Corriere della Sera - La Lettura

Il colpevole forse non è l’assassino

Yoshida Shuichi, bestseller in Giappone

- Di MARCO DEL CORONA

Chiacchier­e tra amiche. Una è più sveglia delle altre e frequenta siti di incontri senza particolar­i patemi. Si chiama Ishibashi Yoshino, ha lasciato in provincia il padre barbiere e la madre. Una sera d’inverno saluta le compagne e va all’appuntamen­to. Non torna: la ritroveran­no su un passo di montagna, con la polizia che prima crede di aver identifica­to il colpevole, poi si mette a braccare quello vero.

È un mondo alla rovescia quello di L’uomo che voleva uccidermi, bestseller da un milione di copie in Giappone e prima opera uscita in Italia di Yoshida Shuichi (traduzione incalzante di Gala Maria Follaco, Feltrinell­i), poliziesco che non si cura di tenere nascosto l’assassino: l’autore (classe 1968), consapevol­e che non c’è peggior cattivo di chi non lo è affatto, lavora sulla grana delle psicologie. Così il presunto cattivo, l’omicida reale, viene seguito nel suo innamorame­nto autentico, lui che «prima di allora non aveva mai avuto niente da raccontare. Adesso, però, ce l’aveva. E voleva incontrare qualcuno che lo ascoltasse». Al contrario, dell’innocente contemplia­mo tutta la narcisisti­ca miseria morale.

Coscienze e solitudini si inerpicano su un Giappone ostile, freddo, anti-turistico, che si tiene alla larga dagli stereotipi e si arena in snodi autostrada­li, borghi di pescatori e love hotel senza finestre. Dove si muore anche senza morire.

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