La Gazzetta dello Sport

« Bravo, visionario e con idee vincenti Però servono dirigenti super»

- di Andrea Schianchi

«Il suo Bologna gioca a memoria, e non ha paura di nessuno»

Io interista da triplete? Sono passati molti anni Nel derby spero che vinca la squadra migliore

Thiago Motta lunedì sera, prima di Milan-Inter Il paragone Come Gasperini, dà tantissimo al calcio: impegno, coraggio, idee...

Ese, tra mille nomi che circolano per la panchina del Milan, quello giusto fosse Thiago Motta? Lo straordina­rio e inatteso cammino del Bologna in questa stagione autorizza la candidatur­a e Arrigo Sacchi l’approva: «È molto bravo, è un ragazzo intelligen­te che sta migliorand­o di anno in anno e, soprattutt­o, ha una dote non comune: guarda lontano».

► Che cosa le piace di Thiago Motta?

«Basta guardare il Bologna... È una squadra alla quale lui ha saputo dare un gioco. E lo ha fatto con un gruppo di emeriti sconosciut­i. Lui, in un Paese che pensa che il gioco sia prerogativ­a del singolo, ha trasmesso l’idea del collettivo, della manovra corale, dell’orchestra. Compliment­i».

Forse non è un caso che, da giocatore, fosse deputato alla costruzion­e della manovra.

«Thiago Motta è stato un ottimo centrocamp­ista, testa alta e idee chiare. E poi ha fatto esperienze importanti in grandi club. Guardate che allenare a Bologna non è mica uno scherzo. Se fai male, non ti contestano, ma ti ridono dietro, che è anche peggio. Invece un mio amico bolognese mi dice che adesso tutti sono innamorati di Thiago Motta, si divertono quando vanno allo stadio, ha il gusto dello spettacolo».

► Lo paragonere­bbe a qualcuno del passato?

«Faccio fatica a trovare una similitudi­ne con altri allenatori, però dico che, come Gasperini, è un tecnico che dà tantissimo al calcio. In termini di impegno, di coraggio e di idee. Thiago Motta ha delle idee, che sono la cosa più importante nel bagaglio di un allenatore. Perché i giocatori te li possono comprare o no, ma le idee sono soltanto tue ed è sufficient­e trasmetter­le ai tuoi ragazzi per ottenere ciò che desideri».

► Lo vedrebbe bene al Milan? «Lo vedrei benissimo, a patto che...».

► Dica pure.

«Vedete, io voglio bene agli allenatori, e vorrei che fossero sempre messi nelle migliori condizioni per potersi esprimere. Qui, intendo al Milan, non ho ancora capito quale sia la catena di comando. Non mi stancherò mai di dire che i successi partono sempre dal club che, con la sua storia e il suo stile, con di più della squadra, e la squadra conta di più del singolo. Il club, quindi, com’è strutturat­o? Chi decide? Quale politica s’intende perseguire? Thiago Motta va benissimo, perché uno che sta lottando per entrare in Champions League con il Bologna deve per forza aveva qualità superiori. Però bisogna vedere se al Milan l’ambiente è pronto ad accoglierl­o con la disponibil­ità e la pazienza di cui un allenatore ha bisogno».

► Lei, spesso, parla dell’importanza della società. Perché?

«Perché ho memoria e ricordo quello che i dirigenti del Milan, da Berlusconi a Galliani, da Braida a Ramaccioni, hanno fatto per me. Io, dopo tre partite, persi Van Basten per infortunio. Altro che Milan olandese! Di olandesi ne avevo uno solo: Gullit. Furono gli altri, gli italiani, a diventare olandesi come mentalità, come spirito di squadra, come disponibil­ità, come generosità, come altruismo. E il ruolo della società, in questo processo di rivoluzion­e, fu fondamenta­le. Berlusconi, in un momento un po’ delicato, convocò i giocatori e disse: “Io ho piena fiducia in Arrigo. Chi di voi lo seguirà, resterà. Chi non lo seguirà, andrà via”. Chiaro, no? Ecco, auguro al prossimo allenatore del Milan, che sia Thiago Motta o un altro, di avere dei dirigenti come quelli che ho avuto io».

► Come definirebb­e Thiago Motta?

«Tre aggettivi: moderno, europeo, visionario. L’ho già detto: è uno che guarda avanti, che è sintonizza­to con i tempi, che va veloce con il pensiero. Altrimenti, se non fosse così, non sarebbe riuscito a costruire quella bellissima realtà che è il Bologna».

Che cosa la impression­a del Bologna?

«Una cosa tanto semplice quanto rara nel calcio italiano: i ragazzi di Thiago Motta giocano a memoria. Hanno interioriz­zato il gioco. E poi ammiro il coraggio: che la partita sia in casa o in trasferta, i giocatori del Bologna si comportano sempre allo stesso modo. Non hanno paura di nessun avversario e questo significa che hanno delle idee alle quali aggrappars­i in caso di bisogno. E quelle idee, ovviamente, gliele ha date il loro allenatore».

Il passato Giocava sempre a testa alta e ha fatto esperienza in grandi club: questo lo aiuta

Lo stile È un allenatore capace di guardare avanti, con il pensiero va sempre veloce

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