Mantova si sente in paradiso Un trionfo a chilometro zero
Il presidente Piccoli: «Per ricostruire ci siamo basati sulla territorialità. E dire che avevamo solo 3 giocatori...»
Mi piace sempre dominare il gioco Non sopporto i colleghi scienziati
In undici mesi l’inferno è diventato miele. E il Mantova si ritrova in Serie B 14 anni dopo l’ultima volta. L’albergo di Giussano che ospita la squadra a 15 minuti dal campo di Meda è silenzioso poche ore prima della sfida contro il Renate. Un silenzio gaudioso dopo la notte di festeggiamenti in città. «Non ho più l’età per fare questi orari – ha sorriso seduto in poltrona il presidente Filippo Piccoli -, ma la gioia è più grande della stanchezza. Non ho mai pensato di lasciare la società anche nel momento di massimo sconforto. Sarà anche per questo che la gente di Mantova ha compreso».
Rinascita Seicento abbonati quando si pensava di giocare in D, 4.200 in C. La società ha voluto mostrare subito alla tifoseria e alla città il desiderio di ripartire forte presentando l’allenatore Davide Possanzini il 30 giugno. «Per esserci ho risolto di mia volontà il contratto con il Brescia – ha spiegato -. Il mio calcio? Mi piace dominare il gioco. I colleghi scienziati non li sopporto». Giocatori in rosa all’inizio? Tre: Mensah, Monachello e Panizzi. La costruzione della squadra è toccata a un bresciano ed ex Brescia, il direttore sportivo Christian Botturi. Classe 1980, aveva già creato nella stagione precedente il miracolo Pro Sesto (campione d’inverno con la Feralpisalò, eliminato ai playoff ai quarti). «I giocatori
hanno fatto un atto di fede», sorride Possanzini. Il ripescaggio non era sicuro – ammette Botturi -. E nemmeno io e l’allenatore sapevamo in quale categoria avremmo giocato. Abbiamo fatto mercato tenendo presente anche la territorialità – continua Botturi -. Il mio incontro con il presidente? In un bar in provincia di Brescia. Dopo alcuni confronti arriviamo a quello decisivo e gli chiedo: “Si presenti con un pennello”. Non capiva. E’ arrivato con un pennello da imbianchino, quello che intendevo. Vedevo Mantova come un ambiente da ristrutturare in toto». E la scelta di Possanzini? «Lo avevo seguito a Brescia. E poi mi sono nascosto intorno ai campi di Torbole Casaglia, il centro sportivo bresciano, per osservarlo. L’incontro con il portiere Festa, il primo acquisto, l’ho fatto in un distributore a Montichiari». Nasce il Mantova a costo quasi zero, con soli tre giocatori in prestito e un monte ingaggi tra i più bassi da 2 milioni. Filiera corta con tre teste su tutti: Piccoli, Botturi, Possanzini. Ma tante altre ad affrontare il lavoro quotidiano sul campo e fuori (come il responsabile scouting Vincenzo Talluto).
Il futuro «Al posto di Botturi io avrei accettato? Credo di no…» ammette Piccoli. Il d.s. e il tecnico Possanzini hanno contratti anche per la prossima stagione (Botturi fino al 2026, per l’allenatore è scattato il rinnovo previsto già per la qualificazione ai playoff), ma intorno a loro due ci sono diversi interessi. «Li vedrò nei prossimi giorni per spiegare il mio piano triennale – rivela Piccoli, fondatore del Gruppo Sinergy, ex socio di Maurizio Setti proprio nel Mantova e sponsor di maglia del Verona -. Non immagino la B senza di loro». E appena finita la stagione inizieranno i lavori al Martelli per il quale il Comune ha stanziato 3 milioni e allungato la convenzione con il club per altri 15 anni. Piccoli, veronese di nascita e ancora residente in città, è stato travolto dall’entusiasmo mantovano. Curioso come sia nata la festa domenica sera. Squadra già in ritiro a Giussano, ma appena è stata aritmetica la promozione il pullman si è diretto a Mantova (con il presidente a bordo) per festeggiare in città dalla mezzanotte all’alba. Alle 16 la squadra era di nuovo a Giussano. Ieri sera a Meda, contro il Renate, per l’applauso degli oltre mille tifosi giunti in Brianza festeggiando al 90’ nonostante il dolce ko.