L’impresona
IL CAGLIARI RIMONTA E VINCE ATALANTA SUONA L’ALLARME
Scamacca subito in gol, ma i sardi hanno cuore e con Augello e Viola la spuntano all’89’ Dopo Firenze, in Coppa Italia, la Dea stecca un’altra volta
OOtto partite, quelle che all’Atalanta restano da giocare in campionato, forse sono ancora abbastanza per coltivare - magari a fatica - pure i sogni europei più ambiziosi: il calendario in teoria è dalla sua parte, perché affronterà soprattutto squadre della parte destra della classifica, ma proprio il Cagliari ha detto che aver vinto prima di ieri 12 partite su 14 contro rivali che la guardano dal basso non è una garanzia a prescindere per il futuro. Anzi. Intanto la partita di ieri - 4 giorni dopo la sbandata di Firenze - è abbastanza per dire che siamo a due lezioni di fila: un allarme da non trascurare. Anzi. Sette partite, quelle che restano al Cagliari, saranno abbastanza per salvarsi, se le giocherà tutte così. Con questa condizione fisica e mentale: ha vinto 3 delle ultime 6, ha perso solo una volta nelle ultime 7. Con questa scossa che sente nel suo stadio, dove ha fatto più o meno tre quarti dei punti e ha segnato sempre nelle ultime 7 partite. Con questo spirito, soprattutto: il Cagliari gioca spesso in salita, quasi ne avesse bisogno per risvegliare la sua identità, e con quello di Scamacca ha preso 17 gol nella prima mezz’ora, ma con i 3 di ieri ha recuperato 16 punti da situazioni di svantaggio. Tantissimi. Esattamente quasi tutto ciò che serve per sperare in un’altra Serie A in cassaforte.
Dea sgonfiata E’ giusto chiedersi, e l’Atalanta lo farà, se perdendo una partita su tre (ieri decima sconfitta in campionato) e tornando dai suoi viaggi con appena 19 punti, quando un tempo era proprio in trasferta che faceva da padrona, si possa davvero sperare nella Champions. In questa giornata la Dea ha perso tre punti dalla Roma e uno dal Bologna, quando poteva rosicchiargliene due: la vittoria di Napoli pareva averla caricata a molla, invece sembra averla come sgonfiata, anche mentalmente. Battaglie come quella di ieri erano il suo paradiso, ieri il Cagliari l’ha messa sotto proprio così, facendo suoi al di là dei numeri (70-66) tutti i duelli più importanti, quelli nei momenti cruciali. L’ha piegata anche e soprattutto sul piano del dinamismo, dell’intensità, della cattiveria. E poi ha vinto con altre sue armi: i gol dei subentrati, e con quello di Viola (super specialista con 4) sono 12; i gol quando la partita volge al tramonto, ora otto segnati negli ultimi 5’, recuperi compresi. Una squadra che non molla mai, alla faccia dei crampi in serie a fine partita.
La svolta di Ranieri Il Cagliari ha sofferto per 20’, quelli in cui l’Atalanta si era presa il controllo del campo e del risultato: un tiro alto di Ederson era stato il primo avvertimento, lo schiaffo è arrivato dopo 13’, confezionato dai tre uomini offensivi di Gasperini. Koopmeiners in verticale su Lookman, radente da sinistra per Scamacca e tocco persino delicato, per punire il ritardo distratto di Dossena con l’ottava rete in campionato, tutte da titolare. Il continuo ma impreciso cercarsi dei due attaccanti di Gasperini, piuttosto che portare frutti più concreti, ha solo dato coraggio al Cagliari e allo stesso tempo convinto Ranieri della necessità di cambiare qualcosa. E lì, scompaginando equilibri e certezze della Dea, ha iniziato a vincere la sua sfida a distanza con Gasp. Con i suoi stessi principi: uomo contro uomo, soprattutto Sulemana su Koopmeiners, disegnando una difesa a tre (se necessario a cinque), con Deiola ulteriormente abbassato, Nandez più alto e Gaetano galleggiante da mezzala. Così ha rimesso equilibrio nelle forze a centrocampo, facendone il cuore della sua battaglia. E anche il territorio di conquista della palla che a fine primo tempo Gaetano ha messo in verticale per Shomurodov, bravo a liberare la corsa di Augello per l’1-1.
La forza dei cambi Se serviva, il pareggio ha dato ancora più coraggio al Cagliari e non ne ha aggiunto all’Atalanta. Come non hanno aggiunto granché i cambi decisi da Gasperini: De Ketalaere e Touré si sono accesi molto a sprazzi, Bakker è stato addirittura sostituito, Holm ha confermato il suo momento di involuzione. Proprio pescando dalla panchina, invece, Ranieri ha vinto un’altra volta: al di là della freschezza di Zappa e Azzi, assist di Luvumbo e colpo di testa con timing perfetto di Viola per il 2-1. Ovvero quando la volontà vince anche sui meriti.