DONNARUMMA SU E GIÙ PER IL SALTO DI QUALITÀ DEVE TORNARE IN ITALIA
Le sue indecisioni, anzi i suoi errori, hanno fatto parlare anche più dei gol di Raphinha. Già, perché Psg-Barcellona ha vissuto sul confronto tra due scuole calcistiche per poi rimbalzare, il giorno dopo, sulle pagine dei giornali francesi a proposito di Donnarumma. Protagonista negativo - per la verità - di un attesissimo quarto di Champions. Dall’uscita maldestra in occasione del primo gol ai piedi inchiodati sulla linea di porta mentre Christensen firmava da due passi il 2-3, non si è in fondo parlato d’altro. Anzi no, un breve passaggio c’è anche stato sul rinvio con i piedi che ha dato origine alla seconda rete spagnola. Insomma, un autentico… en plein. Con voti che, partendo dal 3 come i gol incassati, hanno oscillato in maniera quasi impercettibile. Fatto sta che, dopo un periodo di calma apparente, di prestazioni all’altezza in campionato e di giudizi positivi, il ritorno sul palcoscenico europeo ha coinciso con un nuovo e severo “processo” sportivo per il nostro portiere. Uno che, per la verità, ad appena 25 anni può vantare un curriculum impressionante: un titolo di campione d’Europa da protagonista, con 360 partite a livello di club - distribuite tra Milan e Psg - e una sessantina in Nazionale, quante - per capirci - un portiere “normale” mette insieme in un’intera carriera. Lui ci è arrivato ad un’età in cui, paradossalmente, si è considerati addirittura fin troppo giovani. Grazie al coraggio e al fiuto straordinario di Sinisa Mihajlovic, che non esitò ad affidargli una maglia da titolare a 16 anni. Roba da consegnare alla storia del calcio. Tutto questo però non lo mette al riparo, e non gli impedisce di finire ciclicamente nell’occhio del ciclone. Per qualche errore di troppo, capace di scatenare un’infinità di discussioni. In fondo, azzarda qualcuno, non sarà che stiamo parlando di un grande ma non un grandissimo portiere, uno per intenderci del valore di Zoff o Buffon? Non sarà invece che il campionato francese è un po’ poco allenante, per via di una concorrenza inconsistente? Gli otto scudetti degli ultimi 10 anni del Psg sono magari la spia di un confronto spesso un po’ troppo impari? Il dibattito, come detto, è aperto. A cui si può aggiungere il giudizio, tagliente, di chi ha fatto della preparazione dei portieri la massima specializzazione. C’è infatti - e forse è vero - chi sostiene che Donnarumma (e solo in apparenza è un complimento) sia così bravo… da dieci anni. Nel senso che stiamo parlando di un fenomeno che però non ha fatto quel salto finale di qualità che trasforma un Grande giocatore in un fuoriclasse, un fenomeno di esplosività in un calcolatore perfetto in ogni scelta tecnica. Ecco, questa è forse l’unica e vera critica che si può rivolgere ad un calciatore di per sé fenomenale: di essere talmente bravo... da non aver messo in conto di poter andare oltre se stesso.
Un obiettivo che avrebbe forse potuto raggiungere restando un altro paio d’anni in Italia. O potrebbe ancora raggiungere - è un augurio per il nostro calcio e per Spalletti - mettendo nei programmi un clamoroso ritorno. Magari alla scadenza del suo contratto. Perché - e non è certo uno slogan - la scuola dei portieri italiani fa parte della letteratura. E c’è tutto il tempo per poter dimostrare di essere il numero uno tra tutti i numeri 1.
Disastroso contro il Barça, resta un portiere fenomenale Ma al Psg non può diventare il numero 1