«Derby scudetto? No alle tabelle Restiamo lucidi e finiamo il lavoro»
Il tecnico e il traguardo vicino: «Qui dentro c’è grande armonia, sembrava di essere a San Siro»
Quest’anno abbiamo fatto qualcosa di clamoroso vincendo 26 partite su 31 in campionato
Noi fuori dalla Champions? Dobbiamo essere fieri del nostro cammino in Europa in questi anni
Simone Inzaghi Allenatore Inter
Serenità «Siamo andati sotto, ma non ho dovuto alzare la voce. Abbiamo creato tanto»
Il “chiarore delle stelle”, diceva quella canzone-monumento dei Nomadi. L’Inter che questo dolce tepore lo sente ormai sulla pelle, distante appena otto punti, ha smesso da tempo di vagabondare: conosce la direzione, ritrova la strada di casa anche nelle serate più difficili, come questa di Udine che si era complicata senza un perché. Simone Inzaghi anche stavolta ha indovinato la via di fuga con un cambio - il solito Frattesi uomo della provvidenza all’ultimo secondo – e alla fine lo hanno inquadrato mentre lanciava un urlo di purissima gioia. Era l’assolo di un cantante di successo che sta per ricevere un meritato premio, anche se a dire di Simone ieri non è stato necessario alzare i decibel durante l’intervallo: «Siamo andati sotto, ma alla fine del primo tempo non ho alzato la voce, perché avevamo creato tanto… - ha ammesso il tecnico -. Dovevamo solo restare concentrati e così è stato. Ci abbiamo creduto e non abbiamo mai mollato: sembrava di essere a San Siro, si è creata una grandissima sinergia con tifosi. Così i ragazzi sono stati semplicemente strepitosi, mi emozionano sempre perché mi stanno dando tutto».
Verso il derby I pianeti si stanno allineando, si avvicina il momento in cui l’agognata seconda stella potrà essere lì a portata di mano giusto nel derby con il Milan del 22 aprile. È il sogno che, in fondo, custodisce ogni tifoso dell’Inter, ma guai a parlarne all’allenatore: «Non dobbiamo guardare tabelle, ma essere lucidi, tenere alta la concentrazione e pensare solo a domenica quando avremo il Cagliari. Ci mancano 8 punti, non conta altro, e il gruppo deve andare in un’unica direzione. Qui c’è grande armonia, si aiutano tutti, chi entra ci dà sempre una grande mano. Ora bisogna finire nel migliore dei modi». Almeno formalmente, dunque, nessun guanto di sfida al Diavolo: meglio concentrarsi solo sul percorso e sul trionfo storico, anche per non farsi vincere da eventuali rimpianti. Quelli potrebbero zompare addosso a ogni nerazzurro vedendo domani in tv l’Atletico Madrid battagliare contro il Borussia: «Dobbiamo guardare il nostro percorso, in Europa siamo fieri di quello che abbiamo fatto e non abbiamo rimorsi – si è subito difeso Inzaghi -. Nel doppio confronto con l’Atletico avremmo probabilmente meritato noi, ma è andata così. Dovevamo forse fare un gol in più a San Siro, ma non ho nulla da rimproverare a questi ragazzi». Anche volendo, sarebbe impossibile perché fino alla fine l’Inter di Simone salta di record in record: se è la seconda squadra ad aver guadagnato almeno 82 punti dopo le prime 31 gare, è diventata la prima ad andare a segno in ogni benedetta partita a questo punto del tragitto. Ok, prima ci sarà il Cagliari, ma il 22 aprile è giusto dietro quella curva. E Inzaghi, in fondo, sa che quell’assolo può diventare storia.