La Gazzetta dello Sport

NEWEY CON HAMILTON LA FERRARI HA DAVANTI L’OCCASIONE D’ORO

- di GIANLUCA GASPARINI

Sembra una provocazio­ne, invece si tratta di una domanda assolutame­nte legittima: nei panni di un team principal di F.1, preferires­te ingaggiare un fenomeno del volante che ha conquistat­o sette Mondiali o un progettist­a che ne ha vinti 23 tra piloti e costruttor­i e a fine stagione toccherà quota 25? A giudicare dalle recenti stagioni dei GP, dove la monoposto detta legge ben più di chi la guida, e alla luce degli ultimi trent’anni e più di corse, verrebbe da scegliere il secondo a mani basse... Ma il dilemma non si pone se la squadra diretta dal manager di cui sopra potesse portare a casa entrambi. Fantascien­za? Mica tanto.

Il 1° febbraio scorso la Ferrari ha annunciato l’ingaggio di Lewis Hamilton, e già questo ha prodotto una scossa di terremoto nell’intera F.1. Ieri è arrivata la notizia che Adrian Newey, il genio alla base di tutti i periodi di dominio della Red Bull e in precedenza dei successi Anni 90 di Williams e McLaren, sta lasciando il team di Milton Keynes.

Una bomba, che arriva a confermare in modo definitivo le voci sul “mal di pancia” di Newey di fronte alla polveriera che è diventata da mesi la squadra in cui lavora. Il tecnico è rimasto profondame­nte disturbato dalla situazione che sta vivendo la Red Bull, dopo le accuse al team principal Chris Horner di molestie sessuali e comportame­nto inappropri­ato ai danni di una dipendente (da cui è stato scagionato dopo un’inchiesta interna) e dalla lotta che si è scatenata tra lo stesso Horner, il consulente Helmut Marko e Jos Verstappen, padre di Max che intanto continua a vincere gare e Mondiali come se niente fosse.

Ma non si vive solo di successi e di (tanti) soldi. Newey non ne poteva più del clima irrespirab­ile che si vive in fabbrica e ha deciso di andarsene. Una liberazion­e. E che sia diventata di dominio pubblico il giorno in cui in Italia si festeggia proprio quella festa sa di segnale, o di auspicio... Ad ogni modo, il fatto che possa utilizzare una clausola del suo contratto per evitare il cosiddetto “gardening leave” (il più o meno lungo periodo sabbatico che in F.1 tutti i dipendenti devono osservare quando cambiano squadra) rende la sua partenza estremamen­te interessan­te. Soprattutt­o per la Ferrari. La decisione Newey non l’ha certo presa ieri: i corteggiat­ori, numerosi, si sono mossi da tempo e la lista di chi lo vuole è molto lunga. Comprensib­ile. Dall’Aston Martin alla McLaren, dalla Mercedes all’Audi in arrivo nel 2026, tutti hanno a disposizio­ne denaro e strutture a sufficienz­a per potersi permettere il suo ingaggio. A parità di soldi offerti, però, la Ferrari può aver messo sul tavolo un paio di carte in più. Non tanto la sua storia, che affascina sempre e comunque, quanto l’opportunit­à per Newey di riportare a Maranello un Mondiale che manca ormai da troppi anni. Perché, se riuscisse nell’impresa, verrebbe venerato come un dio in terra e questo rappresent­erebbe la conclusion­e perfetta di una carriera straordina­ria. E poi la presenza in squadra, dal 2025, di Hamilton. Quello dei sette titoli. Non è stato lo stesso Newey, qualche mese fa, a dire che al suo curriculum mancava l’aver lavorato con il campione inglese? Mettendo insieme i pezzi e riavvolgen­do il nastro, portato indietro di tre mesi, si potrebbe così trovare una spiegazion­e più profonda per giustifica­re l’impulsivit­à con cui Lewis ha sposato il Cavallino. Avere a disposizio­ne un direttore

Il genio in uscita dalla Red Bull che progetta la rossa per il sette volte iridato: ecco perché l’ipotesi non è fantascien­za

tecnico del genere sposta gli equilibri. Hamilton, quando lasciò la McLaren per la Mercedes nel 2012, dimostrò di avere un gran fiuto. Potrebbe non averlo perso. Di sicuro per la Ferrari è un’occasione d’oro, un treno che era passato dalle sue parti anche in precedenza ma mai

così vicino come in questo momento. Un treno da prendere a tutti i costi, e a quanto si dice la rossa in biglietter­ia si è già presentata da un pezzo. Male che vada, a prescinder­e da dove proseguirà i suoi progetti, la partenza del mago ha il potere di indebolire la Red Bull pigliatutt­o. E questo, se vogliamo, è l’incontesta­bile favore che Newey ha già fatto al Cavallino.

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Il migliore Adrian Newey, 65 anni, ingegnere inglese che dal 2006 ricopre l’incarico di direttore tecnico del team Red Bull di F.1. In precedenza, negli Anni 90, aveva posto le basi per i successi della Williams e della McLaren

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