DAL MILAN AL MILAN È UN NUOVO INZAGHI COSÌ PUÒ CANCELLARE LA BEFFA DEL 2022
Superare prima il Cagliari, poi festeggiare con il Diavolo che gli ha tolto il titolo 2 anni fa: sarebbe la gioia più grande
Non potrebbe esistere esorcismo migliore di questo preparato con pazienza, cucinato per due lunghi anni nelle segrete stanze di Appiano. Dal Diavolo che ha infestato a lungo le sue notti al Diavolo rispedito all’inferno nella più crudele delle maniere: è come se il destino abbia riservato a Simone Inzaghi la possibilità di una vendetta perfetta, un paio di stagioni dopo la delusione più grande della vita. Lunedì 22 il tecnico dell’Inter può fare l’ultimo passo verso la stella contro il Milan, schiantato negli ultimi cinque derby, un paio di volte anche nella nobiltà di una semifinale di Champions. Recentemente ha stravinto dando l’immagine di una superiorità manifesta, con un parziale irreale di 12 gol fatti e uno appena preso, ma forse per chiudere il cerchio non poteva bastare questo parziale super: serve dell’altro, serve una rivincita domestica, tutta dentro alla Serie A, e con annessa gioia superiore rispetto a quella del rivale nel 2022. Anche se sbiadito di fronte alla nuova primavera nerazzurra, il ricordo della vecchia beffa subita dal Diavolo non è andato via del tutto. Radu a Bologna, le vie di Milano colorate di rosso e di nero, Ibra che con un microfono arringa un popolo in festa come un generale dopo una guerra vinta: certi fantasmi ancora svolazzano nel cielo di Appiano. Per questo Inzaghi, come tutti i suoi soldati, vuole proprio vincere in casa dei cugini: nel preparare la sfida di domenica in casa contro il Cagliari, il tecnico nerazzurro ha comunque messo in controluce la gara successiva nello stesso stadio. Sarà comunque il primo scudetto della vita, strameritato premio di una carriera, dopo una crescita oltre ogni difficoltà. Adesso Simone ha il vento alle spalle e la storia davanti: aggiungere una stella al petto in più del Milan, e farlo proprio contro il Milan, sarebbe una impresa incancellabile.
Nessuno così Il suggello finale nel derby è bramato da qualsiasi nerazzurro sul pianeta ma, comunque vada, questo campionato 2023-24 è già entrato di diritto negli almanacchi. E pure nel vocabolario: il cosiddetto “Inzaghismo” gira di bocca in bocca, è diventato una filosofia ammirata in Europa. Un preciso modo di stare in campo e di inseguire la vittoria. L’Inter di Simone, infatti, è diversa rispetto alle altre Inter scudettate: a unire Bersellini e Trapattoni prima, Mancini-Mourinho-Conte dopo c’era lo stesso animo guerriero. Erano tutte squadre schiaccianti nel fisico, pronte alla guerra. Dei carrarmati con i cingoli. Anzi, proprio in quello spostare a spallate gli avversari si vedeva un preciso Dna nerazzurro. La squadra di Inzaghi, invece, ha trasformato quella tradizione e ha ben altra gentilezza: ricerca il gioco, insegue la bellezza, non smette mai di costruire azioni come nell’assalto finale a Udine. E poi i numeri, testardi ed inequivocabili: non c’è squadra in Europa con +60 di differenza reti. L’Arsenal ha segnato come l’Inter 75 gol, ma ne ha presi 24 a differenza dei 15 nerazzurri. Il grande Real, il Leverkusen dei miracoli e il danaroso Psg, tutte in vetta nei rispettivi campionati, non hanno dato la stessa impronta. Se la squadra di Inzaghi battesse pure il Cagliari, diventerebbe la prima formazione della nostra storia capace di toccare la quota degli 85 punti dopo 32 gare di A.
Nella storia Mentre progetta in una notte sola la vendetta inseguita da anni, Inzaghi pensa pure al futuro. Ormai è un manager “stanziale”, ha voglia di continuare a Milano nonostante qualche sirena canti dall’Inghilterra. Da tempo i dirigenti si sono convinti di proseguire con lui a lungo: non è solo il metodo democratico di
Il futuro E una volta scacciato il fantasma di Radu, a fine stagione il tecnico firmerà il rinnovo biennale
gestione dello spogliatoio o la capacità di unire bello e vittoria, ai piani alti interisti è stata apprezzata (e verrà ricompensata) la crescita nella gestione della difficoltà. Dopo il famoso scudetto scivolato due anni fa e da esorcizzare adesso, erano arrivati pure i tormenti del 2023, ma Simone ha dimostrato di essere saldo nei nervi. A stella raggiunta firmerà il rinnovo biennale con opzione per un altro anno. Tradotto, potrebbe restare in sella fino al 2027 e in quel caso sarebbero sei stagioni consecutive sulla panchina dell’Inter, storicamente usurante per tutti. Più delle cinque stagioni di Bersellini e Trapattoni, da quando esiste la A a girone unico ha fatto meglio solo il Mago Herrera che arrivò a otto. Nessuno di questi giganti, però, nella vittoria di uno scudetto è stato tanto diabolico come potrebbe essere Simone.