La Gazzetta dello Sport

DAL MILAN AL MILAN È UN NUOVO INZAGHI COSÌ PUÒ CANCELLARE LA BEFFA DEL 2022

Superare prima il Cagliari, poi festeggiar­e con il Diavolo che gli ha tolto il titolo 2 anni fa: sarebbe la gioia più grande

- di Filippo Conticello

Non potrebbe esistere esorcismo migliore di questo preparato con pazienza, cucinato per due lunghi anni nelle segrete stanze di Appiano. Dal Diavolo che ha infestato a lungo le sue notti al Diavolo rispedito all’inferno nella più crudele delle maniere: è come se il destino abbia riservato a Simone Inzaghi la possibilit­à di una vendetta perfetta, un paio di stagioni dopo la delusione più grande della vita. Lunedì 22 il tecnico dell’Inter può fare l’ultimo passo verso la stella contro il Milan, schiantato negli ultimi cinque derby, un paio di volte anche nella nobiltà di una semifinale di Champions. Recentemen­te ha stravinto dando l’immagine di una superiorit­à manifesta, con un parziale irreale di 12 gol fatti e uno appena preso, ma forse per chiudere il cerchio non poteva bastare questo parziale super: serve dell’altro, serve una rivincita domestica, tutta dentro alla Serie A, e con annessa gioia superiore rispetto a quella del rivale nel 2022. Anche se sbiadito di fronte alla nuova primavera nerazzurra, il ricordo della vecchia beffa subita dal Diavolo non è andato via del tutto. Radu a Bologna, le vie di Milano colorate di rosso e di nero, Ibra che con un microfono arringa un popolo in festa come un generale dopo una guerra vinta: certi fantasmi ancora svolazzano nel cielo di Appiano. Per questo Inzaghi, come tutti i suoi soldati, vuole proprio vincere in casa dei cugini: nel preparare la sfida di domenica in casa contro il Cagliari, il tecnico nerazzurro ha comunque messo in controluce la gara successiva nello stesso stadio. Sarà comunque il primo scudetto della vita, stramerita­to premio di una carriera, dopo una crescita oltre ogni difficoltà. Adesso Simone ha il vento alle spalle e la storia davanti: aggiungere una stella al petto in più del Milan, e farlo proprio contro il Milan, sarebbe una impresa incancella­bile.

Nessuno così Il suggello finale nel derby è bramato da qualsiasi nerazzurro sul pianeta ma, comunque vada, questo campionato 2023-24 è già entrato di diritto negli almanacchi. E pure nel vocabolari­o: il cosiddetto “Inzaghismo” gira di bocca in bocca, è diventato una filosofia ammirata in Europa. Un preciso modo di stare in campo e di inseguire la vittoria. L’Inter di Simone, infatti, è diversa rispetto alle altre Inter scudettate: a unire Bersellini e Trapattoni prima, Mancini-Mourinho-Conte dopo c’era lo stesso animo guerriero. Erano tutte squadre schiaccian­ti nel fisico, pronte alla guerra. Dei carrarmati con i cingoli. Anzi, proprio in quello spostare a spallate gli avversari si vedeva un preciso Dna nerazzurro. La squadra di Inzaghi, invece, ha trasformat­o quella tradizione e ha ben altra gentilezza: ricerca il gioco, insegue la bellezza, non smette mai di costruire azioni come nell’assalto finale a Udine. E poi i numeri, testardi ed inequivoca­bili: non c’è squadra in Europa con +60 di differenza reti. L’Arsenal ha segnato come l’Inter 75 gol, ma ne ha presi 24 a differenza dei 15 nerazzurri. Il grande Real, il Leverkusen dei miracoli e il danaroso Psg, tutte in vetta nei rispettivi campionati, non hanno dato la stessa impronta. Se la squadra di Inzaghi battesse pure il Cagliari, diventereb­be la prima formazione della nostra storia capace di toccare la quota degli 85 punti dopo 32 gare di A.

Nella storia Mentre progetta in una notte sola la vendetta inseguita da anni, Inzaghi pensa pure al futuro. Ormai è un manager “stanziale”, ha voglia di continuare a Milano nonostante qualche sirena canti dall’Inghilterr­a. Da tempo i dirigenti si sono convinti di proseguire con lui a lungo: non è solo il metodo democratic­o di

Il futuro E una volta scacciato il fantasma di Radu, a fine stagione il tecnico firmerà il rinnovo biennale

gestione dello spogliatoi­o o la capacità di unire bello e vittoria, ai piani alti interisti è stata apprezzata (e verrà ricompensa­ta) la crescita nella gestione della difficoltà. Dopo il famoso scudetto scivolato due anni fa e da esorcizzar­e adesso, erano arrivati pure i tormenti del 2023, ma Simone ha dimostrato di essere saldo nei nervi. A stella raggiunta firmerà il rinnovo biennale con opzione per un altro anno. Tradotto, potrebbe restare in sella fino al 2027 e in quel caso sarebbero sei stagioni consecutiv­e sulla panchina dell’Inter, storicamen­te usurante per tutti. Più delle cinque stagioni di Bersellini e Trapattoni, da quando esiste la A a girone unico ha fatto meglio solo il Mago Herrera che arrivò a otto. Nessuno di questi giganti, però, nella vittoria di uno scudetto è stato tanto diabolico come potrebbe essere Simone.

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Simone Inzaghi, 48 anni, è arrivato a Milano nell’estate del 2021. In nerazzurro ha già vinto due coppe Italia e tre Supercoppe italiane
GETTY Terzo anno Simone Inzaghi, 48 anni, è arrivato a Milano nell’estate del 2021. In nerazzurro ha già vinto due coppe Italia e tre Supercoppe italiane

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