UNO SCAMACCA TOTALE QUELLO CHE CI VUOLE PER L’ITALIA DI SPALLETTI
La prova del 9 è perfettamente riuscita. E non deve confondere che sulla maglia porti il numero 90, nella tombola comunque associato alla paura. La paura che in questo momento Scamacca fa a tutte le difese avversarie, perché la sua completa maturazione è arrivata ormai a compimento. Di destro, di sinistro, di potenza, in agilità, in acrobazia, di testa: il suo repertorio è talmente ampio, collaudato e prolifico che diventa un problema riuscire ad arginarlo. Una crescita, certo, che va attribuita a Gasperini, allenatore simbolo di questa stagione. Perché è vero che Inzaghi ha vinto lo scudetto - e merita un Oscar - è vero che Thiago Motta ha rappresentato la sorpresa assoluta, è vero che De Rossi si è meritato la conferma sul campo con un atteggiamento da leader, ma il pilota dell’Atalanta - e non potrebbe esserci complimento migliore - è andato al di là di se stesso. Giocando su tre tavoli, campionato, Europa League e Coppa Italia, con la stessa determinazione, ruotando i suoi giocatori in un turn over ideale. In cui, appunto, ha esaltato le qualità dei singoli in un collettivo perfetto. Ma Scamacca non è solo un patrimonio di questa orchestra fenomenale che è l’Atalanta. Ma anche la chiave del problema che ha tormentato la Nazionale da troppi anni a questa parte. Perché di nomi eccellenti ne abbiamo avuti e non è neppure il caso di citare Ciro Immobile, bomber di professione e capocannoniere per quattro campionati. Ma non deve essere e non può essere un caso che in azzurro non abbia avuto la stessa gloria, senza così riuscire a convincere pienamente prima Mancini e ora Spalletti. Non per una questione di qualità, sarebbe assurdo solo pensarlo, ma di caratteristiche e attitudini. Gli attaccanti non sono tutti uguali, così come difensori e centrocampisti. E Immobile, nel 4-3-3, che prevede il gioco di sponda ha sempre trovato maggiori difficoltà. Con Scamacca invece è diverso e non per cifra complessiva, perché
il miglior augurio che gli si possa rivolgere è di poter emulare la carriera di Immobile. Ma per una predisposizione naturale a interpretare più ruoli. Scamacca è potente e dunque implacabile in area. È forte di testa e dunque un terminale ideale per chi gioca con le due ali. Ma ha anche, e non è un’esagerazione, i piedi di un 10.
Non è Zirkzee, che fa tutto ad un tocco, ma ha la stessa velocità di pensiero, le stesse intuizioni, per poter servire il compagno meglio piazzato. Il suo modello, solo per intenderci e senza scomodare paragoni ingombranti, è sempre stato Ibrahimovic. Grande presenza nella partita, sempre e comunque.
Ecco perché possiamo dire
che, in questa meravigliosa stagione, Gasperini ha anche lavorato per consegnare alla Nazionale italiana il centravanti che aspettava da tempo. Con la personalità per farsi valere anche fuori
dall’Italia. Nelle partite di alto livello internazionale, come è successo nella formidabile impresa di Liverpool. Un carattere che era già chiaro all’inizio della sua carriera. Quando, a 16 anni, decise di lasciare la Roma per accettare la richiesta del Psv. La voglia di crescere, di fare esperienze, senza cercare una zona di comfort, in cui adagiarsi dal punto di vista personale e professionale. Per poi ripetersi, nella scelta, andando al West Ham dopo gli anni del Sassuolo. Ora però c’è solo l’Italia nei suoi pensieri. Non solo nerazzurra, ma anche solo e straordinariamente azzurra.