talmente rispettosa che non avrebbe mai detto qualcosa di inopportun­o. Avevo detto no alla Juve, ed era finita lì».

► Qualche trofeo l’avrebbe vinto e avrebbe guadagnato di più.

«Questo è sicuro, ma va bene così. Tra l’altro tanti dei compagni - da Gentile a Cabrini, da Tardelli a Causio, da Zoff e Bettega, da Cuccureddu a Scirea - erano gli stessi che formavano l’ossatura della Nazionale. Mi ci sarei trovato a occhi chiusi. Ma la mia scelta è stata per Firenze, che mi ha gratificat­o in modo diverso, di tutto quell’affetto che mi ha accompagna­to per anni e che sento ancora oggi. Forse l’ho meritato anche per quel rifiuto, chi lo sa».

► Alla Juventus lei ha segnato due gol.

«Il primo nel maggio del 1975, 4-1 per la Fiorentina al Franchi, un diagonale preciso dentro l’area, su imbucata di Casarsa. Era il gol del momentaneo 2-0. E il secondo nel novembre del 1983, quella volta finì 3-3. Gol in tuffo di testa, tra l’altro, una rarità».

► Gol bellissimo, va sottolinea­to.

«La domanda è: che ci facevo in area di rigore? Di solito ci entravo davvero molto raramente. In quell’occasione mi feci quaranta metri palla al piede, allungai per Pasquale Iachini sulla fascia e andai in mezzo all’area a ricevere il cross: tutto perfetto».

► Antognoni, lei che l’ha vissuta in prima persona: ci spieghi la rivalità che Firenze nutre nei confronti della Juventus.

«È una cosa che dura da un sacco di tempo. I fiorentini sono così. La Juve è la squadra da battere. Ci sono stati anni di grandi tensioni. Penso a quando - prima del Mundial 1982 - ce la giocammo punto a punto fino all’ultima giornata...».

► Chi lo meritava quello scudetto?

«Diciamo che sarebbe stato giusto giocarcelo nello spareggio. E dieci anni dopo scoppiò la rivolta quando Baggio andò alla Juve, ma anche di recente, con le cessioni di Chiesa e Vlahovic, non è che i rapporti siano migliorati».

► Oltre alla sfida di domenica sera a Torino c’è la possibilit­à che Fiorentina e Juventus si ritrovino anche in finale di Coppa Italia.

«Domani mi aspetto una gara molto equilibrat­a. Per quanto riguarda la Coppa Italia: la Juve con il 2-0 dell’altra sera contro la Lazio ha già un piede in finale, più dura per la Fiorentina, l’1-0 non ti dà certezze e a Bergamo al ritorno dovrà giocare una grande partita».

► Perché Antognoni è fuori dalla Fiorentina?

«Ho avuto questa diatriba con la società, è cosa nota. Un matrimonio durato poco, mi hanno offerto un ruolo che non ho accettato: tutto qui».

► A Firenze però dicono: non importa se Antognoni è dentro o fuori al club, perché Antognoni è la Fiorentina.

«(Ride) Vede, questo è quello che intendo per amore e quando sento qualcuno dire così mi fa felice e mi ripaga di tutto».

I gol

Alla Juve segnai in due partite: nel 1975 vincemmo 4-1, nel 1983 finì 3-3

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LIVERANI/GETTY Amarcord Un duello tra Giancarlo Antognoni e Lionello Manfredoni­a in Fiorentina­Juventus. A lato, la bandiera viola oggi: ha appena compiuto 70 anni
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