La Gazzetta dello Sport

TANTE CADUTE PER I BIG PESANO SU GIRO, TOUR, OLIMPIADI E MONDIALI

- di DAVIDE CASSANI

Prima Van Aert, ora Roglic, Evenepoel e Vingegaard. Tutti fuori per cadute, e che cadute. Quest’anno erano già saltate quasi tutte le grandi sfide per colpa di programmi che mai vedevano questi fenomeni lottare tra di loro. Sì, perché in questo momento ci sono sei campioni che difficilme­nte lasciano spazio ad altri.

Sono quasi sempre loro che vincono. Mi riferisco a Jonas Vingegaard, Wout Van Aert, Tadej Pogacar, Remco Evenepoel, Mathieu Van Der Poel e Primoz Roglic, fuoriclass­e un gradino sopra tutti gli altri. Vero, Mads Pedersen e Jasper Philipsen hanno vinto Sanremo e GandWevelg­em ma, almeno secondo me, sono di poco sotto i “favolosi sei”.

Alla Strade Bianche c’era Pogacar (non gli altri cinque), che ha stravinto partendo tutto solo a 81 km dall’arrivo. Alla Sanremo, oltre allo sloveno è partito Van der Poel, che nonostante fosse alla prima corsa della stagione se l’è giocata fino a 5 km dall’arrivo mettendosi poi a disposizio­ne del compagno di squadra Philipsen che ha vinto. Al Fiandre il campione del mondo si è rifatto staccando tutti e sfruttando l’assenza di Pogacar e Van Aert.

Qual è l’effetto di queste cadute? Profondi cambiament­i nei programmi, ovvio. Van Aert ha dovuto dire addio a Fiandre e Roubaix, la speranza è che possa presentars­i al Giro. Manca un mese e la situazione pare in rapido migliorame­nto: lui non è uomo da classifica e proprio per questo la possibilit­à di vederlo in Italia è ancora concreta. Se ce la farà, faticherà nella prima settimana, ma poi un paio di tappe sono alla sua portata: anche per colpa di questo contrattem­po, sarà l’uomo da battere ai Giochi di Parigi, non nella crono ma nella prova in linea. Roglic è rimasto coinvolto in due cadute in due giorni, ma sembra se la sia cavata abbastanza bene. I suoi piani non cambierann­o, il Tour resterà il suo grande obiettivo e ci arriverà al massimo della forma. Evenepoel invece dovrà rinunciare alla Liegi, lui che ha dominato le ultime due edizioni. La rottura di clavicola e scapola lo terrà bloccato per una ventina di giorni, ma il Tour non è a rischio. Uno stop del genere qualche strascico lo lascerà, perciò un posto tra i primi cinque potrebbe già essere un buon piazzament­o, però per l’Olimpiade potrebbe diventare l’uomo da battere, sia a crono sia in linea, e i Mondiali svizzeri di settembre saranno un suo obiettivo.

Per Vingegaard invece la faccenda è ancora più seria. Non sono la clavicola e le costole a impensieri­rlo, ma lo “pneumotora­ce” perché, dicono gli esperti, il riposo forzato non sarà inferiore a 30 giorni. Facciamo due calcoli, se dovesse tornare in bici a inizio maggio, avrebbe la possibilit­à di gareggiare a inizio giugno, in tempo per partire al Delfinato e per iniziare il Tour con una discreta condizione. Ricordate Pogacar lo scorso anno? Cadde alla Liegi, restò fermo una ventina di giorni, quando si presentò al Tour stava bene ma non benissimo.

Nel ciclismo di oggi, se perdi 20/30 giorni di preparazio­ne torni a zero, ricomincia­re è davvero complicato. Il Pogacar d’inizio stagione 2023 (prima della caduta) non avrebbe mai avuto una giornata nera come quella in cui perse minuti su minuti da Vingegaard tanto da dire via radio: «Sono sfinito».

Il danese è al primo incidente grave da profession­ista: bisogna capire, anche a livello mentale, quali saranno le reali conseguenz­e. Di sicuro, così tante cadute ci privano di sfide che hanno reso e rendono memorabili le corse di questo periodo. Abbiamo bisogno di corridori top, quindi mi auguro che la loro guarigione sia più veloce possibile: con loro in gara, il ciclismo è più bello.

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I primi soccorsi prestati ai corridori caduti nel Giro dei Paesi Baschi. Disteso a terra in maglia gialla c’è Jonas Vingegaard, 27 anni, vincitore degli ultimi due Tour de France.
Immagini shock I primi soccorsi prestati ai corridori caduti nel Giro dei Paesi Baschi. Disteso a terra in maglia gialla c’è Jonas Vingegaard, 27 anni, vincitore degli ultimi due Tour de France.
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