CIÒ CHE RESTA DEL PIOLI “ON FIRE” UN’IDEA DI MILAN METÀ ENTUSIASMANTE E METÀ FALLIMENTARE
Da un mese all’altro Pioli passa dall’essere un grande condottiero ad avere le settimane contate al Milan. Io credo che abbia fatto il suo tempo: nei momenti decisivi fallisce.
Sandro Pestri
Tutto lascia pensare che il tecnico emiliano sia arrivato al capolinea della sua lunga stagione in rossonero. Il bilancio è controverso, ma le ultime delusioni non ne identificano l’intero percorso. Sotto la sua gestione il Milan è stato spesso “on fire”, soprattutto in quattro voci: 1) il ritorno allo scudetto dopo
11 anni molto deludenti ha un valore inestimabile per una società che sembrava aver perso malinconicamente contatto con la sua straordinaria tradizione vincente. 2) Il Milan ha giocato spesso in modo entusiasmante,
moderno, europeo, aggressivo, tornando a riempire stabilmente San Siro. 3) Pioli ha riportato il club
nella geografia europea, da cui era di fatto scomparso dopo esserne stato a lungo il centro.
4) Il tecnico ha valorizzato molti giocatori: sotto la sua gestione, Maignan, Tonali, Theo e Leao sono diventati potenziali carichi da 70-100 milioni e altri atleti di medioalto livello hanno fatto decisi salti di qualità. Per Cardinale e i suoi uomini, in vista del futuro mercato, quest’ultimo è addirittura il merito più importante del tecnico.
Quattro punti di eccellenza del tecnico rossonero e quattro motivi per cui non è stato all’altezza. Risultato: giusto applaudirlo ma anche sostituirlo
Ma a fronte di tutto questo, il Milan di Pioli ha tradito molte delle aspettative che aveva fatto nascere, mostrando limiti vistosi. Eccoli, ancora in 4 punti. 1) La squadra non ha mai
avuto continuità all’interno delle stagioni, cadendo spesso in vuoti d’aria impressionanti, riconducibili a preparazioni atletiche sbagliate, fattore già emerso in precedenti esperienze del tecnico. La frequenza di infortuni muscolari in alcuni momenti probabilmente si riferisce a questa fase del lavoro. Dare il peggio di sé nelle fasi clou dell’annata (salvo il post Covid
e la volatona-scudetto) è diventata una costante del Milan di Pioli. 2) Il gioco è apparso spesso
velleitario: equilibrio tattico e condizione atletica frequentemente non l’hanno supportato, evidenziando la mancanza di piani di riserva, che sono fondamentali all’interno di una singola partita o di una stagione. 3) La fase difensiva è stata all’altezza solo per brevi periodi: il Milan prende gol regolarmente sulle transizioni offensive degli avversari, che godono spesso di libertà sbalorditive fra le linee e fin
dentro l’area. La fase di riconquista palla è improvvisata e inefficace, il centrocampo filtra pochissimo e la difesa rincula troppo presto. 4) Perdere sei derby consecutivi
con l’Inter, quasi tutti in modo disastroso, non è soltanto un dato emozionale impossibile da digerire per una tifoseria che non aveva mai assistito a un disastro simile e continuato, ma un vero e proprio segnale di presunzione e insipienza tecnica: come non capire, dopo tante riprove, quali sono i punti di forza dei nerazzurri e non mettere in campo contromosse all’altezza? Inspiegabile.
Per concludere, a mio avviso Pioli merita un sincero applauso per questa lunga esperienza in rossonero, anche per lo stile personale, ma va sostituito perché non sembra in grado di colmare le evidenti lacune che la squadra continua a manifestare in campo.