IL CLUB «Deve battere la Roma La conferma? Dipende, se ha fatto lui il mercato...»
«Stefano si è trovato d’accordo con le scelte fatte in estate? Se sì, ha le sue colpe Gli allenatori devono imparare a decidere»
Nessuno più di Arrigo Sacchi ha seguito il percorso rossonero di Stefano Pioli. Non ha risparmiato critiche costruttive, che suggerissero allo stesso tempo qualche soluzione, e ha accolto con un applauso i successi dell’attuale allenatore. Compreso quando Pioli lo ha superato per numero di panchine al Milan. Eccoci al punto: quel numero è destinato a crescere ancora? O sta per giungere il momento di interromperlo?
► Quale delle due soluzioni le sembra la più giusta?
«Pioli lo conosco da molto tempo ed era uno dei tanti allenatori tattici, cioè uno di quegli allenatori che non credono nel gioco. Penso anche che in questi anni abbia cercato di diventare uno stratega e di proporre qualcosa di suo. È un discorso generale: nel calcio ci sono pochi strateghi e molto tatticismo, solo negli ultimi anni si è mosso qualcosa con qualcuno che finalmente cerca il dominio del gioco. Pioli si sta avvicinando».
► Roma è un crocevia, il derby determinante: giusto o ingeneroso valutarlo in base ai risultati delle prossime partite?
«Dipende dal mercato, mi spiego. Gli allenatori devono imparare a scegliere i giocatori che vogliono per sviluppare le proprie idee. Non so se tutti gli stranieri che sono arrivati al Milan nell’estate scorsa siano stati presi insieme all’allenatore o comunque con il suo benestare. Dunque, sarebbe ingeneroso giudicarlo per i prossime risultati se non è stato consenziente e non ha avallato il mercato. Altrimenti è chiaro, avrebbe le sue responsabilità. Nel primo caso non avrebbe colpe e se fossi il presidente guarderei a chi quei giocatori li ha scelti. Se invece Pioli ha partecipato alle decisioni e poi qualcosa non funziona ha colpe anche lui. E lo dico con dispiacere perché è sulla strada giusta».
► A livello tecnico invece cosa ha funzionato e cosa no?
«Il problema del Milan è che manca di continuità. La squadra fa fatica a muovere undici giocatori, gli attaccanti spesso non si sacrificano ed evitano di rientrare, i centrocampisti non fanno filtro perché la squadra è troppo lunga e i reparti distanti: è li che bisogna lavorare. Se guardiamo il campionato inglese si nota subito come nelle migliori squadre della Premier ci sia grande collaborazione tra fase difensiva e offensiva, sono “corte”. Non scordiamoci però che Pioli ha vinto il campionato con una squadra che non era la più forte e che è oggi è saldamente al secondo posto. In questa stagione ha dimostrato di saper uscire da un periodo complicato».
► Pioli deve convincere Leao a essere più partecipativo?
non ce l’hai e Rafa va preso così. In questo modo però il Milan ha diversi giocatori che fanno fatica a tenere le posizioni. Giroud è scusato per l’età, Leao per il temperamento e alla fine di tutto i difensori non sono difesi...».
► In conclusione, Pioli può riuscire a correggere gli errori e rilanciare il Milan?
«Non so quali siano oggi i rapporti interni al club, io rischiavo ma avevo le spalle coperte dal presidente. In Italia siamo in crisi di progettualità, cerchiamo il singolo o lo straniero per mancanza di idee. Ma non è detto che spendere sia la soluzione e vincere non è automatico. Per farlo serve mentalità internazionale e gli allenatori devono coltivarla. I tattici mettono in difficoltà le società chiedendo acquisti che possano fare la differenza e che magari finiscono per mettere i conti in rosso. Servono gli strateghi: Stefano deve fare ancora un saltino, piccolo. Non un “saltone”...»
Il problema del Milan è la continuità, fatica a muoversi in 11
Arrigo Sacchi Sul rendimento della squadra