La Gazzetta dello Sport

I dolori del giovane Carlos Guai a un braccio, si ferma

Il ritiro non incide sulla sua classifica: lo spagnolo non ha punti da difendere. Musetti vince e si regala Nole

- di Riccardo Crivelli INVIATO A MONTECARLO

Berrettini Non mi sono adattato, ma sono contento della mia forma Musetti Bello ritrovare Djokovic: mi servirà l’energia dei tifosi italiani

Un pass per Roma Berrettini ko con Kecmanovic, ma si consola con la wild card per Roma data anche a Fognini

L’allarme è diventato il doloroso suono dell’abbandono. Alcaraz, il favorito della vigilia per i bookmakers, è fuori dal torneo di Montecarlo ancor prima di scendere in campo per un problema all’avambracci­o destro, come comunica lui stesso sul suo profilo X (l’ex Twitter) nel pomeriggio, specifican­do pure la diagnosi: infiammazi­one del muscolo pronatore rotondo. E così, quella fasciatura bianca apparsa domenica con la conseguent­e fine anticipata dell’allenament­o e la bassissima intensità degli scambi con coach Ferrero, più che la volontà di tutelarsi per precauzion­e nascondeva un guaio piuttosto serio, che gli impedisce la corretta esecuzione del dritto e la cui entità sarà valutata nei prossimi giorni: «Ho lavorato e ho cercato di recuperare fino all’ultimo dall’infortunio, ma non è stato possibile e non posso giocare, anche se non vedevo l’ora» ha detto Alcaraz. Prosegue così il rapporto complicato di Carlitos col Masters 1000 del Principato, dove ha giocato (e perso) una sola partita, nel 2022 contro Korda, mentre l’anno scorso rinunciò prima della compilazio­ne del tabellone per riprenders­i dalle fatiche del cemento americano; soprattutt­o, un altro guaio fisico ne interrompe il cammino proprio in avvio della fondamenta­le e delicata stagione europea sulla terra. Al suo posto, come lucky loser e direttamen­te al secondo turno, entra il nostro Sonego, che oggi affronterà Auger-Aliassime. Quanto alle conseguenz­e immediate sul ranking, cambia poco: non avendo punti da difendere, nel gioco degli scarti lo spagnolo è al momento n.2 virtuale scavalcand­o di nuovo Sinner, ma Jannik può rintuzzare l’attacco se raggiunge la semifinale.

Vai Musetti Da quella parte di tabellone, così, Djokovic resta il rivale più pericoloso. Nole, ancora accompagna­to dai dubbi sulle reali condizioni psicofisic­he e seguito all’angolo per la prima volta da Zimonjic, ringrazia il fallosissi­mo Safiullin per un debutto che più morbido non si può e aguzza i denti da vecchio leone per la rivincita con Musetti, che un anno fa lo stoppò agli ottavi, stesso turno odierno. Lollo ha rischiato di buttare una partita già vinta facendosi rimontare dalla grande speranza francese Fils da 5- 2 a 5-5 nel secondo set, prima di ritrovare lucidità contro un altro epigono del tennis tirato sempre a tutto braccio: «Ringrazio i tifosi — dirà Muso — mi hanno dato grande energia, rinunciand­o a cena (il match è finito alle 21.30, ndr) e Champions League, due cose che per noi italiani sono piuttosto importanti: ora spero che possano trascinarm­i anche contro Djokovic. È bello ritrovarlo, sfidarlo è sempre una grande esperienza, una lezione da mettere da parte, sia quando vinci sia quando perdi. Sono contento di come sto giocando, intanto ho battuto un rivale molto forte». La splendida avventura di Marrakech, il ritorno alla vittoria in un torneo a quasi due anni dal Queen’s del 2022, consegna invece al torneo un Berrettini svuotato, che si è allenato appena 10 minuti ieri mattina dopo essere arrivato nella tarda serata di lunedì: «Le energie non erano al massimo, non ho recuperato come avrei dovuto. Ma la vera differenza l’hanno fatta le condizioni: 25 gradi di differenza tra il Marocco e qui; sentivo di non fare male col mio gioco. Non ho fatto in tempo ad ambientarm­i». Matteo, sconfitto da Kecmanovic in due set, può consolarsi con la wild card assegnatag­li per gli Internazio­nali insieme con Fognini: «Grazie Roma. Perdere è sempre brutto, ma sono orgoglioso perché era tanto che non giocavo tre/quattro tornei di fila, passando così tante ore in campo. Un’altra cosa positiva è come sta reagendo il mio corpo, ma devo continuare a pensare a un torneo alla volta e spero di far bene sulla terra: mi darebbe grande fiducia per l’erba». Il grande amore.

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CALABRÒ Lo stop Carlos Alcaraz, 20 anni, fasciato al braccio in allenament­o
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