NEL NUOVO ORDINE TUTTO SI ROVESCIA COSÌ MBAPPÉ DETTA I SUOI TEMPI AL REAL
C’è quasi uno scambio di ruoli in commedia, quello di Mbappé e del Real comincia a essere un mondo capovolto. Il grande campione da una parte, il club più poderoso del pianeta dall’altra. Chi comanda e chi invece si adegua? Finora tutto era sembrato abbastanza chiaro.
Ai tempi del primo Madrid galattico – quello di Figo, Zidane, Ronaldo, Beckham – era la Casa Blanca, se non proprio Florentino Perez in persona, a fissare il calendario degli annunci e delle presentazioni delle nuove star.
Lo stesso meccanismo si era ripetuto con la seconda ondata di arrivi galattici, attorno agli anni Dieci, quella di Kakà, Benzema e CR7. Stavolta, come riporta il quotidiano spagnolo “Marca” –
molto attendibile quando scava in casa Real – è il Madrid ad aver chiesto a Mbappé di trovare la data idonea per l’annuncio del suo trasferimento nella capitale
spagnola. È un segno dei tempi, la definizione di un nuovo ordine che sta cambiando i rapporti di forza anche nel calcio.
In questa opzione ci sono una serie di ragioni decisamente legate allo stato delle cose e al buon senso. Da quando Mbappé, il 13 febbraio, ha comunicato ai vertici del Psg che nella prossima stagione non avrebbe continuato a indossare la maglia del club il suo status è cambiato. Il capitano della nazionale francese ha perso quella specie di franchigia che lo rendeva intoccabile. Luis Enrique ogni tanto non lo fa giocare dall’inizio e molto probabilmente lo risparmierà anche stasera nel match di campionato contro il Clermont, ultimo in classifica. Con una certa regolarità, il tecnico spagnolo sostituisce Mbappé nel corso del match, facendone
lievitare la rabbia e lo scontento.
Dopo l’ultimo episodio, quando Luis Enrique l’ha fatto uscire al minuto 64 nel big match col Marsiglia, Kylian si è lamentato in modo indiretto, attraverso il suo entourage, per la mancanza di rispetto. È una sfida aperta. L’allenatore giustifica le sue scelte, spiegando che la squadra deve abituarsi a giocare senza Mbappé, visto che ha deciso di andarsene.
Per ora, il braccio di ferro produce discreti risultati: il Psg vola verso il titolo con 12 punti di vantaggio sulla seconda, che è il Brest, giocherà la finale di Coppa di Francia contro il Lione, e mercoledì se la vede col Barcellona di Xavi nell’andata dei quarti di Champions. Teoricamente, dunque, il “triplete” per il Paris è ancora possibile e – nonostante tutto – il bottino personale di Mbappé resta molto significativo: 39 gol segnati in 39 presenze (alcune, come detto, piuttosto precarie) sono un dato che continua a fare la differenza. Due anni fa, all’asso del Psg erano servite 46 partite per segnare lo stesso numero di gol. All’epoca aveva ancora tra i piedi Neymar e Messi, un intralcio da cui si era liberato dopo aver ribaltato i rapporti di forza e conquistato un potere decisivo all’interno del club. Adesso, a quanto pare, l’urgenza di Mbappé è di non legare in alcun modo il suo nome a quello del Real finché continua a esistere la possibilità che Blancos e Psg si affrontino in Champions. L’ipotesi non del tutto remota riguarda la finale, in programma a Londra il primo giugno. Tutti sanno che presto Kylian giocherà col Madrid – avrebbe firmato un quinquennale – ma ufficialmente non si dice. Toccherà allo stesso Mbappé decidere quando farlo, tenendo conto della fine dei campionati in Francia e Spagna oltre che delle evoluzioni in Champions. Il Bernabeu sarà allestito a festa per i concerti di Taylor Swift – la cantautrice che incide sulle elezioni Usa – in programma a fine maggio. La presentazione del Mbappé neogalattico potrebbe seguire sullo stesso palcoscenico dopo qualche giorno. Sulla carta sarà un Real quasi ingiocabile.
In realtà il potere debordante di Mbappé nel club bianco rischia di minare gli equilibri dello spogliatoio. Come reagiranno Vinicius, Bellingham e le altre star all’arrivo del nuovo re?
Toccherà a Carlo Ancelotti, con la sua infinita empatia, trovare la formula giusta per cucire tutto assieme. Non sarà un gioco da ragazzi, ma se gli riuscirà potrà davvero segnare un’epoca.