La Gazzetta dello Sport

LA MAGIA DI ANCELOTTI: ORA ANCHE LA SPAGNA AMA IL CATENACCIO

- di FILIPPO MARIA RICCI

Agli enormi meriti di Carlo Ancelotti possiamo aggiungern­e un altro, che personalme­nte ci fa sorridere parecchio: far sì che i media spagnoli elogino il caro vecchio catenaccio. Questo è successo ieri sera tra radio e tv, con tanti amanti del calcio totale made in Spain convertiti in discepoli del “bloque bajo” come dicono qui, elegante maniera di definire la difesa nella propria area che ieri il Madrid ha applicato con ordine, scienza e dedizione per 120 lunghissim­i minuti conquistan­do al termine di una serata di enorme sofferenza chiusa dal rigore di Rudiger la dodicesima semifinale degli ultimi 14 anni dopo aver sofferto un assedio incredibil­e subendo 34 tiri da parte del

City. Ecco, l’ex romanista col passaporto tedesco è il simbolo della resistenza del Madrid. A livello statistico il trionfo ai rigori non vale come vittoria tout court, ma fa lo stesso. La squadra di Guardiola in casa non perde da 42 partite, in Champions sono 31 con 28 vittorie e 3 pareggi. L’ultima sconfitta all’Etihad è arrivata nel 2018, col Lione di Mendy, titolare ieri, in una partita arbitrata da Orsato, come ieri sera. La striscia continua, ma la delusione per i campioni uscenti e ora usciti è ovviamente notevole. Per Guardiola sfuma la possibilit­à del terzo triplete, il secondo consecutiv­o.

Ancelotti continua la corsa alla sua quinta Champions, ed è già l’unico ad averne 4. Carlo si è portato sul 3-1 nelle eliminazio­ni europee contro Guardiola, e nelle sfide tra i due grandi allenatori in Champions chi è passato ha sempre alzato la coppa: 2014 (Madrid sul Bayern), 2022 (Madrid sul City) e 2023 (City sul Madrid), sempre in semifinale. Il Madrid avrà il

vantaggio di giocare il ritorno al Bernabeu, e anche per questo ora è naturale indicare il Real come massimo favorito alla vittoria. In semifinale se la vedrà con il tribolato Bayern, che dopo il pareggio londinese ieri ha sofferto ma ha eliminato l’Arsenal di Arteta grazie a un gol di Kimmich. La venerata Premier League, campionato principe nello sperpero del denaro, non ha neanche una rappresent­ante.

Thomas Tuchel ha alle spalle due finali: vinse quella del 2021 col Chelsea contro il City quando Guardiola decise di giocare senza pivote difensivo, e perse quella dell’anno prima col Psg contro il suo Bayern Monaco, guidato da Flick. Tuchel con Terzic e il suo Borussia Dortmund fa pubblicità alla sempre trascurata Bundesliga, che ha il 50% delle squadre rimaste e può sognare con una (complicata) finale tutta tedesca che sarebbe la riedizione di quella del 2013, quando il Bayern di Heynckes superò il Borussia di Klopp. Il Dortmund, quinto in Bundesliga, da allora non è mai tornato nemmeno in semifinale. Il Borussia appare l’anello debole del quartetto e Luis Enrique cerca il suo secondo triplete dopo quello del 2015 col Barcellona. Lo fa con Kylian Mbappé separato in casa: si è promesso al Real, la cosa gli ha provocato diversi problemi nel suo club, ma è determinat­o ad andarsene dopo aver consegnato al PSG la sua prima agognatiss­ima Champions. Poi proverà a conquistar­e la 15a del Madrid. Ma questo è il futuro, ora ci sono queste due semifinali con due favoriti chiari e due outsider tedesche.

Lo chiamano “bloque bajo” e ha permesso al Real di resistere all’assedio del City. Adesso c’è il Bayern

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Carlo Ancelotti (64 anni, a sinistra) e Pep Guardiola (53) si salutano prima della partita di Manchester. Insieme i due hanno vinto 7 Champions (4 l’italiano e 3 lo spagnolo) ma solo il tecnico di casa nostra può incrementa­re il bottino in questa stagione
Rivali Carlo Ancelotti (64 anni, a sinistra) e Pep Guardiola (53) si salutano prima della partita di Manchester. Insieme i due hanno vinto 7 Champions (4 l’italiano e 3 lo spagnolo) ma solo il tecnico di casa nostra può incrementa­re il bottino in questa stagione
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